Il Sole 16.6.7
Tsipras, l’austero esecutore
Anche sotto il Partenone «si nasce incendiari e si muore pompieri»
Vittorio Da Rold
In
queste poche righe è tracciata l’incredibile parabola politica del
premier greco, Alexis Tsipras, nato come oppositore delle politiche di
austerità volute dalla Troika e costretto a diventarne un fedele
esecutore
Sono ormai passati due anni e mezzo ad Atene dopo la
clamorosa vittoria alle politiche del 25 gennaio 2015 della sinistra
radicale di Syriza, ma sembra passato un secolo. La protesta della
classe media ellenica stremata da una crisi lunga sette anni era
sfociata a sorpresa in un duro voto di protesta a sinistra dei maggiori
partiti storici: il socialista Pasok di George Papandreu e il
conservatore Nea Dimokratia di Antonis Samaras. Un voto che dopo 30 mesi
appare “tradito” da una massiccia dose di austerità e realismo, «per
restare al potere», dicono gli oppositori del governo, «per restare
agganciati al carro dell’euro», ribattono i sostenitori di Tsipras.
La
prima stangata della riforma delle pensioni annunciata nel 2015 da
Tsipras prevedeva la fine dell’Iva agevolata per le isole più
svantaggiate e il dodicesimo taglio alle pensioni con la riduzione a
2.300 euro dell'ammontare mensile massimo (da 2.700 euro) e una pensione
minima, con almeno 15 anni di contributi, ridotta a 384 euro (-15%).
Anche una indennità speciale (l’Ika) che aumentava le pensioni minime è
stata abolita tra le proteste di piazza. Poi è toccato agli agricoltori,
che a fine 2015 e 2016 hanno bloccato le maggiori vie di accesso del
paese per protesta contro il nuovo regime fiscale che, riducendo le
esenzioni, aumentava le tasse. Ma sul piede di guerra sono finiti anche
notai, farmacisti, camionisti e i pubblici dipendenti. Tutti uniti
contro la riforma previdenziale che ha previsto un nuovo taglio del 15%
delle pensioni.
Poi sono arrivate le misure sui prestiti in
sofferenza, che hanno consentito di mettere sul mercato con più facilità
gli immobili ipotecati, una misura molto contestata dai sindacati. I
provvedimenti facevano parte del terzo piano proposto dalla troika (Ue,
Fmi e Bce) in cambio degli aiuti da 86 miliardi di euro negoziato a
luglio 2015.
La seconda tranche di misure di austerità, per un
totale di 4 miliardi di euro, è stata approvata nella notte tra il 18 e
il 19 maggio con 153 voti a favore di Syriza e del suo partner minore di
coalizione, i greci indipendenti di Panos Kammenos, che hanno
assicurato con disciplina spartana la maggioranza nel Parlamento
composto da 300 seggi. Non ci sono state defezioni e i parlamentari
hanno inghiottito l’ennesimo boccone amaro. Tra le misure approvate il
18 maggio c’erano nuovi tagli alle pensioni per un importo pari all’1%
del Pil, che entreranno in vigore nel 2019.
Questo è il
tredicesimo taglio alle pensioni da quando la Grecia è entrata nei tre
programmi di salvataggio che si sono susseguiti dal 2009. Il governo si è
impegnato anche ad aumentare dell’1% del Pil le entrate fiscali nel
2020, riducendo il limite di esenzione dell’imposta sul reddito
personale. Le misure comprendono altre riforme sul lavoro e del mercato
dell’energia e nuove privatizzazioni, così come anche misure volte ad
agevolare la vendita degli Npl delle banche greche.
Dopo questa
cura il governo Tsipras non brilla più nei sondaggi e i dipendenti della
sanità pubblica, scesi in sciopero per i tagli, hanno manifestato
contro il governo accusando il premier e il suo partner nazionalista,
Panos Kammenos, di essere entrambi dei “Pinocchio”. Accuse dure da
digerire per un governo di sinistra radicale.
Certo, dopo il
compromesso dell’Eurogruppo resta la variabile di ciò che potrebbe
decidere Alexis Tsipras. Sono in molti a chiedersi cosa farà il premier
ellenico che aveva promesso al Paese mediterraneo che i nuovi sacrifici
chiesti dalla troika questa volta avrebbero garantito l’alleggerimento
al debito e l’aiuto della Bce sul fronte del quantitative easing. Un
passaggio importante che avrebbe permesso, come aveva annunciato il vice
premier Yainnis Dragasakis, al Paese di tornare sul mercato dei
capitali con l’aiuto del fatto che dopo l’accordo con i creditori la Bce
avrebbe messo i bond greci nella lista degli asset per l’acquisto del
quantitative easing così da facilitare il ritorno sul mercato dei
capitali.
A questo punto il premier potrebbe decidere di portare
il tema Grecia al summit europeo del 22 giugno. Molto dipenderà dal
presidente francese Macron mentre Tsipras è sempre più logorato dalle
politiche di austerità.