il manifesto 15.6.17
Intervista a Anna Falcone
«Un’alleanza popolare per la democrazia e l’uguaglianza»
«Prima il programma, la sinistra parla solo di leadership»
«Pisapia? Non capisco come possa convergere con il Pd. Non c’è D’Alema dietro di noi
Il
nostro non è un partito né un movimento, ma un percorso democratico.
Terremo un dibattito aperto. Il programma concreto verrà scritto nelle
assemblee territoriali»
di Daniela Preziosi
Per
quasi tutto il tempo dell’intervista tiene in braccio la piccola Maria
Vittoria che gorgheggia. La bimba è nata un mese dopo il referendum del 4
dicembre. Quello in cui Anna Falcone, avvocata, calabrese, di famiglia
socialista – non craxiana – è stata in prima fila. «L’anti Boschi»,
hanno scritto di lei. «È competente ed efficace» dicono i suoi compagni,
quasi tutti di un’età rispettabile (lei ha passato da poco i quaranta).
È anche una bella donna. Mezzo sorriso: «Chi mi ascolta non bada alla
mia faccia». Falcone è firmataria, con lo storico dell’arte Tomaso
Montanari, di un documento intitolato «Un’alleanza popolare per la
democrazia e l’uguaglianza» che lancia l’appuntamento civico del 18
giugno al Brancaccio.
«Una sola sinistra», avete scritto, «in una
sola lista». Conosce la tradizione di conflitti in quest’area. Come
pensate di unirla?
Prima di una lista abbiamo chiesto una
convergenza su un percorso unitario. Crediamo che le tante anime della
sinistra ma anche le forze civiche, spesso cuore di tante iniziative di
successo, possano convergere su alcuni punti. Prima del nostro appello a
sinistra c’era un dibattito tutto incentrato sulle leadership e poco
sui programmi. Vogliamo mettere insieme un’area della sinistra più
sinceramente democratica – io non ritengo il Pd un partito di sinistra –
per dare una risposta alle diseguaglianze e al senso di ingiustizia
diffuso. Con il 18 iniziamo un percorso partecipato individuando
cinque-dieci punti.
Come li sceglierete?
Terremo un
dibattito aperto. Stiamo raccogliendo i contributi, ogni partecipante
avrà una scheda. Il programma concreto verrà scritto nelle assemblee
territoriali. Noi ci facciamo garanti che siano aperte e democratiche.
Noi cioè lei e Montanari?
Noi due, due innamorati della costituzione e convinti che Davide può sconfiggere Golia. Il 4 dicembre è già successo.
Voi
siete «civici», ma avete raccolto il sì entusiasta dei piccoli partiti:
Sinistra italiana, Prc, Pci, Possibile, alcuni socialisti. Come
eviterete l’eterna diatriba fra civici e politici?
Non forzeremo
nessuno. Chiediamo di aderire ad un progetto. Il nostro non è un partito
né un movimento, ma un percorso democratico. Chi è d’accordo con i
punti andrà avanti. Qualcuno forse vorrà aderire dopo. La nostra non è
una scelta di potere, ma di concretezza e costruttività.
Come sceglierete i candidati?
Individueremo
insieme i metodi democratici. Partiremo anche da segnalazioni
spontanee, di persone valide, anche senza identità politica definita.
Insomma farete le primarie?
Questo
termine è stato svalutato da Renzi. Nel Pd le primarie sono diventate
un modo per aderire a una scelta indicata dalla segreteria. Ma la
selezione sarà democratica, il voto di uno varrà uno. Magari troveremo
un metodo più trasparente. Vogliamo fare un upgrade della democrazia.
Pisapia
invita Renzi a fare le primarie. Mdp invita voi a partecipare alle
primarie della sinistra. Potreste aderire, almeno a queste ultime?
Prima
bisogna intendersi: una selezione democratica si fa se si è d’accordo
sui fondamentali. Sfidarsi fra idee di società opposte è inutile e anche
un tradimento. Al centro del nostro lavoro c’è l’applicazione della
Costituzione.
