il manifesto 21.6.17
Il doloroso desiderio di nulla
La prima traduzione italiana del volume «Noia», di Otto Fenichel, protagonista della sinistra freudiana
Louise Richardson
Gianpaolo Cherchi
Ingannare
il tempo. È quello che cerchiamo di fare quando ci coglie la noia,
quando scrolliamo senza interesse la home di Facebook, o quando fumiamo
una sigaretta senza in realtà averne alcuna voglia e giusto per non star
lì, fermi, in attesa di non si sa bene cosa.
Ci annoiamo, e
perciò inganniamo il tempo, in un percorso laterale di costante
desiderio e di altrettanto costante insoddisfazione. Percorso che viene
affrontato nel bel volume della giovane casa editrice Grenelle, che
inaugura la sua collana «Sproni» con la pubblicazione di uno scritto
finora inedito in italiano di Otto Fenichel, psicoanalista fra i più
autorevoli della «sinistra freudiana», il cui saggio si intitola,
appunto, Noia (pp. 184 p., euro 15), e attorno al quale si inseriscono
gli interventi dello psicoanalista Sergio Benvenuto, del filosofo Bruno
Moroncini e dell’antropologo Giorgio Pizza, creando un dialogo a più
voci in cui convergono differenti punti di vista e piani di analisi,
diverse prospettive di studio.
PUR MUOVENDOSI in piena aderenza
alle linee classiche della psicoanalisi freudiana, il saggio di Fenichel
è in grado di far emergere molteplici configurzioni della noia, che si
spingono ben al di là della sua considerazione esclusivamente
psicologica: scopriamo così che la noia possiede anche una dimensione
politica, per esempio, così come una estetica, o ancora economica.
Perché
la noia «abbraccia stati della mente e atteggiamenti psicologici assai
differenti»: nella sua struttura psicologica essenziale, può essere
definita come un «ingorgo della libido», come un insieme di pulsioni che
non riescono a trovare soddisfazione. La frustrazione che ne deriva,
questa «esperienza amara della delusione che investe il soggetto», può
sfociare nella totale apatia, nell’oblomovismo e persino nella
depressione; oppure può essere disciplinata socialmente, facendo in modo
che il piacere sia correlato all’assolvimento di un dovere particolare.
È qui, per esempio, che la noia assume una dimensione economica: vi è
infatti una connessione strettissima fra stimoli monotoni e libido, tale
che si possono produrre stati di eccitamento e talvolta persino di
estasi. Un po’ come succedeva al Lulù interpretato da Gian Maria Volonté
ne La classe operaia va in paradiso, che per non annoiarsi e anzi per
battere continuamente i tempi di produzione, pensava a far l’amore con
la sua collega.
AD ASSUMERE un’importanza centrale è il meccanismo
della «diversione»: quando esiste una tensione pulsionale, essa viene
percepita anche quando la sua meta è assente, ed è in questo momento che
subentra la diversione, come nevrosi, come dipendenza o come semplice
«comportamento impulsivo»: mangiare, bere, fumare, sono le più comuni
attività di diversione, quasi che si chieda al mondo esterno di
intervenire e darci quel qualcosa che cerchiamo, e che tuttavia non
riusciamo a trovare.
Come la coscienza, anche la pulsione è sempre
intenzionale: è sempre pulsione di qualcosa, «tranne che nella noia,
doloroso desiderio di nulla». Nella noia è l’esistenza stessa
dell’oggetto che viene a mancare, la sua posizione in un mondo che si
restringe e si riduce a «reale puro», «a qualcosa che non interessa».
Ecco allora che il tempo si presenta come una cosa corpulenta, come
scriveva Gramsci nelle sue lettere dal carcere.
AL TEMPO LUNGO
della noia, materializzatosi in corpo, in un orologio che si guarda in
continuazione, si accompagna lo «scacciatempo, il cui compito è quello
di spronare il tempo affinché passi il più in fretta possibile e cessi
di annoiarci».
Ma se il mondo non ci interessa, è perché «ciò che
si desidera è altra cosa da quello che il mondo può offrire». La noia
rimanda sempre a un contrasto, a una dimensione conflittuale, politica.
WALTER
BENJAMIN si chiedeva quale fosse il correlato dialettico della noia, il
suo contrario. E lo rintracciava nel sogno: la noia favorisce la
fantasia. Non si tratta allora di ingannare il tempo nel disperato
tentativo di farlo trascorrere, quanto piuttosto di indurlo ad
arrestarsi, incamerando la sua energia: solo in questo modo la noia può
deflagrare e aprire al sogno, decisamente qualcosa d’altro dalla banale
realtà quotidiana.