venerdì 16 giugno 2017

Il Sole 16.6.17
Accordo europeo sugli aiuti ad Atene
Dall’Eurogruppo 8,5 miliardi, ogni decisione sul debito è rinviata dopo giugno 2018
di  Beda Romano


Lussemburgo Dopo lunghe trattative, i creditori della Grecia hanno concesso ieri ad Atene nuovi aiuti: 8,5 miliardi di euro nell’ambito del terzo piano economico di cui gode Atene dal 2015. Quanto a nuove misure di alleggerimento del debito greco, la questione è stata rinviata alla fine dell’attuale programma di aggiustamento, nel 2018. Gli impegni su questo fronte hanno però convinto il Fondo monetario internazionale a dare il suo «accordo di principio» per partecipare al salvataggio greco.
Il nuovo prestito giunge dopo che la Grecia ha superato la seconda verifica del terzo programma di aiuti da 86 miliardi di euro, adottando le misure economiche chieste dai partner. In un primo tempo, la linea di credito doveva essere di 7,4-8 miliardi di euro, un totale sufficiente per permettere al Paese di rimborsare le obbligazioni detenute dalla Banca centrale europea. La somma è salita nelle ultime trattative perché Atene è riuscita a strappare una qualche forma di bonus.
«Accogliamo con soddisfazione gli impegni presi dalla Grecia (...) per rafforzare la crescita potenziale», ha annunciato in una conferenza stampa il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. «Si tratta di un grande passo avanti (…) Bisogna ora preparare una strategia di uscita dal programma di aggiustamento, prevista per l’anno prossimo». In questa ottica, l’Eurogruppo e la Grecia si sono messi d’accordo sulla creazione di una nuova Banca nazionale di sviluppo.
Nel contempo, accogliendo i confermati impegni di alleggerimento del debito greco da parte dei creditori europei, l’Fmi ha annunciato che intende partecipare al programma, dando un suo «accordo di principio. Tuttavia, la direttrice Christine Lagarde ha precisato che «l’esborso dell’aiuto finanziario avverrà solo quando saranno precisate ulteriormente le misure per alleggerire il debito greco». La signora Lagarde ha parlato di aiuti del Fondo per 2 miliardi di dollari, senza precisarne la tempistica.
A complicare la trattativa in queste settimane è stata la posizione della Germania. Da tempo Berlino esige che il Fondo partecipi al programma di sostegno all’economia greca, ma l’Fmi si è sempre rifiutato di farlo finché non riceverà assicurazioni sulla sostenibilità del debito pubblico (180% del Pil). Le promesse di applicare pienamente il piano tratteggiato nel maggio 2016 e che prevede l’alleggerimento del passivo in tre fasi ha finalmente convinto il Fondo, almeno in principio.
Il piano messo a punto l’anno scorso prevede che nel breve termine i partner della Grecia addolciscano il cammino dei rimborsi greci. Nel medio termine, una volta terminato il piano di aggiustamento nel 2018, i creditori si sono impegnati «se necessario» a un secondo pacchetto di misure. Nel lungo termine, infine, i creditori si sono detti pronti a considerare nuove scadenze dei prestiti, tetti ai tassi d’interesse, nuova tempistica nel pagamento delle cedole (si veda Il Sole 24 Ore del 26 maggio 2016).
Sempre ieri, il Fondo ha pubblicato il suo rapporto annuale sulla zona euro. La signora Lagarde ha annunciato che l’Fmi rialzerà le stime di crescita 2017-2018 sulla scia di una «ripresa significativa», segnata da «un circolo virtuoso di rilancio del credito». La direttrice generale ha anche messo l’accento sulla «nuova realtà politica» che sta creando «nuova fiducia». Ciò detto, non mancano le sfide, in particolare le divergenze di competitività e l’arresto del processo di convergenza tra i Paesi. Lo sguardo corre all’Italia.