Corriere 7.6.17
Teologia e psicoanalisi (lacaniana) Alleanza nel segno dell’umanesimo
di Marco Garzonio
Sono
lontani i tempi di anatemi e diffidenze tra Chiesa e psicoanalisi. Oggi
l’inconscio può essere ponte, non luogo di scontri. Scrive Pierangelo
Sequeri: «Tra istituzione religiosa e istituzione psicoanalitica si è
consolidato un assetto di reciproca convivenza, che fa largo spazio ad
un atteggiamento di rispettosa distinzione degli ambiti e — persino — di
virtuale ammissione di margini di cooperazione, nell’interesse di
soggetti con speciali difficoltà proprio nell’articolazione psichica
dell’esperienza religiosa». Da agosto Sequeri è preside del Pontificio
Istituto «Giovanni Paolo II» per gli studi su matrimonio e famiglia. Ce
lo ha voluto papa Francesco.
Al culmine d’un percorso quasi
ventennale «teoria psicoanalitica» e «ragione teologica» sono spinte
«dalla stessa parte», dice ancora Sequeri. All’inizio hanno giocato
sensibilità e interessi di docenti della Facoltà Teologica dell’Italia
settentrionale. A Milano si sono svolti corsi e ricerche sui rapporti
tra esperienza religiosa e psicologia del profondo, con predilezione per
Jacques Lacan perché meglio corrisponderebbe alle esigenze della fede,
visti i riferimenti lacaniani al «nome del Padre». Un dialogo nei
propositi non ristretto alla ricerca scientifica. Dai chiostri della
Facoltà s’è prospettato un percorso di cultura e responsabilità civili
da assumersi, cattolici e laici, nei confronti di un diffuso
disorientamento in fatto di valori alti a livello individuale e sociale.
Tanto che si parla oggi di una sorta di alleanza «nella difesa dello
spessore ontologico dell’essere simbolico e dell’essere pratico», nel
pronunciarsi «sul senso etico della psiche», scrive (ma lo sostiene da
anni) Sequeri.
Quando Bergoglio lo chiamò a Roma, Sequeri era
preside della Facoltà Teologica che Paolo VI volle a Milano fuori però
dalle mura della Cattolica. Una sofferenza per Giuseppe Lazzati, allora
rettore, che puntava a rilanciare l’ateneo dopo il Sessantotto
attraverso un dialogo tra scienze umane e teologia. Corsi e ricorsi di
storia e di fede!
Prodotto recente della scuola teologica milanese
è il libro di Rossano Gaboardi « Un Dio a parte» . Che altro? Jacques
Lacan e la teologia , pubblicato dalle Edizioni Glossa, l’editrice della
Facoltà. È l’esito di una tesi di dottorato: oltre seicento pagine,
rassegna densa di autori, testi, riferimenti a Lacan e seguaci e al
teologo Hans Urs von Balthasar. Dalla presentazione al volume abbiamo
tratto le citazioni di Sequeri intorno alla nuova «frontiera
dell’umanesimo», sulla quale sembrano dunque attestate oggi Chiesa e
psicoanalisi.
Poste le basi dalla teologia fondamentale, adesso la
sfida potrebbe allargarsi e coinvolgere altre branche del sapere
teologico, quali ad esempio la teologia pastorale e quella biblica. Si
pone per primo infatti un problema di linguaggio, trasmissione,
coinvolgimento sulle questioni che una corretta relazione tra fede e
psicologia del profondo può generare. Se non diventano parola parlata,
spezzata come pane della conoscenza, vissuta, condivisa, le parole dei
teologi che studiano la psicoanalisi rimangono per pochi addetti ai
lavori, autoreferenziali, lessico per iniziati.
La teologia
biblica poi è l’esempio della fecondità di approcci molteplici. Numerosi
specialisti già si servono di vari strumenti psicoanalitici per
comprendere le Scritture, le componenti umane e storiche dei testi
sacri, i pionieri della psicologia del profondo. Questi ultimi sarebbero
fuori luogo in soffitta, anche se Lacan li ha criticati con un
linguaggio al cui fascino la teologia fondamentale non sembra
indifferente.
La rivoluzione di Sigmund Freud, ad esempio, si
coglie se si ha il coraggio di affrontare con spirito libero e senza
pregiudizi l’essere ebreo del fondatore della psicoanalisi. Un lettore
della Bibbia può verificare come Talmud e modi di lettura del testo
siano importanti per comprendere L’interpretazione dei sogni .
L’ebraicità di Freud è un valore che avvicina in modo significativo il
cultore della psiche, che cerca di decifrare i contenuti inconsci
attraverso il mondo onirico, e il docente di critica testuale che fa
parlare la Parola tramite simboli e immagini.
Discorso simile può
essere fatto a proposito di Carl Gustav Jung. Dopo la pubblicazione del
Libro Rosso , nel 2010, Jung va riconsiderato, in specie dai teologi:
dall’apporto di questi potrebbe venire molto. Un esempio: il «processo
di individuazione», cioè la conoscenza e la realizzazione di sé poggiata
su riferimenti a Isaia e a Giovanni nel Libro Rosso , è versione
moderna e attuale dell’Imitatio Christi , in termini psicologici. Non
dimentichiamo che Jung fu psichiatra e in quanto tale ha vissuto in
prima persona le sofferenze estreme della psiche che disputa con Dio,
come Giobbe, o che del Creato coglie il vuoto, come Qoelet, e rischia di
sprofondarci. Sul dolore del singolo e del collettivo fede e
psicoanalisi insieme possono chinarsi e farsi prossimo all’uomo.