La Stampa 7.6.17
C’è una grotta in Liguria dove si nasconde la storia dei Neanderthal
Al via uno studio internazionale sul Dna
Paola Scola
È
un «libro» dove leggere la storia dell’evoluzione. Dei primitivi che
abitavano lì tra i 200 mila e i 40 mila anni fa. Nell’Arma Veirana, una
grotta straordinaria nell’entroterra di Albenga, tra la ligure Erli e la
cuneese Cerisola (minuscola frazione di Garessio), l’uomo di
Neanderthal fece la sua casa. Lasciando il Dna. Finchè arrivarono le
creature «anatomicamente moderne». I Sapiens.
Che cosa accadde è
ancora da capire. Cioè se si incontrarono, se gli uni cacciarono gli
altri o se ci fu una «ibridazione». Domande alle quali vogliono dare una
risposta gli studiosi della campagna internazionale delle università di
Genova, Montreal, Washington, Denver, Tubinga, Bologna e Ferrara, a cui
guarda ora anche il Polo culturale di Garessio. «La caverna è a meno di
3 km da noi - spiega Sebastiano Carrara, responsabile del Polo
garessino - e ci sentiamo coinvolti. Sabato incontreremo i referenti per
un tavolo di lavoro sulla val Neva».
L’Arma Veirana, triangolo di
due falesie appoggiate, custodisce molto materiale e, soprattutto,
tracce degli ultimi neanderthaliani, secondo gli esperti. Fabio Negrino,
dell’ateneo genovese, ricercatore di Preistoria e Protostoria, uno
degli otto professori e titolare della concessione di scavo, spiega :
«La grotta racconta del passaggio dal Paleolitico al Neolitico. Di
cacciatori e raccoglitori, che si spostarono. Lasciandoci centinaia di
frammenti di ossa, grasso cotto, strumenti di pietra». L’uomo di
Neanderthal si nutriva di carne, anche cotta, come dimostrano i resti di
grasso colato. Quasi fosse una cucina. E le tracce di cervi e cinghiali
macellati, catturati con il «corpo a corpo», lance e punte. «Poi ci fu
una rivoluzione umana, tecnologica e culturale - rimarca Negrino -. Le
frecce, per esempio, scagliate non con un arco, ma con un propulsore».
Un’altra
particolarità della caverna è che si trova nell’entroterra e non verso
la costa. In Piemonte ce n’è solo un’altra simile: la «Ciota Ciara» sul
Monte Fenera, in val Sesia. Ma è nell’Arma Veirana che gli esperti
cercano, per ora, di decodificare millenni di storia. E le campagne di
studio riprenderanno quest’estate.
I neanderthaliani hanno
lasciato il loro Dna. Che potrebbe essere esaminato nell’istituto
internazionale «Planck» di Lipsia, specializzato in paleogenetica, cioè
l’analisi del materiale genetico proveniente da antichi organismi. Il
direttore, Svante Pääbo, per primo ha studiato con la biologia
molecolare il Dna di mummie egizie e quello di Otzi (l’uomo preistorico
del Tirolo). E ha pure ipotizzato di ricostruire il patrimonio genetico
complessivo dell’uomo di Neanderthal. «Ora potrebbe stabilirsi un
contatto diretto con l’équipe», ipotizza Negrino. Archeologi e
paleontologi hanno rispolverato scovolini, lampade e quanto occorre per
«leggere» Arma Veirana. Pronti a tornare al lavoro.