il manifesto 21.6.17
Gotor: «Non siamo zerbini del governo. Renzi arrabbiato? Gli passerà»
Intervista
al senatore di Mdp. Fra noi dobbiamo isolare le posizioni settarie,
puriste, frontiste, quelle dell’autosufficienza. Ci sarà una lista alla
nostra sinistra? Saranno i trozkisti dell’Illinois. «Ora proveremo a
unire Pisapia con il Brancaccio. In parte è possibile. È anche utile che
sia una parte»
Daniela Preziosi
ROMA Senatore
Miguel Gotor, avete votato per la vostra mozione contro il ministro
Lotti. Se votavate quella della destra il governo rischiava di andare
giù.
La nostra mozione era l’unica a descrivere la relazione
stretta che c’è tra la vicenda Marroni e la vicenda Lotti. Le altre
erano insufficienti o maramaldeggianti: se la prendevano con il vaso di
coccio Marroni e lasciavano in pace i vasi di ferro.
In aula ha fatto un discorso duro contro Renzi e contro un ministro del vostro governo.
Ho
usato parole vere. La vicenda Consip è una spia in grado di rivelare la
gestione del potere a km zero, le caratteristiche del sistema renziano
nel suo momento culminante, quello di identità fra segretario Pd e
premier.
Gentiloni e Renzi si sarebbero molto arrabbiati.
Non si preoccupi, passerà.
La
settimana scorsa Mpd non ha votato la fiducia. Alla camera non avete
votato la legge sui parchi. Quello Gentiloni è ancora il vostro governo?
Far
parte di una maggioranza non significa essere degli zerbini. Abbiamo
sempre posto il problema della discontinuità. Stiamo in maggioranza
finché ci sarà lo spazio di dire quello che pensiamo. Non ci faremo
tappare la bocca.
Il senatore Marcucci, del Pd, chiede una verifica di governo.
Su legalità e questione morale siamo pronti a ogni verifica.
Cosa potrebbe essere in concreto una verifica di governo?
Lo
chieda a lui. Marcucci era deputato liberale nel 1992, è un archeologo
di questo parlamento. E ’verifica’ è un termine tipico della Prima
repubblica.
Gotor, è il suo momento combat. Anche al Brancaccio le
è toccato fare un intervento difficile. La vostra maggioranza non vi
tollera, i vostri futuri alleati vi fischiano.
Siamo consapevoli
che in questa fase facciamo politica su una faglia, ma ne siamo
convinti. Sull’assemblea del Brancaccio per amore di verità voglio dire
che ci sono stati fischi, ma anche tanti consensi. Io sono rimasto lì
per quattro ore. Erano in tanti in quella platea a rendersi conto che
bisogna fuggire dal settarismo, dal minoritarismo e dal purismo.
Loro però vogliono fuggire soprattutto da Giuliano Pisapia.
È
importante non partire dai nomi, che diventano simboli impropri, ma dai
programmi delle cose da fare come sinistra di governo. Bisogna stare
con la testa e il cuore largo. Poi, creda, sono il primo a sapere che
una lista alla nostra sinistra ci sarà. Ma preferisco che sia quella dei
trozkisti dell’Illinois e non quella di un mondo, quello del
Brancaccio, che in parte è anche la nostra casa.
Quindi nessuna rottura?
Bisogna
fare il possibile per evitarla e aprire contraddizioni. Bisogna
tessere, nella chiarezza s’intende. Unità sì, ma non a tutti i costi. Il
primo luglio noi, Mdp e Bersani, faremo un’iniziativa con Campo
Progressista e Pisapia. La faremo «insieme», parola chiave di questa
fase politica. E non possiamo che essere accoglienti. Nella chiarezza,
ripeto.
A proposito di chiarezza. La prima contestazione al
Brancaccioè stata quella di un sindacalista Cgil sul vostro mancato no
ai voucher al senato.
Era un sindacalista? Mi dispiace. Ci si è
disabituati al ragionamento. Si preferisce urlare. Al senato su fiducia e
provvedimento si fa un voto unico. Se questo il sindacalista non lo
sapeva, è grave. Se lo sapeva, è un provocatore.
Perché un provocatore? Magari semplicemente vi chiedeva di far cadere il governo.
Non
abbiamo votato la fiducia al governo di cui siamo parte su una
questione centrale, quella dei voucher. È un gesto forte. Quel
sindacalista dovrebbe sapere che se avessimo votato contro la manovra
avremmo votato, ad esempio, contro i finanziamenti alle regioni
terremotate. Ci saremmo comportati da irresponsabili.
Quelli di Sinistra italiana, vostri possibili alleati, hanno votato no. Sono irresponsabili?
Sinistra italiana fa le sue scelte.
Se fosse stato un voto solo sui voucher avreste davvero mandato sotto il governo?
Sì. E infatti per questo hanno fatto un decreto omnibus.
Prima il Brancaccio, poi al senato. Per Mdp è Gotor l’uomo delle missioni delicate?
Sono
una persona chiara e netta. Al Brancaccio ero tranquillo. È chiaro che
c’è chi vuole strumentalizzare le nostre divisioni: ci sono molteplici
interessi che vogliono rendere difficile il nostro percorso unitario. E
sono interessi del campo renziano. Dobbiamo evitare una spaccatura a
sinistra per non rafforzare le destre, il M5S e Renzi.
Crede davvero che sia possibile tenere uniti Pisapia e l’assemblea del Brancaccio?
Dobbiamo
provarci. Credo che in parte sia possibile e utile. Ed è anche utile
che sia una parte. Dobbiamo isolare le posizioni settarie, puriste,
frontiste, che puntano all’autosufficienza della sinistra.
La relazione introduttiva del prof Montanari era molto tranchant. Le è piaciuta?
Mi
è piaciuta la parte programmatica, meno quella politica: c’era qualche
ingenuità. Ma ci lavoriamo: lunedì sera ero con lui a Firenze a parlare
di Consip. Ed eravamo in perfetta sintonia.