Corriere 2.17.17
La piazza di Bersani e Pisapia «Nuovo nome e casa comune»
L’ex sindaco: Imu e articolo 18 un errore. Bersani: il Pd è divisivo. E D’Alema: al voto da soli
di Monica Guerzoni
ROMA
G iuliano Pisapia lascia Santi Apostoli, il luogo simbolo dell’Ulivo di
Prodi, con quel suo sorriso gentile e un po’ spiazzato, scortato dallo
staff e dalla moglie Cinzia che balla e canta «Ma il cielo è sempre più
blu». È la colonna sonora dell’ultimo congresso dei Ds e, certo non è un
caso — tra i palloncini arancioni di Campo progressista, le bandiere
rosse di Mdp e i vessilli dei Verdi — se la piazza è piena di volti di
quella stagione.
Nel lungo ponte di San Pietro e Paolo 5 mila
persone sono un buon numero per il debutto della «casa comune per un
nuovo centrosinistra». Tanto che Pisapia si concede un tocco di
civetteria: «Ci davano dei matti e invece ce l’abbiamo fatta. È con il
coraggio che si vincono le sfide». Chiudendo il suo primo discorso da
leader nazionale, il nuovo federatore sprona i suoi parlamentari e
quelli di Mdp a fondersi a settembre in gruppi unici, perché «uniti si
vince». Purché sia «una fusione a caldo». L’avvocato che Gad Lerner
presenta come «il leader riluttante» parla dopo Bersani, che ha fatto il
pieno di ovazioni: «Basta camarille e gigli magici e basta arroganza,
volare bassi per favore...». Pisapia invece non calca gli accenti e non
pronuncia mai il nome di Renzi, mai scandisce la sigla Pd. Dice che «la
politica non è l’io, non è avere tanti like», ma non graffia, non morde,
non strappa ovazioni. La sua ossessione è la parola «Insieme», nome
provvisorio del nuovo soggetto politico: «Il nuovo nome lo sceglieremo
insieme... Sono terrorizzato, perché divisi si perde». Ed è qui che l’ex
sindaco scandisce quella che per Bersani, D’Alema, Speranza, Rossi e
Scotto è la parola magica: «Discontinuità». Dalle politiche di Renzi, si
intende. Dall’abolizione dell’articolo 18 e dall’Imu eliminata per
tutti, ricchi e poveri. «Discontinuità netta, non per ripicca e
personalismi, ma perché vediamo le difficoltà del Paese». Cita Neruda,
Rodotà, don Milani, Mandela. Ricorda al volo una proposta di Prodi, il
convitato di pietra.
Laura Boldrini abbraccia Pisapia. I
giornalisti de l’Unità alzano le prime pagine con il titolo «Rottamati
dal Pd». Sabrina Ferilli manda un messaggio: «Spero possiate riunire
tutte le anime della sinistra che ora si sentono confuse». D’Alema
riceve un grande cesto di ciliegie in dono: «Il confronto con il Pd? Se
questo nuovo soggetto avrà forza, lo riapriremo dopo il voto». Se ne
vanno anche i tanti dem venuti ad ascoltare: Zingaretti, Orlando,
Cuperlo, Sassoli, Monaco, Damiano, Meloni, Pollastrini, Merlo, Manconi,
Giorgis. E poiché qualcuno ancora si interroga, Speranza prova a fugare i
dubbi: «Pisapia ambiguo? No, no... Ognuno ha i suoi toni, ma più netto
di così Giuliano non poteva essere». Con Pisapia potete vincere? «Alle
politiche prenderemo più del Pd».
M. Gu.