il manifesto .6.17
Ora Renzi annaspa nella palude
di Norma Rangeri
Sul
sistema elettorale in Trentino la strana maggioranza che spinge la
corsa della legge elettorale ieri mattina si è dissolta. Alla prima
prova di voto segreto (ma palese perché il tabellone si è acceso
rivelando i franchi tiratori), è saltato il coperchio. Nel merito di
tratta di un emendamento significativo ma di scarso peso (in Trentino
cade il Mattarellum e viene applicato anche in quella regione il sistema
proporzionale). In realtà un inciampo di assoluto rilievo politico
perché si è alzato il velo su un patto di fil di ferro siglato da Renzi,
Berlusconi, Salvini e Grillo.
I parlamentari a 5Stelle forse
perdono il pelo ma non il vizio. Hanno l’istinto dello scorpione, si
fanno traghettare sull’altra sponda dell’accordo e poi infilano il
pungiglione nella incredula rana che ieri mattina aveva le sembianze del
povero capogruppo del Pd, Rosato, immortalato dai tg dell’ora di pranzo
mentre gridava «la vostra parola è nulla, nulla, nulla» rivolto ai
deputati pentastellati. Ma i sì all’emendamento presentato da Forza
Italia, identico a uno del M5S, sono arrivati anche da un Pd che accusa
gli altri di tradimento invece di guardarsi in casa.
Nella farsa
di queste ore regnano sovrane le manovre di palazzo, degna premessa di
quel che si intravede, un governo di legislatura Pd-Forza Italia con le
sembianze sempre più arcigne di una camicia di forza sui disastri del
paese. Con i 5Stelle indicati come causa di tutti i mali perché hanno
votato un emendamento apertamente condiviso. Ma tanto basta.
Torneremo
sulla scommessa che coinvolge, in questo paludoso scenario, la divisa
sinistra italiana, ma intanto domenica si aprono i seggi in mille
comuni, un voto difficile da decifrare con i partiti mimetizzati nelle
liste civiche. Ma sarebbe sbagliato sottovalutarlo perché in ballo ci
sono i governi di alcune grandi città (Palermo, Genova, L’Aquila,
Padova, Verona). Solo dopo questo test amministrativo capiremo meglio
che aria tira e quale legge elettorale ci rifileranno. E comunque la
corsa a tutto gas verso il voto si ferma bruscamente e Renzi forse
rivede il fantasma del 4 dicembre.