Repubblica 12.6.17
“Disorienta che si siano lasciati irretire,
con colpevole superficialità, da due loro colleghi, del Pd e di Forza
Italia, firmatari di un provvedimento ad personam”
“In Europa si tratterebbe di concorrenza sleale, di posizione di vantaggio, mentre da noi è pratica spudoratamente resa lecita”
L’ingresso del Teatro Eliseo in via Nazionale a Roma
ROMA.
Entro questa settimana il Senato approverà la manovrina con gli 8
milioni di euro pubblici al Teatro Eliseo di Roma. E le indignazioni non
si placano. Il direttore e il presidente del Teatro di Roma hanno
scritto al premier Paolo Gentiloni e ai presidenti delle due Camere,
Pietro Grasso e Laura Boldrini la lettera che pubblichiamo. Mercoledì
intanto l’Eliseo annuncerà la nuova stagione. Nel 2016, secondo i dati
Siae, la sala romana di via Nazionale (750 posti) in media non ha
registrato il tutto esaurito: una disfatta ad aprile con circa 125
spettatori paganti a sera.
IL 29 MAGGIO, alla Camera dei Deputati,
è stato approvato un emendamento inserito nella “manovra correttiva”
della Legge Finanziaria che regala ben 8 milioni di euro in 2 anni al
Teatro Eliseo di Roma, un contributo pubblico concesso fuori da ogni
regola e contro il parere del ministro del Bilancio Padoan e del
ministro della Cultura Franceschini. Ciò che è accaduto è un vero e
proprio atto di “sfascismo”, permetteteci il neologismo, uno sfregio nei
confronti della nostra già fragile democrazia. Garantendo una cifra
così cospicua di danaro pubblico, in modo del tutto discrezionale, a un
teatro privato e che oggi, dopo un cruento cambio di gestione, continua
nella sua forma giuridica a essere un’impresa privata (e che a sua volta
gestisce un teatro di proprietà privata), gli onorevoli deputati hanno:
1. inferto un colpo ferale alla regola dell’equità di trattamento delle
diverse istituzioni culturali del Paese; 2. messo in luce la mancanza
di visione complessiva del sistema teatrale della Nazione; 3. vilipeso
il Decreto Franceschini, che dal luglio 2014 regola il settore dello
spettacolo dal vivo.
Disorienta il fatto che i deputati si siano
lasciati irretire, con colpevole superficialità, da due loro colleghi,
uno del Pd e uno di Forza Italia, firmatari di un provvedimento ad
personam, destinato prima che a un’istituzione d’interesse culturale, a
un impresario privato, che non deve rispondere se non a se stesso, a
differenza delle istituzione culturali pubbliche.
Il sostegno e il
soccorso alla cultura è doveroso e necessario ma deve rispettare leggi e
regolamenti. Nel caso specifico l’iter adottato viola palesemente tutto
questo e risulta del tutto forzato: inserirlo nella manovra correttiva,
che in Senato sarà verosimilmente approvata con la fiducia, ne
garantisce il buon esito. Il quantum, poi, è vergognosamente fuori scala
per un teatro la cui nuova gestione è partita soltanto a fine 2015 ed è
già in affanno. La tragica commedia che si è consumata alla Camera ha
hypocrites di professione e comparse ingenue: la garanzia della
copertura in bilancio assicurata dal viceministro all’Economia è
verosimilmente stata interpretata dagli onorevoli come un via libera
all’avallo del contributo straordinario rivendicato dal nuovo patron del
Teatro Eliseo. Il risultato è un puro utilizzo privato del potere
pubblico.
Domandiamo se gli onorevoli parlamentari abbiano
contezza delle numerose istituzioni e imprese culturali in stato di
sofferenza del Paese, chiuse o sull’orlo del fallimento. Sanno che un
teatro pubblico come lo Stabile di Catania è praticamente fallito? Che
il Teatro Valle, il più antico teatro della Capitale (1727), di
proprietà pubblica, a oggi può contare su un quarto del fabbisogno
economico necessario al suo restauro? Sanno che Matera, Capitale Europea
della Cultura 2019, non ha un teatro agibile e le altre infrastrutture
necessarie a non sfigurare a livello internazionale, a un anno e mezzo
dall’evento? Sanno che l’Eliseo rivendica un contributo pubblico annuo
per la sua gestione, oltre agli 8 milioni straordinari per ripianare i
debiti, assai superiore a quello che ricevono molti teatri pubblici, i
quali continuano a perseguire le proprie missioni, rispettando, con
ardito sforzo, i parametri fissati per loro dalla legge?