il manifesto 2.6.17
Voucher, alla Camera passa «il furto di democrazia»
Passa
 la manovra con 218 sì, 127 no e 5 astensioni. Ora il testo al Senato. 
La protesta di Sinistra Italiana, Possibile e Mdp-Articolo 1 contro il 
nuovo "contratto di prestazione occasionale" che sostituirà il voucher 
nelle micro-imprese: "Cambia il nome, la sostanza è la stessa". 
Fratoianni (SI): "Cancellato il referendum abrogativo della Cgil e il 
diritto al voto degli italiani". Scotto (Mdp): Scotto (Mdp): «È passato 
uno sfregio istituzionale». Acerbo (Rifondazione): "I Senatori di Mdp 
votino No alla manovra e non escano dall'aula". Il 17 giugno la 
manifestazione della Cgil a Roma
di Roberto Ciccarelli
Un
 «furto di democrazia». Uno «sfregio istituzionale». Così Sinistra 
Italiana-Possibile e Mdp-Articolo 1 hanno commentato l’approvazione dei 
nuovi voucher nella «manovrina», un decreto legge zibaldone composto da 
67 articoli e una marea di micromisure che la Camera ha approvato ieri 
con 218 sì, 127 no e 5 astensioni. Il testo ora va al Senato dove il 
governo Gentiloni ballerà non poco, se la manovrina non sarà votata da 
Mdp, dai centristi dell’Udc e dagli alfaniani in rivolta contro lo 
sbarramento della legge elettorale al 5%.
La scaltra manovra con 
la quale il governo ha abolito i «buoni lavoro» per evitare il 
referendum della Cgil e ha introdotto un nuovo contratto precario – a 
«prestazione occasionale» per le microimprese sotto i 5 dipendenti – è 
stata definita un «furto di democrazia» dai deputati di Sinistra 
Italiana-Possibile. Ieri in aula hanno sventolato per protesta cartelli 
con lo slogan «Basta Voucher». «È uno scandalo – ha detto Nicola 
Fratoianni, segretario di SI – è stato cancellato il diritto a votare in
 un referendum abrogativo e si introduce ancora più precarietà». 
Sinistra Italiana ha presentato un ordine del giorno che impegna il 
governo a chiedere alla Corte di Cassazione un nuovo referendum nel caso
 in cui il nuovo contratto sia considerato equivalente ai vecchi 
voucher. «Se così non fosse si determinerebbe un aggiramento della legge
 sui referendum – sostiene il deputato di SI Giorgio Airaudo – e dei 
principi costituzionali».
Un ordine del giorno di Mdp ha chiesto 
lo stralcio dei «nuovi voucher». La richiesta è stata bocciata. «Per noi
 era l’ultima chiamata. È passato uno sfregio istituzionale – sostiene 
il deputato Arturo Scotto – Abbiamo provato a eliminare il vulnus 
consumato sulla pelle dei lavoratori e su chi ha firmato i quesiti della
 Cgil». Argomenti che rilanciano la posizione del sindacato di Corso 
Italia per il quale la trovata del governo, del Pd e degli alfaniani di 
Ap ha violato l’articolo 75 della Costituzione. Le sinistre 
parteciperanno alla manifestazione del 17 giugno organizzata dal 
sindacato a Roma.
Dallo schieramento contro il «contratto a 
prestazione occasionale» passa anche il futuro politico ed elettorale 
della sinistra extra-Pd. Secondo Roberto Speranza, coordinatore di Mdp, 
«serve una nuova alleanza con al centro il lavoro e la giustizia 
sociale». Il voto contrario alla manovra alla Camera è considerato da 
Mdp un passo verso la costruzione della «casa politica a milioni di 
elettori di centrosinistra». Il campo che Giuliano Pisapia intende 
costruire dal primo luglio a Roma. Lo stesso «campo» che per il 
vice-segretario del Pd Maurizio Martina «non esiste senza il Pd» ha 
ribadito ieri in un’intervista al Corsera. In questo minestrone di 
formulette politiche senza identità definite Mdp lascia ancora aperta 
una porta. «Ci auguriamo che i voucher vengano tolti al Senato perché in
 quel caso ripenseremo al nostro voto, anche se il vostro comportamento 
non ci induce a nessuna fiducia» ha detto Gianni Melilla (Mdp) nella sua
 dichiarazione di voto.
«Nel mentre si discute sul come unire le 
sinistre – ha avvertito Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione 
Comunista – i parlamentari di Mdp in Senato ci facciano il piacere di 
votare contro la truffa dei voucher». Acerbo si riferisce alla 
possibilità che gli scissionisti dal Pd e da Sel escano dall’aula 
durante il voto di fiducia invece di votare «No» alla manovra, mettendo a
 rischio la maggioranza del governo Gentiloni-Renzi che continuano a 
sostenere. Una maggioranza che diventa ogni giorno più friabile, man 
mano che si consolida l’asse del «partito della Nazione» tra Renzi e 
Berlusconi sulla legge elettorale. «Capisco che uscire da una 
maggioranza di governo per taluni è faticoso, persino quando sono stati 
messi alla porta – ha aggiunto Acerbo – ma un minimo di serietà dovrebbe
 consigliare di non rendersi complici dell’approvazione della truffa sui
 voucher». Ragionamenti che indicano lo stato di tensione tra chi 
sostiene la prospettiva del «centrosinistra» (con o senza il Pd di 
Renzi) e chi vuole una «sinistra anti-liberista» con la società e alle 
liste civiche.
 
