internazionale 17.6.17
La sinistra francese non c’è più
di Laurent Jofrin, Libération, Francia
La sinistra è morta? Così sembra. Al primo turno delle elezioni legislative francesi il Partito socialista è crollato, l’estrema sinistra è rimasta marginale e La France insoumise di Jean-Luc Mélenchon, dopo l’exploit alle presidenziali, è stata ridotta a un ruolo minoritario. Se ne può dedurre che il concetto stesso di sinistra si è dissolto, superato da altri tipi di opposizioni. Quelle a cui fa riferimento En marche!, il partito del presidente Emmanuel Macron: Europa contro stati, apertura contro chiusura, progressismo contro conservatorismo. O quelle proposte dal Front national: popolo contro oligarchia, alto contro basso. Il macronismo finirà per assorbire e neutralizzare il vecchio ideale di sinistra democratica? Su alcuni punti è già in corso una fusione. En marche! vuole una moralizzazione della vita politica, più fondi per l’istruzione, un’Europa che protegga meglio i suoi cittadini, una ripresa dell’economia, frontiere aperte, una società libera e un calo della disoccupazione. Se manterrà le promesse sarebbe assurdo lamentarsi. Tuttavia una questione cruciale continua a dividere conservatori e progressisti: l’ingiustizia sociale, alimentata dalla stessa efficacia del mercato. Su questo punto En marche! promette di non fare nulla. Il nuovo governo prevede un tetto alle indennità di licenziamento, vuole sopprimere la tassa patrimoniale sui guadagni in borsa, si mostra indifferente di fronte all’eccessivo potere della finanza, auspica una maggiore flessibilità del mercato del lavoro, accetta gli assurdi stipendi che la classe dirigente assegna a se stessa. Insomma, vorrebbe assorbire la sinistra ma assume una posizione di centrodestra. E allora si può azzardare una previsione: la globalizzazione liberista, che il macronismo vorrebbe addomesticare, susciterà sempre una forte opposizione e la richiesta di una società più giusta, dove ai potenti vengono imposti dei limiti e le trasformazioni del paese sono controllate da una forza progressista. Una forza da ricostruire, che eviti promesse impossibili da mantenere e ostilità superficiali, che non confonda riflessione e insulto, socialismo e semplicismo. Una sinistra che sostenga un progetto a lungo termine ma che abbia anche un programma concreto. Una sinistra che punti all’unità, al di là delle liti transitorie. Una sinistra che non dimentichi la sua lunga storia, né quanti ancora si richiamano al socialismo, per gestire il presente e progettare il futuro. u f