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Perché
far votare i sedicenni
Più
affluenza, impegno, partecipazione. I risultati di una ricerca di Oxford
È arrivato il momento di dare il voto ai
sedicenni e ai diciassettenni? Se nel nostro Paese mettessimo seriamente al
centro delle cronache politiche questa domanda anziché lo sfiancante confronto
sulla legge elettorale potremmo assistere a un dibattito interessante. Quali
sono le ragioni a sostegno dell’inclusione degli under 18 nei confini del club
dei cittadini che godono di pieni diritti politici? Quali potrebbero essere le
implicazioni dell’estensione del diritto di voto a questi adolescenti? Quali
forze politiche potrebbero farsi promotrici di questa proposta nella prossima
Legislatura?
tutte
le ragioni per dare il voto ai sedicenni
Elezioni
| I 5 stelle vogliono abbassare l’età alle urne per via dei sondaggi a loro
favorevoli. Ma in realtà si tratta di una scelta che giova a tutti. Lo dice una
ricerca di Oxford sui Paesi dove già accade. Ecco i dettagli
di
Marco Filoni Pietro Intropi
Andiamo
con ordine. Qualche settimana fa Beppe Grillo–attraverso un post sul suo blog
–ha dichiarato che «il M5s si batterà per dare il diritto di voto ai
sedicenni». Grillo lamentava, inoltre, che«solo in Italia per eleggere una
delle due Camere [il Senato] bisogna aver compiuto 25 anni, causando
distorsioni vistose nella composizione di Camera e Senato che sono tra le cause
dell’ingovernabilità». La dichiarazione del leader del M5s ha avuto scarsa eco
nei media nostrani, ma la proposta merita di essere presa seriamente in
considerazione. In altri Paesi il tema è già entrato stabilmente nel dibattito
politico. Prima delle elezioni politiche dello scorso 8 giugno, tutti i
maggiori partiti politici del RegnoUnito (il Labour, i liberal-democratici, i
verdi) a esclusione del Partito Conservatore, hanno sostenuto nei loro
programmi la proposta di allargare il diritto di voto anche ai 16-17enni. In
alcuni Paesi europei il voto ai 16-17enni è già realtà: in Scozia gli under 18
hanno potuto votare al Referendum per l’Indipendenza del 2014 (ma l’esclusione
dei 16enni dal voto sulla Brexit ha suscitato notevoli polemiche) e, dal 2015,
i più giovani possono esprimere il loro voto in tutte le consultazioni
politiche (nazionali e locali) del loro Paese. In Austria il voto agli under 18
è realtà dal 2007. In Germania il diritto di voto ai 16-17enni è garantito
nelle elezioni dei Parlamenti di alcuni Länder. Nel 2011 la Norvegia ha fatto
un “trial” estendendo il diritto ai 16enni per le elezioni locali. Infine, tra
i Paesi extra-europei che permettono il voto agli under 18, figurano Argentina,
Brasile, Cuba, Ecuador, Nicaragua (si noti che in Argentina e Brasile il voto è
obbligatorio per la fascia di età dai 18-70 anni, e che Cuba, Ecuador, e
Nicaragua, non hanno regimi classificabili come democratici). Sulla base di
queste esperienze è possibile studiare il fenomeno, valutarne vantaggi e svantaggi,
determinare gli scenari che si aprono nel campo democratico. L’ha fatto Tommy
Peto, dottorando presso il Dipartimento di Scienze Politiche a Oxford, che
recentemente ha pubblicato un articolo sulle ragioni morali che supportano la
proposta di allargamento del diritto di voto ai 16enni, con un paper dal titolo
Why the voting age should be lowered to 16 (Perché dovremmo abbassare l’età del
voto a 16 anni). Le ragioni etico-politiche che stanno alla base della proposta
di allargamento del suffragio ai teenagers sono almeno di due tipi.
