Repubblica 7.6.17
La talpa cieca della sinistra
Ezio Mauro
AVEVAMO
avvertito che dietro il tavolo della legge elettorale c’è il tavolo già
imbandito del governissimo, e per l’aperitivo è pronto un accordo di
scambio e garanzia tra Pd e Forza Italia sulla Rai, eterna prova del
nove di qualsiasi intesa di basso potere. Adesso che ai due commensali
si sono aggiunti anche Grillo e Salvini, applaudendo al ritorno al
proporzionale per far saltare qualsiasi ipotesi di coalizione e ogni
distinzione tra destra e sinistra — in cambio del voto anticipato —,
quel tavolo ha un nome: «patto extra-costituzionale».
La formula è
di Giorgio Napolitano, che dal Quirinale si è speso con forza per far
sì che il Paese avesse una legge elettorale. Ma quella di oggi, secondo
l’ex Capo dello Stato, rende più difficile la governabilità e basandosi
su un calcolo di pura «convenienza di quattro leader» elude gli impegni
europei, e viola addirittura la Costituzione fissando abusivamente la
data del voto a settembre.
OLTRE a far
decadere leggi in attesa che come ricorda ogni giorno Repubblica
rappresentano l’unica traccia riformista di una mediocre legislatura.
Ce
n’è abbastanza per fermarsi e riflettere sul peso delle contraddizioni
che stanno per diventare legge. Le più gravi, avviluppano il Pd fino a
strangolarlo. Perché ovviamente è giusto cercare la più larga intesa di
compromesso sulla regola elettorale, e poi conformarsi al voto per
governare. Ma oggi la questione è diversa, rovesciata: la legge
elettorale è costruita apposta per portare ad un governo tra Renzi e
Berlusconi, ammesso che i due partiti abbiano i voti e vincano la sfida
con Grillo e Salvini, cancellando ogni schema maggioritario e ogni
alleanza pre-elettorale.
Ora, quando mai il Pd ha discusso di
questo esito programmato e pilotato della sua storia? È nato per questa
ragione e con questa ambizione? Non è un problema di linea, come si
diceva una volta, ma di natura e di ragion d’essere. Tanto che
praticamente tutti i padri fondatori del partito — Prodi e Veltroni in
testa — sono contro uno schema che rinchiude il Pd in un patto abusivo e
suicida, cancellando l’ipotesi e la nozione stessa di centrosinistra,
dopo che già era stato abbondantemente picconato il concetto di
sinistra.
Gli unici ospiti del negoziato che hanno qualcosa da
guadagnare — oltre a Berlusconi resuscitato dai minimi termini grazie ai
suoi avversari — sono da un lato Salvini che può correre da solo senza
genuflettersi ad Arcore, e Grillo che può tentare la spallata del primo
partito, visto che ognuno gioca per sé e non ci sono le coalizioni che
lo sfavorirebbero in partenza: tanto in caso di sconfitta potrebbe
tornare comodamente in piazza, a gridare contro l’inciucio che porta
anche la sua firma di leader extracostituzionale.
Una volta
davanti a tanto spettacolo politico si diceva: ben scavato, vecchia
talpa. Oggi si vede ad occhio nudo che la talpa della sinistra è davvero
cieca, e in via di estinzione.