martedì 2 ottobre 2018

Il Fatto 2.10.18
Mercati spiazzati, crolla la Borsa e sale lo spread
Precipitano le banche che hanno investito in titoli di Stato Incertezze sulle prospettive di crescita e sull’andamento del debito
di Stefano Feltri


“Quando i mercati potranno conoscere nei dettagli la nostra manovra lo spread sarà coerente con i fondamentali della nostra economia”, assicura il premier Giuseppe Conte. Ma i mercati, sulla base delle informazioni di cui dispongono sul deficit al 2,4 per cento del Pil per i prossimi tre anni, reagiscono in modo netto: fuga dall’Italia. Lo spread, cioè la differenza di rendimento tra i titoli italiani e tedeschi, sale da 236 punti a 281 poi scende a fine giornata a 267, il tasso di interesse sul debito a 10 anni arriva al 3,13 per cento. Uno spread più alto dovuto alle attese di un aumento dell’indebitamento ha come effetto di ridurre il valore dei titoli in pancia alle banche italiane (il mercato paga tassi più elevati di quelli sui titoli in portafoglio). E infatti in Borsa si registra un tracollo dei titoli bancari: Bpm -9,4 per cento, Intesa Sanpaolo -8,43, Bper -8,34, Unicredit -6,7. Nessun altro listino europeo perde così. Il problema è l’Italia.
Alcuni investitori, come Amundi o Natixis, nei loro report da giorni scrivevano che i tassi di mercato già incorporavano un deficit sopra il 2 per cento, anche perché non c’erano le condizioni politiche per tenerlo più basso. Nessuno aveva previsto però l’asprezza del confronto tra il ministro del Tesoro Giovanni Tria, completamente sconfitto, e i due partiti di maggioranza Lega e M5S.
I problemi che spaventano i mercati sono quindi due: le prospettive future e la composizione della manovra. In assenza di tutte le informazioni su come quel 2,4 per cento di deficit condiziona il resto dei saldi di bilancio, in particolare il debito, gli investitori si preparano al peggio. Con il ministro Tria ormai non più credibile come argine alle richieste di Luigi Di Maio e Matteo Salvini. “Si sono disegnati un bersaglio sulla fronte”, è il commento di un analista. I mercati, dice un report dell’Osservatorio sui conti pubblici di Carlo Cottarelli, potrebbero ora “ritenere che l’aggiustamento del bilancio non avverrà né ora né in futuro, il che potrebbe mettere in dubbio la sostenibilità del nostro debito pubblico”.
“Quello che emerge finora dalla discussione in Italia non sembra in linea col Patto di Stabilità”, dice il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis. E a novembre Bruxelles quasi certamente boccerà lo schema della legge di Bilancio perché non mantiene l’impegno a ridurre il debito. Ma le conseguenze, che dopo un lungo iter possono arrivare alla procedura d’infrazione, alla multa dello 0,2 per cento del Pil e al blocco di parte dei fondi europei, non sono il problema immediato. Il 26 ottobre l’agenzia Standard & Poor’s si pronuncerà sul rating dell’Italia, e negli stessi giorni anche Moody’s. Un declassamento, a questo punto, pare quasi certo.
Non soltanto per lo sforamento del deficit. Secondo Prometeia, una società di ricerche, “portare il disavanzo al 2,4 per i prossimi tre anni rischia di avere un effetto nullo sulla dinamica della crescita”. Perché il maggiore impatto espansivo di misure come reddito di cittadinanza e pensioni anticipate “potrebbe essere compensato da maggior incertezza e spread più elevati, in un contesto in cui il rapporto tra debito e Pil non diminuisce”.
In molti, sui mercati ma anche al Tesoro, pensano che quello che si è visto ieri sui mercati sia solo l’inizio e che la situazione potrebbe peggiorare quando ci saranno più dettagli.