lunedì 19 giugno 2017

internazionale 17.6.17 
L’opinione
Il diritto di decidere
The Economist, Regno Unito
Poter scegliere di morire secondo i propri desideri significa avere una vita migliore, fino alla fine

Nel 1662 un merciaio londinese appassionato di numeri pubblicò la prima statistica sulla morte. Tra le cause John Graunt elencava il “male del re” (scrofolosi), una malattia tubercolare che, si diceva, poteva essere curata dal tocco del sovrano. Il libro di Graunt apre una finestra sull’imprevedibilità della morte e sul terrore che suscitava prima della medicina moderna. La morte arrivava prestissimo: fino al novecento un essere umano viveva in media più o meno quanto uno scimpanzé. Oggi la scienza e lo sviluppo economico hanno fatto sì che nessun mammifero di terra viva più a lungo di noi. Ma una conseguenza non voluta è che la morte è diventata un’esperienza medica. Nell’ultimo secolo il modo, il momento e il luogo in cui si muore sono cambiati. Fino agli anni novanta in tutto il mondo metà dei decessi era causata da malattie croniche, nel 2015 i due terzi. Spesso nei paesi ricchi la morte avviene dopo anni di deterioramento delle funzioni vitali. In due terzi dei casi arriva in ospedale o in una casa di cura, spesso dopo un disperato crescendo di cure. Quasi un terzo degli statunitensi che muoiono dopo i 65 anni ha passato, negli ultimi tre mesi di vita, un periodo in un’unità di terapia intensiva. Circa un quinto ha subìto un intervento chirurgico nell’ultimo mese. Cure palliative Questo zelo può essere straziante. I malati di cancro che muoiono in ospedale di solito soffrono di più e sono più stressati e depressi di quelli che si spengono in una casa di cura o in casa. È più probabile che le loro famiglie litighino con i medici e tra loro, che abbiano disturbi post-traumatici da stress e impieghino più tempo a superare il lutto. Ma, soprattutto, le persone non vogliono una morte medicalizzata. Tutti preferirebbero morire liberi dal dolore, in pace, circondati da familiari e amici senza diventare un peso. Non tutti sono in grado di brindare all’arrivo della morte con lo champagne come lo scrittore russo Anton Čechov. I desideri di quando si sta bene possono cambiare quando la fine si avvicina. Morire in casa è meno desiderabile se tutte le attrezzature mediche sono in ospedale. Una cura che sembra insopportabile può diventare il minore dei mali se l’alternativa è la morte. Alcuni pazienti vogliono lottare finché c’è speranza. Ma spesso i malati sono sottoposti a trattamenti troppo duri nonostante i loro ultimi desideri. In genere questo succede quando i medici fanno “tutto il possibile”, come gli è stato insegnato, senza chiedere alle persone cosa preferiscano o senza assicurarsi che il paziente abbia capito la prognosi. Quasi tutti gli oncologi che visitano molti malati terminali ammettono che nessuno gli ha mai insegnato a parlare con questo tipo di pazienti. L’Economist chiede la legalizzazione della morte assistita per permettere ai malati terminali in grado d’intendere e di volere di morire come vogliono. Il diritto di morire è solo uno degli aspetti di un’assistenza migliore alla fine della vita. Per dare alle persone la morte che dicono di volere, la medicina deve prendere pochi e semplici provvedimenti. Servono più cure palliative. È un settore trascurato della medicina, che si occupa del sollievo dal dolore e da altri sintomi – come la difficoltà di respirare – ma anche dell’assistenza psicologica ai malati terminali. Buona parte dell’assistenza ai malati cronici dovrebbe essere praticata fuori dagli ospedali, quindi alcuni fondi pubblici per la sanità dovrebbero essere trasferiti ai servizi sociali. Da quando è nascosta negli ospedali e nelle case di cura, la morte è meno familiare. I politici non ne parlano: temono di essere accusati di voler istituire “commissioni” per decidere chi deve morire e quando. Ma la capacità di parlare in modo sincero con chi sta per spegnersi dovrebbe fare parte della medicina moderna così come l’abilità di prescrivere farmaci o aggiustare le ossa rotte. Una morte migliore significa una vita migliore, fino alla fine.