La Stampa 19.6.17
A sinistra fallisce la prova di unità
La platea anti-Renzi sfida Pisapia
All’assemblea
dei comitati del No al referendum accoglienza gelida per D’Alema e gli
ex dem Fratoianni: “Il progetto di Giuliano è incomprensibile”. Prodi:
basta lacerazioni, farò da Vinavil
di Alessandro Di Matteo
Se
non fosse per Matteo Renzi, probabilmente non si sarebbero mai
ritrovati nella stessa sala Massimo D’Alema e Marica Di Pierri,
l’attivista ambientalista con i capelli rasta che inveisce contro il
«capitalismo rapace». Al teatro Brancaccio di Roma va in scena il
tentativo di mettere insieme una lista di sinistra alle prossime
elezioni, o meglio uno dei tentativi visto che anche Giuliano Pisapia
lavora a un obiettivo teoricamente simile. L’ex sindaco di Milano non
c’è, e del resto da queste parti non è particolarmente amato: non gli
viene perdonato il sì al referendum voluto, e perso, da Matteo Renzi, e
non piace nemmeno quel canale che continua a mantenere aperto verso il
Pd. I padroni di casa sono Tomaso Montanari e Anna Falcone, gli
animatori dei comitati per il no al referendum che ora provano a
ripartire da quel successo per costruire «una vera coalizione civica di
sinistra». Lo fanno anche con la benedizione di D’Alema, che fa
esercizio zen per non raccogliere la diffidenza nei suoi confronti che
circola in platea.
La sala è piena, molti restano fuori. C’è
Sinistra italiana, Rifondazione, Pippo Civati, l’Arci. Si affaccia
Vittorio Agnoletto, Sergio Cofferati è assente per motivi di salute ma
manda un messaggio. Tutta gente che non vuole avere nulla a che fare con
Renzi e che guarda di traverso anche gli scissionisti Pd che provano a
fare da ponte con Pisapia. E poi, appunto, ci sono i bersaniani Miguel
Gotor e Roberto Speranza. «È gente che ha votato le riforme di Monti»,
mugugnano in tanti in sala.
Costruire la lista anti-Renzi è cosa
complicata. Ne sa qualcosa Gotor, che appena sale sul palco viene
interrotto da una militante: «D’Alema in prima fila è una presa in giro.
Lui, Bersani, Vendola… Il vecchio che ritorna», si sfoga la
contestatrice con i giornalisti dopo essere stata allontanata. Non è una
posizione isolata, Gotor ne ha la conferma quando invita tutti a
partecipare anche alla manifestazione che Mdp e Pisapia terranno il
primo luglio col titolo «Insieme»: di nuovo fischi, mormorii. Un clima
che preoccupa Arturo Scotto, ex Sel, ora in Mdp: «Dobbiamo dire no ai
veti. Con Renzi non c’è intesa possibile, ma non possiamo regalargli
Pisapia».
Montanari e la Falcone cercano di ammorbidire la platea
verso gli ex Pd, chiariscono anche che non ci sono veti nemmeno verso
chi ha votato sì al referendum, ma mettono anche le cose in chiaro: «Se
l’unica prospettiva della sinistra era allearsi al Pd di Matteo Renzi,
noi non avremmo nemmeno votato». Va bene tutto, ma Renzi no: bisogna
porsi in chiara alternativa al Pd. Forse per questo D’Alema resta
impassibile anche quando Montanari attacca i governi di centrosinistra,
quelli degli Anni 90 nei quali lui e Bersani erano ai posti di comando:
«L’inizio dello smontaggio della Costituzione, la riforma Treu, la
Turco-Napolitano, la guerra in Kosovo (gestita proprio da D’Alema come
premier, ndr), il conflitto di interessi nelle telecomunicazioni».
Verso
Pisapia c’è gelo e nessuno sembra ascoltare Romano Prodi che si
ripropone in versione «Vinavil» per rimettere insieme i pezzi del
centrosinistra diviso da «micidiali rotture personali». Lo chiarisce la
Falcone: «Non c’è nessun centrosinistra da unire, la terza via ha
fallito. Non vogliamo unificare la sinistra, vogliamo costruire la
sinistra che non c’è ancora». Montanari cita esplicitamente l’ex sindaco
di Milano: «Ci aspettiamo il primo luglio una risposta chiara». Bisogna
scegliere, è il senso, il Pd o la sinistra. Una richiesta simile a
quella di Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana. «Io il
progetto di Pisapia non l’ho ancora capito. Nessun veto ma a Renzi non
si può rispondere tornando a parlare di Ulivo, si rischia di sembrare
inutili…». Qualcuno, come Vincenzo Vita, ex Pd ora con Civati, dice
esplicitamente ciò che molti sperano: «Il dualismo con Pisapia si
risolverà perché Giuliano capirà che non c’è spazio accanto al Pd».