Il Fatto 12.6.17
La legge elettorale è una barzelletta del IV secolo d.C.
di Orazio Licandro
Un
intellettuale (scholastikos), un pelato e un barbiere erano in viaggio e
si erano accampati in un luogo solitario. Decisero che sarebbero stati
svegli a turni di 4 ore per fare la guardia ai bagagli. Quando fu il
turno del barbiere, volendo passare il tempo, questi rase la testa dello
scholastikos e quando finì il turno, lo svegliò. Non appena sveglio, lo
scholastikos si sfregò la testa e scoprì di non avere più capelli. “Il
barbiere – disse – è un vero idiota. Ha sbagliato tutto e al posto mio
ha svegliato il pelato”.
Si tratta di una barzelletta appartenente a un’antica e varia raccolta di storielle in lingua greca del IV o V secolo d.C.
I
lettori mi perdoneranno, ma non ho resistito allo sfizio di proporla
dopo averla letta nel corso di una felice coincidenza. Non era ancora
nemmeno cessata l’eco dei roboanti titoli dei quotidiani nazionali che
annunciavano agli italiani e al mondo intero la grande intesa sul
Merdinellum, cioè la nuova legge elettorale, tra Pd, Forza Italia e M5S,
che un fatto increscioso sbriciolava quel fatto epocale, quella
convergenza imprevedibile (perché impossibile) tra partiti e i loro
implacabili nemici. Al primo voto parlamentare, 100 franchi tiratori e
ampi settori del M5S hanno demolito il granitico patto politico su una
riforma elettorale che farebbe passare alla storia come un luminoso
statista il padre del Porcellum, ovvero il senatore Roberto Calderoli.
Insomma, un brusco risveglio per quei grandi leader. Ora, scegliete pure
voi chi tra Renzi, Berlusconi e Grillo sia lo scholastikos, chi il
barbiere e chi il pelato. E consoliamoci almeno con il gusto di ridere
insieme con gli antichi.