sabato 17 giugno 2017

La Stampa 17.6.17
La vicenda del ministro Lotti peserà ancora sulle elezioni
di Marcello Sorgi


Alla fine il Pd ha deciso di chiudere - in Parlamento almeno - il caso Consip, che coinvolge il ministro Lotti e il padre di Renzi, Tiziano, facendo saltare la testa dell’amministratore delegato della concessionaria dello Stato per gli acquisti, Marroni. Di qui a poco, infatti, incalzato da una mozione di sfiducia di Quagliariello e Augello, il Senato si sarebbe trovato a discutere delle accuse di Marroni a Lotti, smentite dal ministro, che per questo passaggio dell’inchiesta è già stato fatto oggetto di una mozione di sfiducia, poi respinta. Più insidiosa e più facile da far passare in aula, con l’effetto sostanziale di una seconda sfiducia, si presentava adesso quella di Quagliariello, che puntava ad approfondire la divergenza tra Marroni e Lotti: o sono false le accuse dell’ad, che sostiene di essere stato avvertito dell’indagine che lo riguardava dal ministro, o è falsa l’autodifesa di Lotti, sostiene Quagliariello. È per questo che il Pd ha puntato sulle dimissioni di Marroni, in modo che in Senato non si debba tornare a discuterne.
L’inchiesta nata da un caso di corruzione di un funzionario Consip reo confesso si divide in due tronconi. Uno è appunto quello dell’appalto su cui sarebbe stata pagata una tangente, nel quale era stato coinvolto anche il padre di Renzi, a causa di un’intercettazione poi rivelatasi falsa e costruita da un ufficiale dei carabinieri, inquisito a sua volta. L’altro è quello che riguarda Lotti e Marroni, circoscritto alla presunta rivelazione dell’indagine in corso, di cui l’ad sostiene di essere stato avvertito dal ministro. Ma è chiaro che la discussione sulla mozione Quagliariello non si sarebbe limitata a quest’aspetto e avrebbe dato la stura a un dibattito su tutto il caso che Renzi si risparmia molto volentieri, in piena campagna elettorale per le amministrative.
Sarà dunque direttamente il Pd, con un’iniziativa del presidente dei senatori Zanda, a chiedere al governo di far fuori Marroni. Con piena soddisfazione di Quagliariello, che ottiene il risultato che si era prefisso senza neppure dover aspettare il voto sulla mozione, e con i 5 stelle che si augurano che lo stesso Marroni, silurato per cause di forza maggiore, non voglia rinunciare al suo ruolo di accusatore di Lotti. Al di là di queste aspettative, è evidente che l’inchiesta sulla Consip è destinata ancora a pesare, fin quando non arriverà alle conclusioni, sulla vigilia elettorale: su quella breve dei prossimi ballottaggi e su quella, non si sa quanto lunga, delle prossime elezioni politiche.