Insomma ci starete?
Con Renzi mai. Pisapia
invece si rivolge a un mondo con cui possiamo condividere una vasta
parte del nostro programma. Per questo mi stupisce che proponga le
primarie a Renzi. Non credo che possa convergere con il Pd che ha
aumentato le diseguaglianze, aggravato la perdita dei diritti e
sostituito le politiche sociali con i bonus. Noi siamo su un orizzonte
alternativo. Con Pisapia può iniziare un discorso, ma prima dobbiamo
parlare dell’orizzonte.
Pisapia chiama il mondo a cui si rivolge «centrosinistra», e si rivolge a Prodi.
La
categoria del centrosinistra è superata, oggi anche i molti cattolici
chiedono politiche molto più di sinistra. Papa Francesco ne è l’emblema.
Detto questo, noi ci rivolgiamo a cittadini, non a singole personalità.
Intanto però la sinistra litiga. Credete di avere il vaccino per questa malattia?
Avevamo
due scelte: o non fare nulla o lanciare una sfida e chiedere a chi
sente la nostra esigenza di lavorare con noi. Non ci mettiamo a capo di
niente. Sappiamo che la strada sarà difficile e accidentata. Ma ci sono
dei momenti della vita in cui bisogna prendersi delle responsabilità.
Il primo luglio sarete a piazza Santi Apostoli con Pisapia?
Noi lo abbiamo invitato il 18 giugno, se da parte sua c’è una volontà di dialogo bene. Non dipenderà da noi.
Lei ha partecipato al lancio di Art.1. C’è chi dice che dietro di voi c’è D’Alema. È così?
Se
è dietro di noi, non ce ne siamo accorti. Non ho nessun rapporto
personale con D’Alema, mi avevano invitato per avere la voce di una
giovane giurista del No.
Di liste civiche lei ha già un certo know
how. Si è candidata con Ingroia. Ingroia, icona dei giustizialisti, lei
avvocata garantista.
Ma il guaio non fu quello. Quel processo si
inceppò sulla democrazia: non fummo noi a scegliere il leader né i
candidati. Invece era una lista partita dal basso. Ero stata indicata
dalle assemblee calabresi, fui candidata in Sicilia e in Lombardia, alla
fine feci la campagna per spirito di servizio.
Oggi Ingroia fa appello ai 5 stelle. Voi con i 5 stelle in che rapporti siete?
Al
momento nessuno. Hanno avuto il merito di interrompere l’assetto
incrostato della politica italiana. Ma sono tutti incentrati sulla
richiesta di onestà e trasparenza. Che non basta. Noi chiediamo
rappresentanza per tutti quelli che si sono impoveriti, la classe media
scivolata in precarietà, per i diritti costituzionali.
Con voi invece ci sarà Luigi De Magistris, con cui lei ha collaborato.
No,
ero stata indicata nel cda della Bagnolifutura. De Magistris
parteciperà alla nostra assemblea. Con Dema c’è un rapporto e una
sintonia, ma anche loro decideranno come tutti in che termini
partecipare. Ma ci auguriamo che siano una parte importante del nostro
progetto.
Vi rivolgete al popolo del No. Pisapia e Enrico Rossi hanno votato sì. Non li volete?
Non
abbiamo mai escluso chi ha votato Sì. Il punto è un altro: perché lo
hanno fatto? Perché hanno creduto nella favola di Renzi oppure perché
hanno creduto in un progetto che andava a toccare i principi
fondamentali della Carta? E ora chiediamo: «Vi riconoscete
nell’obiettivo prioritario dell’attuazione della Costituzione?». Noi non
siamo i censori di nessuno. La discriminante sta nell’aderire a questo
progetto e essere credibili.
Vuol dire che chi ha votato Sì per voi non è credibile?
Lo decideranno le persone che aderiranno a questo progetto. Ognuno si presenterà con la sua storia.