La Stampa 11.6.17
Cuperlo: “Renzi è confuso
Io e altri parlamentari Pd presto incontreremo Pisapia”
Il deputato della sinistra dem: “Alleanza anche con Bersani Sulla legge elettorale si torni a lavorare in commissione”
intervista di Andrea Carugati
Onorevole Gianni Cuperlo, ora a sinistra vi siete svegliati seguaci di Corbyn come ieri di Obama e Zapatero?
«Importare
modelli è una sciocchezza. Quel voto dice che speranze e bisogni alla
fine si impongono. Un leader di 70 anni senza camicia bianca ha
riportato al Labour la generazione più umiliata. E’ questo che dovrebbe
suggerire lucidità e una lettura di dove si vuol condurre il primo
partito del centrosinistra. Purtroppo sembrano carenti entrambe».
Dopo
il flop della legge elettorale simil tedesca alla Camera, ora Renzi
sembra guardare nuovamente a una alleanza di centrosinistra. Lei è
favorevole?
«Ho invocato il centrosinistra per anni e se ci
arriviamo brindo ma non mi bendo gli occhi e dico che oggi Renzi segue
una rotta confusa. Ha spinto per il voto subito anche a costo di
archiviare l’identità del Pd in vista di un governo con Berlusconi. Ora
apre a Pisapia dopo mesi in cui ha fatto l’opposto. Quel campo aperto,
largo, civico che solo tre giorni fa pareva rimosso vorrei capire come
lo si vuole rifondare».
Lo dica lei.
«Intanto con Pisapia il dialogo va fatto davvero. E con un gruppo di parlamentari Pd lo incontreremo nei prossimi giorni».
Per fare cosa?
«Il
centrosinistra non è una somma di sigle o l’accordo di un ceto
politico. Spetta al partito più grande gettare ponti, evitare rotture,
ma poi il tema riguarda tutti. Da dove si riparte? Una carta condivisa,
il migliore governo nelle città dove spero che oggi gli elettori ci
diano fiducia, un movimento dal basso che riapra la questione sociale? O
magari da primarie di coalizione? I cantieri aperti ci sono, le
officine di Pisapia, una sinistra nel Pd che ha scommesso su una
ripartenza. Io dico uniamo le forze, le risorse, perché il momento è
adesso».
Sulla legge elettorale ritiene che si debba continuare a lavorare sull’ipotesi tedesca? O puntare su formule maggioritarie?
«Una
classe dirigente non butta la palla fuori dal campo. Si torni in
commissione e si cerchi una soluzione. I paletti ci sono, rappresentanza
e governabilità recuperando la via di coalizioni da dichiarare prima
del voto».
Tutto fa pensare che sia molto difficile tornare al
maggioritario. E Orfini ha ribadito che col proporzionale le alleanze si
fanno dopo il voto.
«Ma ci rendiamo conto del balzo logico da una
cultura iper maggioritaria al proporzionale senza un correttivo? Si può
rinsavire un istante e restituire valore alla ricerca di una mediazione
saggia nell’interesse della democrazia e non dei singoli?».
Il nodo Mdp. Renzi pare rivolgersi esclusivamente all’ex sindaco di Milano.
«Il
tema riguarda per primi noi, l’identità del Pd. La scommessa di
sfondare al centro abbandonando principi e contenuti della sinistra è
fallita. Il Pd è riuscito a litigare con tutti e a chiudersi in un
isolamento dannoso. A questo punto non basta dire che su ius soli,
tortura o fine vita andremo diritti. Dobbiamo correggere l’errore sui
voucher, ridare nerbo a principi di eguaglianza, equità fiscale,
investimenti per crescere. Senza questo il piano inclinato ci farà
rotolare a valle e in molti non siamo disposti a farlo».
Con Bersani e gli altri è possibile per voi fare alleanze?
«Dico
che si può e si deve. In questi anni a Renzi non ho risparmiato
critiche ma nel Pd finora ho scelto di rimanere per sostenere le mie
ragioni. Rispetto chi è uscito, ma senza la forza più grande è molto
difficile costruire un centrosinistra di governo. Renzi non può
concedere patenti a nessuno e io mi batto perché cambi strategia. La
sinistra non vince sui veti ma se ricostruisce l’unità su una linea che
parli e conquisti una maggioranza. Tra le due cose c’è la stessa
distanza che separa la politica da Edmond Dantès».
Dopo lo strappo
con Alfano, e in questo clima, ritiene possibile arrivare al 2018 e
varare una buona legge di Bilancio con questa maggioranza?
«Non so se sia possibile. So che è necessario».