lunedì 12 giugno 2017

La Stampa 12.6.17
“Adesso le traduzioni automatiche sfidano quelle degli specialisti”
I sistemi impareranno sempre più da soli
di B. Ruf.


«Siamo di fronte a un nuovo cambiamento in campo informatico: il passaggio dal mobile all’intelligenza artificiale», ha scritto di recente il ceo di Google Sundar Pichai. «Per questo ci troviamo a reinventare i nostri prodotti, adattandoli a un mondo che consente di interagire con la tecnologia in maniera più naturale». «Vuol dire che il prossimo motore di ricerca non sarà programmato, ma avrà imparato da solo come trovare le risposte migliori per ciascuno», commenta Emmanuel Mogenet, responsabile del Centro di Ricerca Google sull’intelligenza artificiale di Zurigo.
È il concetto di «unsupervised machine learning», l’apprendimento senza tutore)?
«Esattamente. Oggi la macchina ha un insegnante umano: mostriamo al computer una quantità enorme di gatti, ad esempio, e ogni volta che la macchina sbaglia viene corretta, finché non impara a riconoscere il gatto. È il machine learning nella sua forma più comune, in cui abbiamo le domande e le risposte, servono solo tanti dati. Con l’apprendimento senza tutore, invece, la macchina ha le domande ma non le risposte, deve trovare le regole per arrivarci. È molto complicato e non funziona ancora bene, ma è un campo promettente».
E segretissimo…
«Pubblichiamo tutte le nostre ricerche su una piattaforma aperta: possono utilizzarle le Università, ma pure Apple o Facebook».
Fino a che punto ha senso l’analogia tra intelligenza umana e artificiale?
«Non sappiamo quasi niente di come funziona il cervello umano, la parte più studiata è la corteccia visiva, che sovrintende al meccanismo della visione, e a quella sono ispirate le reti neurali. Ma i sistemi artificiali sono semplicissimi e stupidissimi».
Quindi non c’è da aver paura?
«In ambiti molti ristretti, i computer sono già più avanti rispetto all’uomo. Si parla molto di intelligenza artificiale perché comincia ad avere applicazioni interessanti, ma al momento è troppo limitata per competere con quella umana, ci vorrà almeno un secolo perché accada».
Come viene applicata concretamente da Google?
«Da anni utilizziamo l’intelligenza artificiale per filtrare lo spam in Gmail: blocca le mail indesiderate, che così non finiscono nella posta in arrivo. Ma oggi questa tecnologia è praticamente ovunque in Google. In Foto è possibile cercare tutte le nostre foto con il sole, una sedia, o il mare: la macchina capisce da sola se quell’elemento è contenuto nell’immagine. Usiamo poi il machine learning per avere traduzioni equiparabili o migliori di quelle fatte dagli esperti. E nelle ricerche, dove ci consente di eliminare la pornografia dai risultati».
L’intelligenza artificiale riconosce anche bufale e fake news?
«Non possiamo farlo ancora, perché è difficile capire cosa sia una fake news: il machine learning è tanto efficace quanto chi lo programma, e se gli esseri umani sono in disaccordo sulla definizione di fake news non ci si può aspettare che la soluzione arrivi da un computer». [b. ruf.]