Innanzitutto, dato che i governi prendono decisioni che saranno determinanti
sugli interessi futuri delle giovani generazioni (si pensi al recente
referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea), è giusto che i più
giovani abbiano il diritto di far sentire la propria voce e di far pesare i
propri interessi. Inoltre un allargamento del diritto di voto ai teenagers
costituirebbe un passo fondamentale (analogamente all’allargamento del
suffragio alle donne all’inizio del Novecento) verso il riconoscimento di una
più compiuta eguaglianza fondamentale tra i cittadini delle democrazie
liberali.
• I
teenagers sono politicamente immaturi?
Una
tipica obiezione che viene mossa a chi si oppone all’allargamento del voto consiste
nel sostenere che i 16/17enni sarebbero politicamente immaturi rispetto ai
cittadini che hanno compiuto 18 anni. Ma Tommy Peto, incontrato da pagina99,
ritiene che questo tipo di obiezioni andrebbero rigettate perché, se il
problema è che gli under 18 «avrebbero meno conoscenze» (per esempio del
funzionamento del sistema politico) o «avrebbero meno esperienza» nei diversi
aspetti della pratica politica, le ricerche empiriche sul voto dei 16/17enni in
Austria e Norvegia mostrano che il voto degli under 18 è altrettanto
“politicamente maturo” quanto il voto dei cittadini più anziani. «Per ogni
variabile di misurazione della maturità politica –conoscenze politiche,
interesse, e stabilità delle preferenze – gli under 18 sono o tanto maturi
quanto i cittadini più anziani, o lo diventano dal momento in cui l’età per
avere il diritto di voto viene abbassata». Per esempio Peto fa notare che «la
media di conoscenze civiche e di funzionamento del sistema politico è
leggermente più alta per gli under 18 rispetto ai cittadini di 19, 21 e 23
anni». Fra l’altro tutti gli studi e le ricerche dimostrano che non vi è alcuna
differenza significativa tra le abilità cognitive di un sedicenne e quelle di
un adulto: i sedicenni hanno lo stesso livello di ragionamento morale e
scientifico; sono in grado di decidere in maniera competente; sanno mettere a
fuoco obiettivi e perseguirli; possiedono autonomia di giudizio.Questa la
ragione per cui diversi studiosi sostengono che se la “maturità” politica deve
essere il criterio chiave per decidere se i cittadini possono o meno votare i
loro rappresentanti, allora dovremmo abbandonare l’età come condizione
qualificativa e sostituirla con i test di competenza.
• I
teenagers sono disinteressati alla politica?
Altra
obiezione che viene posta contro l’abbassamento dell’età del voto è quella che
vuole i sedicenni e diciassettenni indifferenti alla politica. La loro apatia
però è tutta da dimostrare. Il ragionamento è il seguente: «Se gli adolescenti
non sono interessati alla politica, significa che non sono disposti a votare;
se non sono disposti, allora sono troppo immaturi per votare; e se sono troppo
immaturi, allora gli va negato il voto». Tuttavia, ci dice Peto, il punto è che
«la maggior parte dei teenagers non si occupano di politica esattamente perché
molta parte della politica non si occupa di loro. Ma, come hanno mostrato le
esperienze di allargamento del suffragio in Austria e Scozia, quando il sistema
politico si impegna a coinvolgere i più giovani, i più giovani si fanno coinvolgere
dalla politica». Infatti, «sebbene nel Regno Unito e negli Stati Uniti gli
under18 sono, in generale, leggermente meno interessati alla politica rispetto
ai cittadini più anziani, questo dato cambia quando gli under 18 ottengono il
diritto di voto. Dopo l’estensione del suffragio ai 16/17enni, in Austria e in
Norvegia questi sono diventati più coinvolti e più informati sulla politica
rispetto ai cittadini di 18-21 anni, e l’affluenza degli under 18 al voto è
maggiore di circa 10-12 punti rispetto all’affluenza dei giovani dai 18 ai 23
anni».
