giovedì 15 giugno 2017

La Stampa 15.6.17
Il fattore Prodi per moltiplicare i voti
Pisapia punta agli incerti vicini al Pd
Il Professore si sfila: “Sono un felice pensionato, sbaglia chi immagina il mio ritorno” Ma l’ex sindaco di Milano cerca la sua benedizione per riunire il centrosinistra
di Fabio Martini


Una battuta mal riuscita di Giuliano Pisapia su Romano Prodi non ha compromesso il rapporto tra l’ex sindaco di Milano e il Professore e anzi la manifestazione con la quale il primo luglio sarà lanciato “Insieme” (il nuovo soggetto politico destinato a far concorrenza al Pd), si svolgerà nel luogo simbolicamente più caro a Prodi: piazza Santi Apostoli. Da lì, nel 1996, partì per la prima volta il pullman dell’Ulivo, in quella piazza si sono festeggiate le uniche due vittorie del centrosinistra in Italia e su quella piazza si è affacciato per 12 anni lo studio romano del Professore. Certo, la simpatia umana e politica che lega Prodi e Pisapia, leader in pectore dell’area, non è ancora un solido patto politico, ma l’ex sindaco di Milano ci punta forte. Perché è convinto che una «benedizione» del Professore avrebbe l’effetto di suscitare un «effetto-Prodi» su una parte di elettorato.
Due sere fa, con quel tratto di impoliticità che gli è proprio, Giuliano Pisapia, parlando a “La7”, ha quasi richiamato in campo Romano Prodi, che però è fuori dalla politica attiva da 10 anni: «Ci vorrebbe - ha detto l’ex sindaco - qualcuno che ha vinto contro il centrodestra unendo la sinistra, ci vuole una personalità sopra le parti. Prodi se fosse disponibile a candidarsi a Palazzo Chigi ci metterei la firma, però mi sembra che lui non sia disponibile». Per un personaggio come Pisapia, che dovrebbe conoscere le regole del mondo dell’informazione, usare il condizionale su un’ eventuale disponibilità di Prodi a ripresentarsi per la guida del Paese, è stata un’ingenuità della quale lui stesso si è subito reso conto. Tanto è vero che appena conclusa la registrazione della trasmissione “DiMartedì”, Pisapia ha telefonato al Professore, anticipandogli quel che aveva detto.
E ieri, presentando a Roma il suo libro “Il piano inclinato”, ai cronisti che lo incalzavano, Prodi ha dato la risposta più scontata: «Non tornerà l’Ulivo e non sarò candidato premier». E ha spiegato: «Sono un felice pensionato» e «si sbagliano» quelli che immaginano un ritorno in campo. Ma prima di congedarsi, il Professore ha rilanciato un assist verso Pisapia: «Non sono l’unico in grado di unire il centrosinistra».
E dunque l’ambizione dell’ex sindaco di Milano resta intatta: contare sul Professore come patron del nuovo soggetto politico di centrosinistra che dovrebbe radunare le forze alla sinistra del Pd (Bersani, Pippo Civati, movimenti civici e ambientalisti) ma senza rinchiudersi in un’«operazione di testimonianza», dando vita ad «una sinistra ragionevole» e non «rancorosa», che sia capace di allargarsi fino a personalità come Enrico Letta e come Romano Prodi.
La scommessa di Giuliano Pisapia e di Bruno Tabacci, grande amico del Professore, è riuscire ad attivare un «fattore Prodi». una sorta di calamita elettorale in grado di trascinare verso “Insieme” i tanti elettori incerti che gravitano attorno al Pd. Nessuno pensa che la collocazione di Prodi garantisca una precisa percentuale elettorale, ma che possa agire da “reagente” e da moltiplicatore. Una scommessa incoraggiata da un sondaggio riservato. Racconta Roberto Weber, capofila dell’istituto Ixè: «Prodi può esercitare influenza sui giornali e su una porzione di elettorato più sofisticato ed è difficile immaginare un effetto di massa. Ma attenzione: un recentissimo sondaggio ci ha fornito un risultato sorprendente. Abbiamo chiesto ai cittadini-elettori di indicarci, oltre al partito “preferito”, anche la loro seconda scelta. Bene, mentre tutti i partiti sono saliti dell’8 per cento potenziale sulla base di questa seconda opzione, la formazione alla sinistra del Pd è lievitata di tre volte tanto rispetto agli altri. Con una potenzialità di crescita altissima, inattesa e superiore a quella delle altre forze politiche. E questo dimostra un altro dato che fa riflettere: quello di un elettorato Pd instabile e fragile».