giovedì 15 giugno 2017

il manifesto 15.6.17
Ius soli, Grillo sempre più a destra: «Sulla legge il Movimento si asterrà»
M5S. Oggi la riforma della cittadinanza in aula al Senato Scontato il ricorso al voto di fiducia per approvarla
di Carlo Lania


Schierato ormai sempre più sulle posizioni della Lega e del centrodestra almeno per quanto riguarda l’immigrazione, Beppe Grillo decide di rendere più difficile la vita anche al circa un milione di ragazzi figli di immigrati che vivono in Italia. Dal blog, ieri il leader pentastellato ha infatti annunciato la decisione del M5S di astenersi sulla riforma della cittadinanza, scelta che al Senato equivale a un voto contrario. Una mossa che rende più complicata la possibilità di poter approvare la riforma senza ricorrere al voto di fiducia, che a questo punto appare inevitabile.
L’affondo di Grillo fa il paio con le dichiarazioni rese due giorni fa dalla sindaca di Roma Virginia Raggi sui migranti e con le sue stesse parole a proposito dei campi rom. «Quello che ci propinano è un pastrocchio all’italiana che vuol dare un contentino a chi ancora si nutre di ideologie» ha scritto ieri Grillo, per il quale «concedere la cittadinanza italiana significa concedere la cittadinanza europea, quindi un tema così delicato deve essere preceduto da una concertazione con gli Stati dell’Ue per avere regole uniformi».
Qualche giorno fa sempre Grillo aveva ripubblicato un testo del 2013 nel quale proponeva di indire un referendum per decidere se cambiare o meno le attuali norme sulla cittadinanza. «Tenuta nel cassetto per due anni da una maggioranza contro natura che temeva scossoni al suo interno – ha invece spiegato ieri – oggi viene tirata fuor per dare un minimo contentino alla sinistra che Renzi torna a blandire, mentre coltiva l’eterno inciucio con il Pdl».
Ieri come previsto la commissione Affari costituzionali del Senato – dove la riforma è rimasta impantanata per quasi due anni – ha dato il via libera alla legge senza mandato alla relatrice, la senatrice Mdp Doris Lo Moro. Un modo per aggirare l’ostruzionismo della Lega con più di settemila emendamenti, consentendo così al testo di arrivare in aula. Alle 13 di oggi scadono i termini per la presentazione degli emendamenti e c’è da scommettere che quelli preparati dalla Lega saranno una valanga. Che però non potranno più bloccare la riforma. Al contrario di quanto accade nelle commissioni, il regolamento del Senato offre infatti la possibilità di arginare l’ostruzionismo delle opposizioni sia contingentando i tempi della discussine che facendo ricorso al cosiddetto canguro per bocciare in massa gli emendamenti uguali tra di loro. In ogni caso è escluso che lo ius soli possa essere votato prima dei ballottaggi del 25 giugno. Nessuna sorpresa dovrebbe esserci per quanto riguarda la fiducia, visto che nonostante alcune perplessità espresse in passato da Alternativa popolare, la maggioranza al momento appare solida.
Come era facile prevedere, l’annuncio di Grillo ha scatenato le reazioni del centrosinistra. Tra i primi ad attaccare i c’è Anna Finocchiaro: «Per chiarire – dice il ministro per i rapporti con il parlamento – astensione al Senato è voto contrario. Quindi Grillo e M5S votano come la Lega contro lo ius soli, una legge di civiltà». Un parallelo, quello tra il M5S e le destre, fatto anche dal presidente del Pd Matteo Orfini che dopo aver chiesto al governo di porre se necessario la fiducia, ha sottolineato come «la posizione dei grillini è identica a quella della Lega nord e di Casapound». Per il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni, invece, quella di Grillo «non è solo una scelta di destra, ma un comportamento tipico della peggiore politica italiana, abituata a fare tutto e il suo contrario sulla base del sondaggio del momento. Inseguendo i peggiori istinti della pancia del Paese».
Sul fronte opposto mentre Giorgia Meloni annuncia una manifestazione di Fratelli d’Italia sotto il Senato alla quale invita anche Lega e Forza Italia, il governatore della Lombardia Roberto Maroni prepara un ricorso alla Consulta da presentare una volta che la legge sarà stata approvata.