• I
teenagers sono politicamente “capricciosi”?
Non
bisogna far votare gli adolescenti perché non hanno preferenze stabili nel
tempo. In altre parole, sono “politicamente capricciosi”. Questa un’altra delle
ragioni addotte dai contrari all’allargamento del voto. Eppure, sostiene Peto,
i dati non riescono a dimostrare questa affermazione. Non solo: avere idee
politiche vaghe è il prodotto della negazione del voto: se avessero la
possibilità di votare avrebbero preferenze più concrete e definite. E poi Peto
aggiunge un’interessante riflessione sulla “partigianeria”. Chi ha deciso
infatti che cambiare preferenza politica sia un difetto? Gli anziani sono
portati a essere più fermi e stabili rispetto alle loro convinzioni politiche;
sono in qualche sorta più “partigiani” e questo fa sì che siano poi meno
critici, poiché la loro preferenza diventa col tempo abitudine politica. Al
contrario i giovani dimostrano un impegno più motivato quando viene data loro
l’opportunità di votare, come si è visto per esempio in Austria.
• Molte
buone ragioni per farli votare prima
Come
abbiamo visto nelle esperienze di alcuni Paesi, allargare il diritto di voto
ai16/17enni potrebbe avere effetti positivi sulla partecipazione politica, soprattutto
in una fase storica in cui le democrazie occidentali si confrontano con il
problema della progressiva diminuzione dell’affluenza al voto. Peto fa notare
che «abbassare l’età di voto a 16 anni potrebbe aumentare, nel lungo periodo, i
livelli di affluenza. Infatti, le ricerche empiriche mostrano che coloro che
partecipano, esprimendo il loro voto alle prime elezioni in cui possono votare,
sono più portati a mantenere la consuetudine al voto per il resto della loro
vita. E, visto che i dati sull’affluenza dei 16/17enni è molto più alta
rispetto a quella di chi vota per la prima volta nella fascia di età 18-23,
abbassare l’età di voto a 16anni può portare ad avere un vasto numero di
persone che acquisiscono l’abitudine del voto e che continueranno a mantenere
la consuetudine a votare per il resto della loro vita». Insomma, questa ricerca
mette in fila qualche punto su cui riflettere. La maturità politica è già
presente nei sedicenni. Inoltre le esperienze nei Paesi dove c’è già stato
l’abbassamento dell’età del voto ci suggeriscono con ogni evidenzache gli
adolescenti hanno tassi di partecipazione più elevati rispetto ad altri
elettori. I teenagers sono politicamente interessati quanto gli altri elettori
più anziani – e anzi sanno applicare alle loro convinzioni politiche
riflessioni critiche che i più vecchi non applicano più in quanto abitudinari.
Infine il loro voto è competente tanto quello degli altri. In definitiva su
ogni parametro –conoscenza, interesse, stabilità delle preferenze e capacità
critica – i sedicenni e i diciasettenni rispondono ai criteri della maturità
politica. E dar loro il voto significa anche rivitalizzare la vita democratica,
ampliando la partecipazione alle elezioni. Ecco perché sarebbe ora che anche in
Italia si aprisse un dibattito serio sulla proposta di abbassare l’età di voto
a 16 anni. Quali forze politiche si faranno carico di introdurre questo tema
nei loro programmi per la prossima campagna elettorale?
6 nel
mondo
I Paesi
dove i sedicenni possono votare alle elezioni generali:
Argentina,
Austria, Brasile, Cuba, Ecuador, Nicaragua
4 in
Europa
I Paesi
dove in alcune regioni o città è previsto, per determinate tornate elettorali,
il diritto di voto per chi ha compiuto sedici anni:
Austria,
Germania, Scozia, Norvegia, Svizzera
5 nel
mondo
I Paesi
dove è previsto il diritto di voto al compimento dei diciassette anni:
Corea
del Nord, Etiopia, Indonesia, Sudan, Timor Est