il manifesto 8.6.17
Venezuela, ripartire da sinistra
America
Latina. « Il nodo sta nella ricostituzione di un progetto di sinistra,
non nel suo adattamento». Il punto sulla crisi del governo Maduro,
nell’ultimo articolo pubblicato
di François Houtart
Dopo una visita a Caracas, mi fermo per fare alcune riflessioni sulla situazione all’interno del Paese.
L’idea
di una revisione costituzionale su basi più popolari è buona, in linea
di principio, ma implica l’avvio di un processo di media o lunga durata,
laddove i problemi attuali sono da affrontare nell’immediato. Prima
della conclusione del processo, si corre il rischio che le persone siano
sopraffatte delle difficoltà della vita quotidiana. Queste ultime sono
determinate innanzitutto dal boicottaggio e dalla speculazione del
capitale locale e dell’imperialismo, ma anche dai problemi tipici delle
fasi in cui scarseggiano i beni di prima necessità: mercato nero,
accaparramento delle merci, modifiche nell’assetto produttivo in
funzione della domanda e dell’offerta, degli intermediari, ma anche
della corruzione dei funzionari statali.
NONOSTANTE TUTTO, si
corre il rischio di un approccio “feticista” alla legge (in questo caso
la Costituzione) che porta a confondere il testo giuridico con la
realtà. È una tendenza classica di tutto il mondo latino, dall’epoca
della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo della Rivoluzione
francese. Karl Marx ne parlava già nel suo saggio Sulla questione
ebraica. Inoltre, non sarà facile definire su quali basi si designeranno
gli elettori e, comunque, ci vorrà molto tempo. Infine, c’è il rischio
che l’opposizione non partecipi, lasciando il processo esclusivamente
nelle mani dei suoi sostenitori, per non parlare di una possibile
astensione della maggioranza della popolazione.
Oggi sta assumendo
rilevanza un gruppo che, pur contrario all’opposizione, critica alcune
politiche del governo. Nel tentativo di offrire proposte concrete, in
questo clima di scontri estremi, rischia tuttavia di essere additato
come pericoloso o, nella migliore delle ipotesi, come utopista invece di
essere ritenuto capace di proporre alternative degne di considerazione.
È
chiaro che la caduta del governo di Maduro avrebbe come risultato
l’ascesa al potere di un Macri o di un Temer, ossia di un regime
anti-popolare. Per questo motivo bisogna difendere la sua legittimità
fino alla fine del mandato. È importante ricordare qui che il ricorso
alla violenza da parte dell’opposizione ha assunto proporzioni inedite,
con la distruzione di edifici pubblici (è il caso, tra gli altri, di un
ospedale e un deposito dell’aviazione civile), l’immolazione di un
ragazzo, l’uso di escrementi umani, di fronte alle forze dell’ordine che
hanno ricevuto l’ordine di non utilizzare armi da fuoco.
I MEZZI
DI COMUNICAZIONE, per la loro stessa natura, amplificano l’importanza
delle azioni violente della destra, offrendo l’impressione di un caos
generalizzato, mentre la vita quotidiana procede nonostante le
difficoltà. I servizi pubblici, come i trasporti, la raccolta
dell’immondizia, la pulizia dei luoghi pubblici, continuano a
funzionare.
Certo, la scarsità di materiali in un settore come la
sanità può avere conseguenze drammatiche e, sul medio periodo, anche la
mancanza di pezzi di ricambio può ripercuotersi sulla disponibilità di
veicoli che possano circolare. Il 21 maggio, l’opposizione ha indetto
uno sciopero generale ma la città di Caracas non è stata paralizzata e
la vita ha continuato il suo corso.
Eppure, per difendere la
propria legittimità, il governo deve evitare errori che possano metterlo
in discussione e alimentare le campagne di denigrazione scatenate dalla
maggioranza dei media nazionali e internazionali. Nicolas Maduro
dovrebbe adottare una posizione da capo di Stato più che da militante di
base, ricordandosi di parlare a tutta la nazione, a tutto il continente
latinoamericano, ma anche al resto del mondo, e non solo ai membri del
proprio partito.
IN FIN DEI CONTI, è soprattutto e in primo luogo
una questione di conflitto di classe. Le manifestazioni dell’opposizione
lo provano chiaramente, per il tipo di quartiere in cui vengono
organizzate e il pubblico che vi partecipa. Una parte della classe media
urbana, il cui potere d’acquisto è stato duramente colpito dal crollo
dei profitti del settore petrolifero (oggi un importante pezzo di
ricambio di un’automobile costa quanto cinque automobili quattro anni
fa), collabora attivamente con le classi abbienti che vogliono
recuperare il potere politico. Queste ultime si affiancano a gruppi
violenti (le cui vittime sono prevalentemente chaviste). Esiste anche un
forte scontento nelle classi subalterne della base del processo
bolivariano, riguardo il deterioramento delle «missioni» per la mancanza
di finanziamenti e la corruzione dilagante (nei settori della sanità,
dell’educazione, nei mercati rionali, che ancora esistono seppur
svuotati della propria essenza).
L’AUMENTO DEL TASSO di mortalità
materna e infantile è il risultato di diversi fattori: la logica
capitalistica del monopolio mondiale che controlla il prezzo dei
prodotti di prima necessità, il boicottaggio interno da parte di quanti
controllano il potere economico e la grande distribuzione, e infine la
corruzione interna. La destituzione del ministro della Sanità, che ha
reso pubbliche le cifre di questo preoccupante fenomeno, non è stata
probabilmente la risposta più adeguata.
Un’importante sfida è
rappresentata dalla capacità di tenere insieme una prospettiva sul lungo
periodo e una sul breve periodo. Secondo un testo di Álvaro García
Linera, una rivoluzione che non assicuri (qualunque sia la ragione) le
basi materiali per la vita della popolazione, non ha futuro e i suoi
avversari lo sanno bene.
Mentre la Conferenza episcopale ha scelto
il proprio schieramento (quello dell’opposizione) ed elaborato testi di
notevole povertà intellettuale, il Papa non ha esitato a criticare
l’opposizione per la mancanza di volontà di dialogo.
IN VENEZUELA,
come in tutti i paesi post-neoliberisti dell’America latina, il nodo
sta nella ricostituzione di un progetto di sinistra, non nel suo
adattamento. È l’unico modo per rimanere fedeli al postulato di base
sull’emancipazione del popolo e sulla riorganizzazione della società che
ha generato tante speranze e ammirazione nel mondo intero e che, in
Venezuela, continua ad avere buone basi nelle iniziative comunali.
Questa è anche la strada per emanciparsi progressivamente dai profitti
petroliferi e minerari, frutto di una produzione altamente dannosa per
l’ambiente e in totale contraddizione con un progetto post-capitalista.
(fonte in spagnolo: ALAI