Corriere 19.6.17
Indagine sul tempo
Oscillante tra scienza e fede il meteo sta così diventando la religione dei nostri giorni
di Roberta Scorranese
Se
pensiamo che dalle previsioni meteo dipendono le nostre vacanze, il
prezzo del caffé, una miriade di voli internazionali quotidiani, i
risparmi di più di una persona negli Stati Uniti (sì, lì ci si scommette
in Borsa), la vittoria di un atleta ai Giochi Olimpici (gli allenamenti
di chi abita in alta quota sono diversi da quelli che vivono vicino al
mare) e persino il mercato dell’energia (in base alle previsioni meteo
chi governa decide, ad esempio, quanto gas acquistare), come
meravigliarsi dell’espressione «Piove, governo ladro»?
Il meteo è
politica. Meraviglia piuttosto il fatto che ancora oggi ci siano
previsioni sbagliate e che quelle attendibili a rigor di Ministero
dell’Aeronautica si fermino a cinque giorni. «Quelle che vanno oltre
sono cabala o giù di lì», precisa il colonnello Guido Guidi, popolare
meteorologo e tra gli ospiti dell’incontro Paura e coraggio del meteo , a
La Milanesiana 2017.
Ma allora, dato il numero impressionante
delle app meteo scaricate e visto l’interesse quasi ossessivo per
l’argomento (che si traduce in trasmissioni televisive e libri di
successo come Stato di Paura di Michael Crichton o nella proliferazione
di specialisti competenti e istrionici come Luca Mercalli), non è che
forse è proprio della cabala che abbiamo bisogno? Non è che sentiamo la
necessità di un rito antico quanto il mondo, quella danza della pioggia o
del sole che propiziavano raccolti e vite all’alba del pianeta?
Guidi
puntualizza: «Più che altro, la sensazione è che la gente abbia la
memoria corta. Inverni molto rigidi o estati molto calde si susseguono
anche a brevi intervalli di distanza, ma ogni volta è come se fosse una
grande novità». Alla quale proviamo a dare persino un nome mitologico:
Caronte, per esempio. Nulla di più distante dalla precisione dei modelli
matematici con i quali l’Ecmwf, il Centro Europeo per le previsioni
meteo a medio termine di Reading, in Inghilterra (il cui datacenter
arriverà presto a Bologna) è diventato il più affidabile del mondo.
«E
il modo in cui si prevede il tempo che farà è semplice — dice Guidi —:
si fa una fotografia il più possibile completa della situazione attuale e
poi si sviluppano proiezioni matematiche, perché il sistema del clima
obbedisce alle leggi della fisica e della chimica». E come nasce
l’errore? «Proprio da quella fotografia iniziale: se è incompleta, la
visione di partenza sarà sgranata e può annidarsi qui lo sbaglio. Perché
ci basiamo sui rilevamenti che arrivano dalle stazioni meteorologiche
sparse su tutto il pianeta. Se una zona, specie d’acqua, ne ha di meno,
ecco che abbiamo meno materiale sul quale fare proiezioni». Il salto di
qualità avverrà, dice lo specialista, quando saremo in grado di
utilizzare meglio e con maggiore uniformità i satelliti. Per ora, eccoci
pendenti dalle labbra dei meteorologi o dalle app che promettono
aggiornamenti addirittura orari. Paura e coraggio. Timore di fallire e
voglia di osare anche al di là dei confini della scienza. Tornando alla
politica, un altro ospite de La Milanesiana, lo scrittore francese
Olivier Rolin, ha scritto Il meteorologo (Bompiani) la storia di Aleksej
Vangengejm, comunista e anticipatore dell’energia eolica: popolarissimo
nell’Urss, fu mandato a morire da Stalin perché accusato di aver
provocato una carestia. Esecuzioni sommarie a parte, anche oggi la
responsabilità di chi prevede uragani e tifoni è enorme.
«Credo
che sia anche per questo potere invisibile che in tv queste figure
diventano quasi mitiche» osserva Duccio Forzano, regista che dal 2005 al
2016 ha curato la regia di «Che tempo che fa» su Rai 3. A La
Milanesiana Forzano presenterà il suo romanzo Come Rocky Balboa
(Longanesi) e racconterà come e perché la pioggia gli dà coraggio,
mentre il sole no. La meteoropatia, allargando il concetto, influisce
sulla vendita dei medicinali, mentre Andrea Giuliacci nel suo Il meteo
dalla A alla Z spiega che dalle previsioni estive dipende finanche il
fatturato del settore automobilistico: si venderanno più o meno
decappottabili. E infine, come avremmo fatto a godere di un dipinto (di
arte parlerà Arturo Carlo Quintavalle) come La Tempesta di Giorgione
senza quella tensione che nasce dal temporale imminente?