il manifesto 1.7.17
«Francesco da buon gesuita sa che l’autocritica è il rimedio contro le critiche»
Intervista. Augusto Cavadi, consulente filosofico e teologo laico
di Luca Kocci
Chiesa
cattolica e pedofilia: crimini commessi da singoli e isolati preti e
religiosi oppure problema più ampio che chiama in causa l’istituzione
ecclesiastica nella sua struttura? Ne abbiamo parlato con Augusto
Cavadi, consulente filosofico e teologo laico, autore, qualche anno fa,
del volume Non lasciate che i bambini vadano a loro. Chiesa cattolica e
abusi su minori (con prefazione di Vito Mancuso, Falzea editore).
Il
cardinale Pell, incriminato per gravi reati sessuali, è un prelato ai
massimi vertici della gerarchia ed è stato collocato in quella posizione
da papa Francesco. Queste accuse possono gettare un’ombra anche sul
pontefice e sulla azione riformatrice?
Penso che un papa, nel dare
incarichi ai collaboratori, non possa basarsi su voci riguardanti i
pregressi lontani. Deve valutare in base a dati oggettivi o, per lo
meno, attendibili. Sarebbe stato grave, piuttosto, se avesse opposto
qualche ostacolo a che, ora, il cardinale si presentasse in tribunale e
venisse processato come un qualsiasi cittadino. Avrebbe significato far
prevalere, ancora una volta, il principio omertoso dei panni sporchi che
si lavano, quando si lavano, in famiglia. Ma a quanto pare Pell
risponderà alle accuse, recandosi direttamente in tribunale, in
Australia. Questo è un passo avanti.
È cambiato qualcosa nella
Chiesa cattolica, sulla questione pedofilia, nel passaggio da papa
Wojtyla, a papa Ratzinger fino, oggi, a papa Francesco?
Distinguerei
i mutamenti di percezione del fenomeno dall’effettività dello stesso. È
chiaro che con Giovanni Paolo II e con Benedetto XVI, il quale da
cardinale prefetto della Congregazione per la dottrina della fede
gestiva la questione anche prima di diventare papa, prevaleva la
preoccupazione di salvare l’immagine della Chiesa-istituzione rispetto
ai diritti degli abusati. E da questo derivava una certa resistenza
delle autorità ecclesiastiche nel deferire i preti denunziati
all’autorità giudiziaria civile».
E con Francesco?
Papa
Francesco, da buon gesuita, ha capito che l’autocritica è il metodo
migliore per arginare le critiche e che una maggiore trasparenza anche
sui difetti ecclesiastici è l’unico modo per evitare il disastro
irreversibile. Tuttavia episodi recentissimi, come le dimissioni dalla
Pontificia commissione per la tutela dei minori di due autorevoli
componenti laici come Marie Collins e Peter Saunders (a loro volta
abusati da preti cattolici) i quali hanno denunciato resistenze e
ritardi procedurali, attestano che, come in altri settori della vita
cattolica, le conversioni proclamate dall’alto stentano a incarnarsi ai
livelli inferiori. Qui, come in altri ambiti, non basta che cambi un
papa se, negli anni del suo governo, non riesce a cambiare il papato e
l’intera macchina ecclesiastica che, purtroppo per chi condivide la
fraternità annunziata da Gesù, dal papato, verticisticamente, dipende.
Perché
la pedofilia clericale è una piaga così difficile da estirpare? Si
tratta di errori compiuti da poche «mele marce» o c’è invece un problema
strutturale che riguarda l’istituzione ecclesiastica?
Pur essendo
stato violentemente attaccato da molti preti per il mio libro sulla
questione pedofilia, ci tengo a ribadire, per onestà intellettuale,
quello che ho scritto nelle prime pagine: la pedofilia non è
statisticamente più diffusa tra preti celibi che tra i pastori
protestanti sposati, insegnanti, allenatori di calcio o commessi
viaggiatori. Vi sono dunque cause remote, generali e generiche, che non
vanno sottovalutate. Poi ci sono delle concause specifiche legate
soprattutto al mondo cattolico.
Quali?
Ne evidenzio due: il
clima di morbosità che nella formazione dei preti avvolge e deforma
tutta la sfera sessuale e il ruolo di padre-padrone che il prete svolge
nella comunità parrocchiale. Il primo fattore influenza gli
atteggiamenti perversi degli adulti, il secondo condiziona il silenzio
reverente degli abusati. Se a questi due elementi aggiungiamo la quasi
certezza dell’immunità dei colpevoli nel passato, anche recente, abbiamo
una griglia interpretativa abbastanza chiarificatrice.