il manifesto 6.6.17
Un’alleanza popolare per la democrazia e l’uguaglianza
Il
18 giugno a Roma. È necessario uno spazio politico nuovo, ci vuole una
sinistra unita e una sola, grande lista di cittadinanza aperta a tutti:
partiti, movimenti, associazioni, comitati
Anna Falcone, Tomaso Montanari
Siamo
di fronte ad una decisione urgente. Che non è decidere quale
combinazione di sigle potrà sostenere il prossimo governo fotocopia, ma
come far sì che nel prossimo Parlamento sia rappresentata la parte più
fragile di questo Paese e quanti, giovani e meno giovani, in seguito
alla crisi, sono scivolati nella fascia del bisogno, della precarietà,
della mancanza di futuro e di prospettive. La parte di tutti coloro che
da anni non votano perché non credono che la politica possa avere
risposte per la loro vita quotidiana: coloro che non sono garantiti
perché senza lavoro, o con lavoro precario; coloro che non arrivano alla
fine del mese, per stipendi insufficienti o pensioni da fame.
La
grande questione del nostro tempo è questa: la diseguaglianza.
L’infelicità collettiva generata dal fatto che pochi lucrano su risorse e
beni comuni in modo da rendere infelici tutti gli altri.
La
scandalosa realtà di questo mondo è un’economia che uccide: queste
parole radicali – queste parole di verità – non sono parole pronunciate
da un leader politico della sinistra, ma da Papa Francesco. La domanda
è: «E’ pensabile trasporre questa verità in un programma politico
coraggioso e innovativo»? Noi pensiamo che non ci sia altra scelta. E
pensiamo che il primo passo di una vera lotta alla diseguaglianza sia
portare al voto tutti coloro che vogliono rovesciare questa condizione e
riconquistare diritti e dignità.
Per far questo è necessario aprire uno spazio politico nuovo, in cui il voto delle persone torni a contare.
Soprattutto
ora che sta per essere approvata l’ennesima legge elettorale che
riporterà in Parlamento una pletora di “nominati”. Soprattutto in un
quadro politico in cui i tre poli attuali: la Destra e il Partito
Democratico – purtroppo indistinguibili nelle politiche e
nell’ispirazione neoliberista – e il Movimento 5 Stelle o demoliscono o
almeno non mostrano alcun interesse per l’uguaglianza e la giustizia
sociale.
Ci vuole, dunque, una Sinistra unita, in un progetto
condiviso e in una sola lista. Una grande lista di cittadinanza e di
sinistra, aperta a tutti: partiti, movimenti, associazioni, comitati,
società civile. Un progetto capace di dare una risposta al popolo che il
4 dicembre scorso è andato in massa a votare “No” al referendum
costituzionale, perché in quella Costituzione si riconosce e da lì
vorrebbe ripartire per attuarla e non limitarsi più a difenderla.
Per
troppi anni ci siamo sentiti dire che la partita si vinceva al centro,
che era indispensabile una vocazione maggioritaria e che il punto era
andare al governo. Da anni contempliamo i risultati: una classe politica
che si diceva di sinistra è andata al governo per realizzare politiche
di destra. Ne portiamo sulla pelle le conseguenze, e non vogliamo che
torni al potere per completare il lavoro.
Serve dunque una rottura
e, con essa, un nuovo inizio: un progetto politico che aspiri a dare
rappresentanza agli italiani e soluzioni innovative alla crisi in atto,
un percorso unitario aperto a tutti e non controllato da nessuno, che
non tradisca lo spirito del 4 dicembre, ma ne sia, anzi, la
continuazione.
Un progetto che parta dai programmi, non dalle
leadership e metta al centro il diritto al lavoro, il diritto a una
remunerazione equa o a un reddito di dignità, il diritto alla salute,
alla casa, all’istruzione.
Un progetto che costruisca il futuro
sull’economia della conoscenza e su un modello di economia sostenibile,
non sul profitto, non sull’egemonia dei mercati sui diritti e sulla vita
delle persone.
Un progetto che dia priorità all’ambiente, al
patrimonio culturale, a scuola, università e ricerca: non alla finanza;
che affronti i problemi di bilancio contrastando evasione ed elusione
fiscale, e promuovendo equità e progressività fiscale: non austerità e
politiche recessive.
Un simile progetto, e una lista unitaria, non
si costruiscono dall’alto, ma dal basso. Con un processo di
partecipazione aperto, che parta dalle liste civiche già presenti su
tutto il territorio nazionale, e che si apra ai cittadini, per decidere
insieme, con metodo democratico, programmi e candidati.
Crediamo,
del resto, che il cuore di questo programma sia già scritto nei principi
fondamentali della Costituzione, e specialmente nel più importante:
«Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale, e sono eguali davanti
alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di
religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È
compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e
sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei
cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e
l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione
politica, economica e sociale del Paese» (art. 3).
È su questa
piattaforma politica, civica e di sinistra, che vogliamo costruire una
nuova rappresentanza. È con questo programma che vogliamo chiamare le
italiane e gli italiani a votare.
Vogliamo che sia chiaro fin da
ora: noi non ci stiamo candidando a guidarla. Anzi, non ci stiamo
candidando a nulla: anche perché le candidature devono essere scelte
dagli elettori. Ma in un momento in cui gli schemi della politica
italiana sembrano sul punto di ripetersi immutabili, e immutabilmente
incapaci di generare giustizia ed eguaglianza, sentiamo – a titolo
personale, e senza coinvolgere nessuna delle associazioni o dei comitati
di cui facciamo parte – la responsabilità di fare questa proposta.
L’unica adeguata a questo momento cruciale.
Perché una sinistra di popolo non può che rinascere dal popolo.
Invitiamo
a riunirsi a Roma il prossimo 18 giugno tutti coloro che si riconoscono
in questi valori, e vogliono avviare insieme questo processo.