Il Sole Domenica 11.6.17
Non chiamateli Presocratici
I primi
filosofi greci non furono semplici precursori di Socrate ma veri
pionieri in materia di conoscenza dell’universo, ontologia e
argomentazione
di André Laks e Glenn W. Most
Presocratici
sono sempre stati interessanti, ma oggi sembrano destare un grande
fascino e rivelarsi stimolo e punto di riferimento sempre più importante
per la riflessione filosofica professionale nel mondo. Ogni anno
appaiono numerose autorevoli monografie su singoli presocratici o
sull’eredità della prima filosofia greca così come nuove edizioni e
traduzioni, e l’International Association for Presocratic Studies, che
accoglie centinaia di specialisti da tutto il mondo, ha celebrato lo
scorso anno in Texas il suo quinto congresso biennale. Ma i primi
filosofi greci sono anche diventati oggetto di grande interesse fuori
dall’università, specialmente in Italia: pensiamo all’Eleatica,
istituita dalla Fondazione Alario ad Ascea Marina e dedicata dal 2004
allo studio di Parmenide e Zenone, o al Festival della Filosofia in
Magna Grecia che è giunto nel 2016 alla sua 22esima edizione, o
all’eccitazione generale provocata da straordinarie scoperte quali il
papiro di Derveni o il papiro di Strasburgo di Empedocle.
Molteplici
sono le cause di questa vera e propria infatuazione. Innanzittutto, i
Presocratici sono all’origine delle pratiche intellettuali profondamente
nuove che si perpetuano fino ai nostri giorni con il nome di
“filosofia” e di “scienza”, termini che non facevano ancora parte del
loro vocabolario. Tra di loro vi sono grandissimi scopritori in materia
di conoscenza dell’universo, di ontologia, di argomentazione. Poi,
siccome essi si situano per definizione “prima”, possono facilmente
ergersi a modelli per coloro che, per una ragione o per un’altra,
giudicano che il pensiero occidentale abbia preso un corso sbagliato, a
partire da Socrate e più ancora da Platone. E così Nietzsche, il quale
non è estraneo alla diffusione della denominazione “Presocratici”, ha
fatto di Socrate il primo rappresentante di una modernità decadente,
ottimista e democratica alla quale ha potuto miticamente opporre quelle
grandi individualità aristocratiche, ancora comprese di una visione
tragica del mondo, per lui più giusta, che erano Anassimandro, Eraclito,
Parmenide o Empedocle. Nella sua scia, Heidegger ha percepito in quelli
che chiamava «i pensatori degli inizi» una apertura premetafisica al
mondo che alludeva anche a un possibile superamento della metafisica. E
infine anche uno spirito pur contrario ai vaticini heideggeriani come
Karl Popper ha potuto richiamarsi ai Presocratici, le cui audaci ipotesi
scientifiche gli sembravano illustrare in modo paradigmatico la logica
della scoperta scientifica.
Ma c’è, accanto a queste due ragioni
di fondo, una terza ragione per il fascino che i Presocratici non
possono non suscitare e che riguarda il modo in cui essi ci sono stati
tramandati. Infatti le opere dei Presocratici che ci sono note, tranne
qualche eccezione, sono sottoforma di frammenti, il più delle volte
pochi e assai brevi. Certo non si può che deplorare questa grande
perdita; mentre, d’altra parte, lo stato frammentario stesso della
documentazione ci sottopone a sfide appassionanti. Ricostruire il
pensiero dei Presocratici è un esercizio d’immaginazione controllata che
incoraggia la riflessione metodologica. È proprio su questo punto e non
solo sulle questioni interpretative che la nostra edizione ha cercato
di apportare novità.
Per meglio comprendere in cosa consistono le
novità, è subito necessario tenere presente che i frammenti in questione
sono di due tipi. Da una parte, vi è una serie di citazioni verbali che
rimandano all’opera originale. Questi sono dei brani staccati da un
insieme ormai perduto, che ci sono pervenuti il più delle volte grazie
alle citazioni che ne hanno fatto altri autori, in qualche raro caso in
seguito a scoperte papirologiche. E d’altra parte ci sono dei sunti,
delle parafrasi, delle allusioni, delle critiche, in breve tutto un
insieme di testimonianze dovute ad autori vissuti nel corso dei secoli
successivi, tra il VI e il V secolo a.C. e il VI secolo d.C. Le nostre
fonti d’informazione sono dunque a volte assai parziali e assai
eterogenee. Come farne una presentazione che renda tutto questo chiaro?
