venerdì 30 giugno 2017

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Il potere logora il cervello di chi ce l’ha
Studio | La morale di chi fa attentati è simile a quella dei neuropatici

«Il potere logora chi non ce l’ha», diceva sarcastico Giulio Andreotti. Può darsi, ma può provocare danni significativi anche – e soprattutto – a chi ne dispone. Dacher Keltner, psicologo dell’università di Berkeley che ha studiato per anni il comportamento di personaggi di potere, sostiene che nel lungo periodo questi soggetti comincino a comportarsi come se avessero subito delle lesioni al cervello, diventando più impulsivi, meno consapevoli del rischio e – soprattutto – meno capaci di vedere le cose da punti di vista diversi dal proprio. Più di recente, gli studi del neuroscienziato Sukhvinder Obhi dell’università dell’Ontario, sono arrivati a conclusioni simili a quelle di Keltner. «Una volta raggiunto il potere, perdiamo alcune di quelle capacità che in un primo momento ci avevano consentito di conquistarlo», spiega Jerry Useem su The Atlantic. In particolare è la capacità di empatia, di mettersi nei panni dell’altro a venire meno o a ridursi notevolmente. Nel 2009, Lord David Owen, neurologo britannico con una certa familiarità con il potere – ex parlamentare, negli anni Settanta fu anche segretario agli affari esteri – in un articolo pubblicato sulla rivista Brain e scritto insieme al collega Jonathan Davidson, descrisse quella che definì la “sindorme di Hubris”, un disturbo della personalità dei potenti, «in particolare di quelli che hanno avuto un notevole successo, mantenuto per un periodo di anni e con limitazioni minime per il leader». Owen aveva analizzato il comportamento dei presidenti americani e dei primi ministri inglesi nel corso del Novecento. Le persone affette da sindrome di Hubrsi manifestano, scriveva Owen, marcato disprezzo per gli altri, mancanza di contatto con la realtà e la capacità di compiere azioni spregiudicate e persino di arrivare a ostentare la propria incompetenza. Owen ha fondato anche una associazione per studiare e curare il disturbo.