Repubblica 12,6.17
L’intervista.
Matteo Salvini: “Le elezioni comunali sono molto diverse dalle politiche”
“Coalizione possibile ma solo se si riconosce che guida il Carroccio”
di Carmelo Lopapa
ROMA.
«Se centrodestra unito deve essere, che sia pure, ma a traino Lega. È
evidente: è quel che è venuto fuori dalle urne. Ovunque ci affermiamo,
lo facciamo grazie al nostro ruolo determinante. Chi vuole se ne può
anche fare una ragione». Matteo Salvini risponde al telefonno all’1.00
da un supermercato Carrefour di Milano, alle prese con una «spesa
notturna, perché non ho avuto tempo prima». Il tono sprizza entusiasmo
per i risultati che i collaboratori di minuto in minuto gli girano.
È tornato il bipolarismo centrosinistra- centrodestra, segretario Salvini?
«Grande
soddisfazione, intanto, dopo i 150 incontri pubblici e i comizi.
Conferma che stare in mezzo alla gente serve ancora. Non è vero che la
gente se ne freghi, che non sia interessata, se uno fa la fatica di
girare paese per paese i frutti si raccolgono. Sono stato in centri in
cui Renzi va al massimo col navigatore e lì ho vinto. A Morciano di
Romagna, a Borgosesia. A Genova, storicamente di sinistra, sono stato
cinque volte. Ma siamo al ballottagio in Lombardia anche a Monza, Como e
in diversi altri centri ».
Merito anche del tracollo Cinque stelle?
«I grillini col poco e niente raccolto a Roma e Torino hanno
chiarito agli elettori di cosa sono capaci».
Il risultato di questo voto, assieme al fallimento del sistema elettorale “tedesco”, spingerà il centrodestra all’unità?
«Un
conto sono le elezioni comunali, cioè in realtà in cui hai un’idea
comune della sicurezza o delle case popolari, altro il livello
nazionale, dove devi aver la voglia di metterti attorno a un tavolo e
ragionare di idee e programmi comuni».
Intende dire che con Berlusconi non ragionate insieme?
«Intendo
dire che non si possono più sentire quei discorsi sulla Lega eccessiva,
che urla troppo su immigrazione, sicurezza, Europa. Senza di noi non si
va da nessuna parte. È questa la realtà ».
Con Berlusconi farete ora comizi insieme da Genova a Verona?
«Io lo avevo già detto al primo turno, venga, facciamoli questi comizi insieme».
E invece?
«Io
li ho fatti, ma lui non c’era. Ognuno la campagna la fa a suo modo. Chi
coi videomesaggi, chi macinando migliaia di km. Io da domani torno a
correre dall’Aquila a Como. Non sarebbe male se tutti si spendessero
come noi».
Ma da quanto non vi vedete o sentite col leader di Fi?
«Vedere
da tanto, dall’anno scorso. Sentire, ci siamo sentiti, per Pasqua, poi
quando si è fatto male, poi per parlare di amministrative. Ma sì, non
c’è bisogno di cenare insieme tutti i lunedì per dirsi qualcosa».
Lavorerete a una federazione con Fi?
«Ce
la metteremo tutta, però bisogna essere chiari. Io escludo, se il
sistema sarà proporzionale, che la Lega andrà mai a sostenere un governo
a guida Pd. Mi piacerebbe altrettanta chiarezza dagli alleati. Se manca
quella...».
Legge elettorale, discorso chiuso?
«Noi siamo
con 30 deputati, non possiamo condizionare e non poniamo ostacoli:
insomma, facciano quel che vogliono, la priorità per noi è che gli
italiani votino prima possibile. Preferiamo il maggioritario. Renzi e
Berlusconi fanno un’altra scelta, ora non so se si rimetteranno al
tavolo. Io di certo non siedo più ad alcun tavolo con loro».
Crollano tutti gli antieuropeisti in Europa. Correggerete la vostra linea?
«Non ci penso proprio. Non moriremo di trattati Ue. Siamo nel giusto e continuiamo».