La Lettura del Corriere 2.7.17
Ragione e sentimento Il pensiero di Rovelli
di Antonio D’Orrico
Forse,
senza confessarselo, il professor Carlo Rovelli insegue il sogno di un
pensiero intero, fatto di intuizione e di riflessione, sentimento e
ragione. Forse, non ammettendolo nemmeno sotto tortura, vagheggia
un’intelligenza delle cose (senza la schizofrenia delle
specializzazioni) come quella dei presocratici. Se questa è
l’ambi-zione, L’ordine del tempo (brutto titolo), che viene dopo il
fortunatissimo manuale di fisica, ne è un elegante e dovizioso (ma di
lodevole stringatezza stilistica) esempio, dove il professore chiama a
raccolta ogni tipo di testimone utile. Da Rudolf Clausius, lo scopritore
dell’entropia, alla tragica figura di Ludwig Boltzmann, impiccatosi
mentre la moglie e la figlia si bagnavano nel mare di Trieste. E ci sono
Aristotele, Newton e Einstein (tesi, antitesi e sintesi), impegnati,
attraverso i secoli, in un gigantesco mastermind . Durante questo Grand
Tour nella coscienza del pianeta, il professore ci rifocilla con
umorismo: «Gli eventi del mondo non si mettono in fila come gli inglesi.
Si accalcano caotici come gli italiani». Sosta commosso davanti ai
teoremi bellissimi, sebbene tutti sbagliati, di Platone e di Keplero
giovane, che lastricano la via verso le verità. Infine, con
Sant’Agostino e Proust, il professore ci dice che siamo ciò che
ricordiamo, che ogni attimo della nostra esistenza è legato, dalla
memoria, al nostro passato (prossimo e remoto) «con un peculiare filo
triplo». Che Alla ricerca del tempo perduto non è il racconto di eventi
del mondo, ma «di quello che c’è dentro una sola memoria», attraverso
«una disordinata, dettagliata passeggiata fra le sinapsi del cervello di
Marcel». Il libro è un viaggio nel tempo e, quindi, nel vivere e nel
morire, dove si citano, ma quasi con pudore, i principi della
termodinamica e, non senza ardore, i versi antichi di Orazio: «Tu non
chiedere/ l’esito dei miei, dei tuoi giorni,/ Leuconoe/ — è un segreto
sopra di noi —/ e non tentare calcoli astrusi». Magnificamente.