Repubblica 2.6.17
Marco Marzano e Nadia Urbinati
La vera società libera è quella che rifiuta la tirannia dei padri
Giulio Azzolini
Nel
loro saggio Marco Marzano e Nadia Urbinati riflettono sulle
trasformazioni della nostra organizzazione di vita proponendo un “patto”
tra pari che elimini ogni leaderismo
Chi ha paura della “morte
del padre”? Chi teme la crisi di quell’autorità che la tradizione ha
visto incarnata nella figura maschile e paterna? Non certo Marco Marzano
e Nadia Urbinati, che anzi nel loro saggio La società orizzontale
(Feltrinelli) si scagliano apertamente contro quello che chiamano «il
modello di Telemaco»: il figlio che, nell’attesa del padre Ulisse, non
scatena il conflitto generazionale di Edipo né mira all’autoaffermazione
di Narciso. Invece, secondo il sociologo e la teorica della politica,
l’attesa del padre tradisce piuttosto l’invocazione del leader, dunque
una qualche nostalgia per le vecchie gerarchie.
Alla «logica
neo-patriarcale» andrebbe contrapposta, a parer loro, la rivendicazione
di una «società orizzontale», ovvero autenticamente democratica. E il
saggio, che pone in modo polemico e sempre lucido questioni radicali,
àncora tale rivendicazione a una duplice argomentazione, volta a
mostrare che una società senza padri è desiderabile e, d’altro canto,
che il processo di “orizzontalizzazione” è comunque un destino, malgrado
la nostra economia sia stata segnata da quella scandalosa «mutazione
antiegualitaria» denunciata proprio da Nadia Urbinati nel 2013
(Laterza). La società orizzontale, in sintesi, sarebbe non solo
augurabile, ma anche possibile, a patto tuttavia di vincere una precisa
battaglia culturale: quella che ha per avversario la cosiddetta
«controrivoluzione dei padri ». Secondo i due autori, infatti, l’Italia
ha bisogno di riaffermare il valore etico della democrazia a partire da
tre ambiti cruciali: religioso, famigliare e politico.
Sul piano
religioso, Marzano e Urbinati descrivono una sorta di passaggio al
protestantesimo, compiuto da una generazione di giovani che ragiona in
autonomia e stabilisce un rapporto sempre più diretto e libero con la
dimensione del divino. Sul piano famigliare, si nega che il declino
della famiglia tradizionale, cioè paternalistica e autoritaria,
rappresenti una catastrofe.
Al contrario, la democratizzazione
delle famiglie avrebbe portato con sé un clima più pacifico, fatto di
dialogo e di rispetto reciproco.
Sul piano politico, infine, viene
diagnosticata la crisi dei partiti identitari. La loro restaurazione è
una causa persa. Ma la loro natura dev’essere per forza leaderistica o
verticale? No. La sfida, secondo gli autori, è quella di costruire
partiti orizzontali, con una struttura sempre meno piramidale e più
reticolare, capace cioè di federare gruppi sorti nella società civile. E
ciò non implica il rigetto della dicotomia destra-sinistra, come
pretende l’attuale vulgata movimentista. Marzano e Urbinati sostengono
che gli stessi valori democratici possono ancora essere declinati con
uno spirito riformista e sociale oppure conservatore e liberista, e
dunque che le categorie di destra e sinistra restano utili criteri di
orientamento.
Se non è l’assenza di padri, il pericolo che incombe
sulla società orizzontale è quindi un altro: la trasformazione
dell’individualismo in atomismo, ossia l’aggravarsi di una patologia
tipica di quegli individui liberi e uguali che rappresentano il cuore
della democrazia moderna. Il rischio dei nostri giorni è che le persone
si isolino, risultando sempre più sconosciute, indifferenti o ostili le
une alle altre, e che il presente si separi da un passato percepito come
oscuro ed estraneo. Ma la salvezza sta nella collaborazione tra pari,
non già nel ritorno, magari in nome del padre, del capo.
IL SAGGIO La società orizzontale di Marco Marzano e Nadia Urbinati ( Feltrinelli pagg. 112 euro 16)