Repubblica 12.6.17
Caso Eliseo.
Lo Stabile di Roma scrive a Gentiloni, Boldrini e Grasso
“I nostri onorevoli finanziano un privato ma dimenticano i teatri pubblici”
Emanuele Bevilacqua Antonio Calbi
Ogni
museo, auditorium, cinema, teatro, biblioteca che chiude è un colpo
inferto alla nostra civiltà, che della cultura ha fatto un valore e un
bene imprescindibile. Nell’aiuto di Stato a un singolo teatro, a
vocazione privata, non c’è alcun eroismo perché con esso vengono lese
equità, trasparenza, equilibri, dando un nuovo esempio di cattiva
politica, di subalternità al richiedente di turno travestito da
guascone. Non si creda, dunque, di aver onorato l’Articolo 9 della
nostra Costituzione: al contrario, con lo strabico voto alla Camera esso
è stato reso vacuo, perché, oggi, ognuno è legittimato a rivendicare
qualsiasi cosa, ricorrendo a scorciatoie e stratagemmi, ad appoggi e
conoscenze dirette. Quante altre imprese culturali private sono in
difficoltà e non beneficiano di aiuti di Stato elargiti “fuori sacco”?
In Europa si tratterebbe di concorrenza sleale, di posizione di
vantaggio, mentre da noi è pratica spudoratamente resa lecita. A furia
di procedere a colpi di emendamenti, di Milleproroghe (un nome, un
programma!), di manovre correttive, si delegittima la linearità della
politica: sono strumenti col tempo distorti e abusati al limite della
costituzionalità e dove possono esservi nascosti, in modo opaco o
occultati fra infiniti altri emendamenti, interventi che scompaginano un
intero sistema, incentivano al non rispetto delle leggi, invitano a
usare il ricatto e l’urlo. L’e-mendamento pro Eliseo ha tutta l’aura
dell’abuso di potere, di ruolo, di spreco di danaro pubblico: chi
garantisce che l’investimento vada a buon fine? E qual è il fine ultimo?
Con
questo gesto iniquo si è inoltre svilito il ruolo e il lavoro delle
associazioni di categoria, Agis, Federvivo, Platea. E non ci si risponda
che ora, grazie a questo emendamento ad aziendam, tutte le imprese
culturali e artistiche del Paese potranno ricorrere agli stessi aiuti
straordinari perché sappiamo bene che questa via non è praticabile, sia
sul piano economico sia sul piano giuridico. La regola civile insegna ad
agire in lealtà e nel rispetto delle regole, sale primo di una società
democratica. Noi, nonostante tutto, ci crediamo ancora e vogliamo
continuare a onorare la nostra personale e comune etica. L’amarezza è
tanta, ma anche la certezza che urge voltare pagina una volta per tutte,
con una legge, in fase di elaborazione, che contempli e regoli anche il
soccorso alle imprese in difficoltà. Vi chiediamo, dunque, alla luce di
quanto accaduto, di vigilare ancora più serratamente sui meccanismi che
regolano il lavoro del Parlamento, e di ricondurre a rigore,
trasparenza, equità, legittimità le azioni degli onorevoli deputati e
senatori, da tutti noi eletti nostri rappresentanti.
Gli autori sono rispettivamente presidente e direttore del Teatro di Roma Teatro Nazionale