La
prima raccolta scientifica di questi frammenti, i Fragmente der
Vorsokratiker di Hermann Diels, è datato 1903. Nella versione rivista da
Walter Kranz tra il 1934 e il 1951, questo lavoro è diventato
l’edizione di riferimento e il pilastro di tutti gli studi presocratici
moderni. Non è l’intenzione della nostra raccolta di sostituirla ma
piuttosto, attraverso diverse innovazioni maggiori, di rendere più
intelligibile e più fruibile la natura del materiale di cui disponiamo.
Alcune di queste innovazioni comportano semplicemente un aggiornamento
della raccolta nei termini del corrente stato delle conoscenze: abbiamo
aggiunto certi testi che sono stati scoperti dopo l’ultima edizione di
Diels-Kranz e abbiamo corretto tutti i testi riprodotti sulla base delle
migliori edizioni recenti disponibili. Altre innovazioni servono solo a
renderne più facile l’uso, sia per studiosi, professori e studenti che
vogliano orientarsi facilmente in questo materiale complesso e
difficile, sia anche per non addetti ai lavori che vogliano sapere
quello che dicevano Eraclito, Parmenide o i pitagorici. E dunque noi
abbiamo tradotto non solo le citazioni verbali esatte dei presocratici,
come aveva fatto Diels, ma anche i resoconti del loro pensiero e delle
vicende personali come riportati da altri autori dell’antichità,
compresi quelli che hanno scritto in armeno, in siriano, in arabo e in
ebraico. Perciò quella di Diels-Kranz resterà un’edizione di
riferimento, ma la nostra sarà l’edizione che i più consulterano per
prima.
Oltre i punti già indicati, le nostre più significative
innovazioni crediamo siano tre: 1) abbiamo deciso di includere non solo
tutti i materiali che consentissero, per quanto possibile, di
ricostruire il vero pensiero dei primi filosofi greci, ma anche, almeno
in linea di massima, quelli che ci rivelano la storia della loro
ricezione nella filosofia e nella cultura letteraria greca antica dal
loro tempo fino alla fine dell’antichità. Diels senz’altro conosceva
tutti, o quasi tutti, quei testi che pubblichiamo nella sezione
etichettata con la R (che sta per Ricezione) della maggior parte dei
filosofi presocratici, ma li escludeva dalla sua raccolta forse perché
li considerava irrilevanti per la ricostruzione di ciò che quei primi
filosofi avevano veramente pensato. Noi abbiamo mantenuto il suo
obiettivo di tentare un recupero, per quanto possibile, delle loro
effettive idee, ma abbiamo imparato dallo sviluppo di decenni di studi
sulla ricezione quanto sia importante cercare di correlare i documenti
che ci restano del passato alle tradizioni interpretative più tarde che
li hanno trattati esegeticamente, criticamente, polemicamente o in
qualsiasi altro modo. Per questo la nostra edizione costituisce
l’ennesimo capitolo nella storia della ricezione dei Presocratici. 2)
Abbiamo scelto di rompere con la tradizione che fa di Socrate la figura
perno per il prima e per il dopo, dedicandogli un capitolo che permetta
di ricollocarlo cronologicamente e intellettualmente tra i suoi
contemporanei. Tale scelta, che ha delle conseguenze storiografiche
importanti, spiega che noi non abbiamo parlato di “filosofi
presocratici”, ma degli “inizi della filosofia greca” o, in inglese, di
Early Greek Philosophy. 3) Infine, abbiamo fornito al lettore, in
mancanza di interpretazioni esaurienti nostre, una doppia griglia di
lettura per orientarsi nel dedalo dei testi: da una parte, organizzando
in maniera sistematica i testi servendosi di numerosi titoli e
sottotitoli, e d’altra parte fornendo un glossario esplicativo
dettagliato di una lunga serie di nozioni intorno alle quali si è
organizzato il pensiero dei primi filosofi greci. Speriamo così di aver
fornito un’edizione che possa rivelarsi utile e durare negli anni.
André Laks e Glenn W. Most (a cura di),
Early Greek Philosophy , Loeb Classical Library, 9 volumi (Cambridge, MA - London: Harvard University Press), ogni volume $26
André
Laks and Glenn W. Most (a cura di), Les débuts de la philosophie
grecque (Parigi, Fayard), € 70, vincitore del premio Desrousseaux 2017
dell'Association des Études grecques