martedì 6 giugno 2017

Repubblica 6.6.17
Pisapia e la sfida al Pd No ai vendoliani nel nuovo centrosinistra
I paletti dell’ex sindaco: fuori chi non crede alla coalizione
Goffredo De Marchis


ROMA. Il giro di incontri riservati di Giuliano Pisapia a Roma serve a costruire il profilo del suo Campo progressista. E anche a definirne i confini, dai quali rimane fuori Sinistra italiana per evitare l’effetto ammucchiata Arcobaleno, un rischio che continua a spaventare l’ex sindaco di Milano. «Del resto — dice Pisapia — loro non credono nel centrosinistra, anzi lo considerano morto. Così mancano i presupposti per lavorare insieme. Hanno preso una direzione diversa, magari non opposta ma diversa». Quindi, la pregiudiziale è sulla prospettiva, sui programmi. Non è un veto, ma un’incomunicabilità.
Perciò ieri l’ex primo cittadino milanese si è concentrato sulle figure più moderate della sua creatura per dare una coloritura di centrosinistra alla sua creatura. Senza rinunciare al rosso, ma non affidandosi solo a quello. Ha parlato con Bruno Tabacci che vedrà anche oggi e Mario Catania, ex ministro dell’Agricoltura nel governo Monti. L’idea è sempre quella di ricreare se non il marchio almeno lo spirito dell’Ulivo. Allargare perciò il raggio di azione mettendo alcuni paletti.
All’ora di cena Pisapia ha incontrato anche la presidente della Camera Laura Boldrini. Lei è dentro al progetto, non da oggi. Vista l’accelerazione sul voto anticipato (addirittura settembre più di ottobre), non è escluso che la terza carica dello Stato sia coinvolta direttamente nell’appuntamento del 1 luglio. Ma tra i tanti colloqui, la vera notizia per il fronte progressista arriva dalle parole di Romano Prodi al Fatto. Il no alle larghe intese e l’idea che il Professore sia in movimento lontano dal Pd lascia credere al Campo progressista di avere l’endorsement prodiano in tasca o quasi.
Ieri Pisapia ha visto i 31 parlamentari che hanno firmato il documento contro il patto Renzi- Berlusconi. C’erano alcuni del Pd (Mucchetti e Manconi) e i centristi. Ha incontrato il leader di Articolo 1 Roberto Speranza. Oggi sarà anche a Rieti per la campagna delle amministrative dove c’è un candidato del suo campo, in coalizione con il centrosinistra intero. «Un soggetto politico plurale è l’unico antidoto all’inciucio Berlusconi-Renzi. Questo vogliamo far capire agli elettori», dice Massimiliano Smeriglio, fra i primi ad aderire al progetto Pisapia.
Il germe della divisione a sinistra resta un pericolo. Ma l’accelerazione sul voto può eliminare il problema. Se le urne sono fra poche settimane i distinguo andranno lasciati da parte. Non c’è tempo da perdere: il 17 giugno la manifestazione romana a San Giovanni contro i voucher, il 24 Tabacci a Napoli ha convocato Pisapia e Bersani, il 1 luglio l’appuntamento romano dell’ex sindaco che, visti i tempi, diventerà un momento fondativo della lista da presentare alle elezioni.
Mdp non è convinta dell’esclusione di Sinistra Italiana. Pensa che tutti debbano portare voti per vincere la sfida. «I paletti mettiamoli sul progetto, non sulle sigle o sulle persone», avverte Speranza. Anche Massimo D’Alema è convinto della necessità di non escludere gli ex Sel e per la leadership, o per un ruolo di prima fila, punta sulla giovane giurista Anna Falcone.