venerdì 9 giugno 2017

La Stampa 9.6.17
D’Alema adesso rischia di perdere
la guida delle fondazioni socialiste
Presidente dal 2010, lo definisce “il mio lavoro”. Riconferma in bilico
di Andrea Carugati


Mentre gli altri leader litigano sulla legge elettorale, Massimo D’Alema è già in piena campagna elettorale. Non si tratta della sua pur probabile corsa alle prossime politiche, e neppure delle imminenti amministrative. D’Alema è in corsa per il rinnovo della presidenza della Feps, Foundation for European Progessive Studies, l’organizzazione che riunisce le fondazioni vicine ai partiti socialisti di tutta Europa. D’Alema è al timone dal 2010, in molte interviste lo definisce «il mio lavoro». Nel giugno 2016 è stato riconfermato alla guida all’unanimità da una platea che comprende i presidenti di tutte le fondazioni più alcuni esponenti del Pse e dei partiti collegati. Il 29 giugno a Bruxelles ci sarà l’assemblea generale che dovrà indicare il nuovo presidente. E per la prima volta da 7 anni la riconferma non è scontata. In cima alla lista delle criticità ci sono gli scontri dell’ultimo anno con il Pd, che è il riferimento italiano ufficiale del Pse: dal No al referendum fino alla scissione, la posizione di D’Alema, raccontano fonti Pd, «si è progressivamente indebolita». Il Pse infatti si era ufficialmente schierato per il Sì, e le scintille non sono mancate: «Il Pse dovrebbe farsi i fatti propri come Merkel e Jp Morgan», spiegò D’Alema lo scorso ottobre. Dopo la scissione il giudizio tranchant del segretario del Pse, il bulgaro Sergei Stanishev: «Totale slealtà, un errore storico». Poi sono seguite le frizioni con i socialisti francesi per un altro colloquio in cui l’ex premier ha lodato la performance di Jean-Luc Melenchon alle presidenziali.
Il presidente di Italianieuropei, una delle fondazioni aderenti alla Feps, in queste settimane è in giro per l’Europa per rinsaldare rapporti e, come spiegano alcuni suoi amici, «fare campagna in vista del voto del 29 giugno». Repubblica Ceca, Grecia, Germania: l’agenda è fitta. Il Pd è rappresentato nella Feps da Eyu, fondazione che fa capo al renzianissimo Francesco Bonifazi, iscritta da alcuni mesi nonostante i dubbi del presidente D’Alema che l’ha bollata come «la fondazione di Renzi». Il gelo del Pd sulla ricandidatura di D’Alema è palpabile, ma nessuno ha preso ufficialmente posizione contro. Il capogruppo socialista all’Europarlamento Gianni Pittella ha confidato di voler restare fuori dalla partita. Neutrale. Altre fonti dem però spiegano che «dopo vari anni è naturale che quella posizioni tocchi a un altro Paese». Forse alla Svezia. Per ora, nomi di potenziali competitor di uguale esperienza non ne sono emersi. E questo è un punto a vantaggio di D’Alema. Ma anche tra i suoi amici il dubbio si è fatto certezza: «Renzi farà di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote».