lunedì 5 giugno 2017

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Da Klee a Hirst
tutti i colori dell’emozione

Durante il secolo scorso sono state organizzate numerose mostre sul colore a partire dalle teorie della percezione, divenute popolari negli anni Sessanta. Quel tipo di approccio discende da una nozione universalistica della percezione e da una sua pretesa valenza oggettiva, molto distante dalla consapevolezza odierna della complessità di significati racchiusa nel colore». Carolyn Christov-Bakargiev, che dirige a Torino tanto la Galleria d’Arte Moderna quanto il Castello di Rivoli, così ha pensato di ospitare nelle due prestigiose sedi un’unica poderosa esposizione che raccoglie congiuntamente ben 400 opere realizzate – da fine Settecento a oggi – da oltre 130 artisti di tutto il mondo. L’emozione dei colori nell’arte. Klee, Kandinsky, Munch, Matisse, Delaunay, Warhol, Fontana, Boetti, Paolini, Hirst…, coloratissima già nel logo e nella comunicazione, rappresenta dunque un imperdibile tuffo nelle cromie e policromie più decise e talvolta più esasperate, in un esplosivo sabba di opere provenienti dai principali musei e collezioni private internazionali. L’elenco degli artisti presenti, infinito, già da solo fa girare la testa. Poi la felice aggressività dei prodotti artistici assemblati con larghezza d’intenti e di mezzi completa l’effetto di beato stordimento. Fin da subito, solo la scenografica pavimentazione delle sale d’ingresso della GAM, realizzata apposta dallo scozzese Jim Lambie componendo geometriche linee di scotch colorati catarifrangenti, produce un euforizzante effetto psichedelico sui visitatori (e c’è già chi vorrebbe che l’opera restasse lì in permanenza). Ma è proprio l’approccio emotivo (vedi il titolo) che si vuole stavolta sottolineare, in quanto appunto l’uso del colore può essere interpretato non in modo univoco e oggettivo (vedi le scoperte di Newton) ma pure su basi individuali (vedi le teorie di Goethe). Così, nel corso della mostra, il neuroscienziato Vittorio Gallese – scopritore con Giacomo Rizzolatti dei neuroni specchio – può dirigere, per la prima volta a livello mondiale, un laboratorio di studio neuroscientifico sull’esperienza del pubblico di fronte a opere d’arte. Fino al 23 luglio