sabato 17 giugno 2017

il manifesto 17.6.17
A rischio i nuovi aiuti alla Grecia, l’alleggerimento del debito resta vago
Accordo all'Eurogruppo. Nuova tranche da 8,5 miliardi. Ma pesa l’inchiesta su i tre funzionari alle privatizzazioni (uno sloveno, un italiano e uno spagnolo) al vaglio della giustizia di Atene
di Teodoro Anreadis Synghellakis e Fabio Veronica Forcella


Un piccolo passo avanti e una prevedibile delusione dovuta allo strapotere tedesco. È questa la sintesi dell’accordo raggiunto all’Eurogruppo di giovedì sulla Grecia. Si è deciso di dare il via libera a una nuova tranche di aiuti ad Atene da 8,5 miliardi euro, ma non sono stati assunti impegni precisi sull’annosa questione di un alleggerimento del debito. Le misure concrete, verranno stabilite solo alla fine del programma di sostegno, nell’estate del prossimo anno. E, adesso, l’interrogativo maggiore è se la Grecia potrà essere inserita nel Qe della Banca Centrale Europea, cosa che appare alquanto complessa.
Come se non bastasse allo «stop» imposto da Schauble a tutto ciò, ora si aggiunge anche un’altra questione, particolarmente spinosa. Si tratta di tre funzionari, appartenenti ai paesi creditori (uno spagnolo, uno slovacco e un italiano), la cui posizione è al vaglio della giustizia greca. In base a una denuncia fatta da privati, avrebbero valutato troppo al ribasso la privatizzazione di una serie di immobili. Ora, tanto il ministro spagnolo dell’economia Luis De Guindos, quanto il suo collega italiano, Pier Carlo Padoan, hanno lanciato il messaggio che la questione dovrà essere valutata nuovamente prima che vengano versati alla Grecia gli 8,5 miliardi sbloccati giovedì. Se non si andrà verso una archiviazione-lampo, si lascia intendere che ci potrebbe essere un «congelamento» degli aiuti necessari ad Atene per ottemperare ai suoi obblighi verso i creditori. Lo stesso Padoan si è detto ottimista sulla questione, e il governo ellenico ha fatto sapere che si troverà una soluzione, nel rispetto della legge.
La questione – a quanto pare – non avrà un particolare seguito, visto che i tre funzionari (appartenenti al Taiped, il Fondo ellenico per le privatizzazioni), avrebbero avuto un ruolo consultivo e non decisionale. Ma l’autonomia della giustizia, dovrebbe venire garantita, sempre. Colpisce, infatti, che la crisi economica abbia stravolto equilibri fondamentali, con la richiesta, a un governo di un paese alleato e membro dell’Unione, di far chiudere, in sostanza, un’inchiesta aperta dalla magistratura. E questo, in un paese sottoposto a ripetute perdite di sovranità e con una serie di privatizzazioni che hanno visto vendere agli stranieri importanti asset produttivi.
Oltre tutto, in Grecia si cerca di comprendere il senso dell’accordo raggiunto due giorni fa all’Eurogruppo. In linea di massima, è stata accettata la posizione francese di legare il pagamento del debito, al tasso di sviluppo del paese. E nelle prossime settimane (ma più probabilmente dopo le elezioni tedesche di settembre) verranno definiti, comunque, maggiori dettagli sull’alleggerimento del debito, da ufficializzare nell’autunno del prossimo anno.
«La Grecia volta pagina, si tratta di un accordo che tiene conto dei sacrifici del nostro popolo», ha scritto Alexis Tsipras. Malgrado la posizione molto più disponibile della Francia, e in parte dell’Italia, la Germania, ha fatto pesare, ancora una volta, i suoi «no», mettendosi di traverso per una soluzione immediata sul debito, che avrebbe costituito un’ulteriore garanzia, uno scudo per il paese e il suo ritorno sui mercati.
Il leader di Syriza, spera comunque che sia definitivamente finito il periodo dei tagli e dei sacrifici imposti dai creditori e che si possa tornare a pensare, finalmente, solo alla crescita, anche con delle misure di sostegno alle classi più deboli. Molto dipenderà dal rispetto degli impegni assunti: se ci sarà un alleggerimento del debito tra poco più di un anno, e finirà davvero il commissariamento, la Grecia, e la sinistra, potranno guardare davvero al futuro, da una prospettiva differente.