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Serie TV
The Leftovers 3 lo scontro tra fede e ragione
Basterebbe il nome del creatore di The Leftovers, Damon Lindelof – il maggior sceneggiatore di Lost – per garantire sulla qualità di questa serie HBO, ora in onda su Sky Atlantic tutti i martedì fino al 4 luglio. E giunto alla terza e ultima stagione, il serial non delude. Ma ricapitoliamo. Lo spunto è quello di Svaniti nel nulla, bestseller del canadese Tom Perrotta (edizioni e/o): il 2% della popolazione mondiale, 140 milioni di persone, un bel giorno scompare. Cos'è successo nessuno lo sa, e mentre alcuni cercano di continuare con la propria vita, altri fondano una setta – i Colpevoli Sopravvissuti – e altri ancora indagano o si disperano per il senso di colpa che si unisce al dolore quando si scopre che gli scomparsi erano in qualche modo persone indesiderate. Per questo terzo capitolo conclusivo il set si sposta in Australia, alla vigilia dell'anniversario del settimo anno dalla "dipartita". Al centro della scena c'è sempre il capo della polizia Kevin Garvey (un eccellente Justin Theroux) e ancora una volta (ed è questo a renderlo il vero erede di Lost) assistiamo allo scontro tra fede e ragione, nichilismo e speranza. Mai come ora però il serial si era elevato a un livello così puramente metafisico, mettendo lo spettatore con le spalle al muro e costringendolo a un "atto di fede" o a un rifiuto irritato.