La Stampa TuttoScienze 14.6.17
Siamo più vecchi di 100 mila anni
I Sapiens scoperti in Marocco riscrivono le nostre origini
di Marco Cambiaghi
In
Africa non c’è un solo Giardino dell’Eden. Quando ci eravamo convinti
che la culla della nostra specie fosse comparsa, circa 200 mila anni fa,
a Est, nell’attuale Etiopia, scopriamo che la nostra storia è iniziata
altrove e molto prima: in Marocco, almeno 300 mila anni fa.
Le prove
sono in diversi resti fossili, datati tra i 280 e i 350 mila anni,
ritrovati sul massiccio di Jebel Irhoud, in una zona oggi scenografica
ma desertica. All’epoca dei primi Sapiens, invece, era un’area verde,
ricca di laghi e fiumi, popolata di animali: insomma, un «giardino
ideale» dove sviluppare «tratti moderni». «Si tratta di un’enorme novità
- commenta Stefano Benazzi, coautore di uno dei due studi pubblicati su
«Nature» e professore all’Università di Bologna -. Non solo dobbiamo
rivedere il quando, ma anche il dove. I nuovi dati - continua - ci
portano a pensare che in tempi più antichi di quelli ipotizzati finora
una forma arcaica di Sapiens si stesse già diffondendo in diverse parti
del continente, anche se non siamo in grado di stabilire con esattezza
il punto d’origine».
In realtà, i fossili di un teschio quasi
completo e di una mandibola trovati in Marocco erano già noti dagli Anni
60, quando erano stati datati intorno ai 40 mila anni fa. Eppure, già
allora, qualcosa non tornava: la struttura suggeriva che il viso fosse
simile all’uomo moderno, mentre la parte posteriore del cranio appariva
più arcaica. Scavi successivi hanno portato alla luce i resti di 5
individui e diversi utensili. Grazie alla termoluminescenza i fossili
sono stati quindi sottoposti a ulteriori analisi: poiché questi nostri
antenati mettevano gli utensili a contatto con il fuoco, il calore ha
rilasciato elettroni dalla struttura cristallina della silice, il
minerale di cui erano costituiti. Nel tempo le radiazioni solari hanno
lentamente rimpiazzato questi elettroni, che oggi gli scienziati
riescono a misurare. E così è stato finalmente svelato il mistero
dell’età di questi reperti: risalgono a oltre 300 mila anni fa e
appartengono proprio a Homo sapiens.
«Mentre non abbiamo più dubbi
sulla datazione - chiarisce - sono le caratteristiche ancora materia di
dibattito, perché non è semplice stabilire dove si collochi la soglia
tra sapiens e le specie precedenti. Per questo motivo abbiamo definito
quei fossili come Sapiens arcaici».
La scoperta non fa che complicare
ulteriormente il quadro già frastagliato delle nostre origini.
«Prossimo passo - conclude Benazzi - è capire meglio le prime forme di
cultura dei Sapiens, come l’uso di ornamenti: dobbiamo aspettarci ancora
molte novità sul nostro passato remoto».