giovedì 15 giugno 2017

il manifesto 15.6.17
Sui reperti del nostro territorio
I bambini ci parlano. «Anche io non pensavo che qui da noi c’erano stati degli uomini primitivi. Io non pensavo neppure che qui a Calerno passava un fiume perché adesso non si vede nessun fiume e allora non lo potevo sapere»
di Giuseppe Caliceti


Questa mattina abbiamo iniziato il nostro Laboratorio di archeologia con Silvio Chierici, che fa parte del Gruppo Archeologico di Calerno e di Sant’Ilario d’Enza.
Mi dite cosa vi ha colpito di più di tutte le cose che ha detto e che vi ha fatto vedere?
«Mi sono piaciute molto le pietre che ha portato. Le amigdale. E anche gli altri reperti». «Mi ha colpito che lui è un dottore, un ottico, che fa gli occhiali alle persone, però per hobby fa anche l’archeologo. Quando non deve lavorare». «Anche io lo conoscevo già. Però non sapevo che era un archeologo. Pensavo che era solo un dottore. Il dottore degli occhi». «Io mi sono stupito quando ha detto che qui da noi, dove adesso abitiamo noi, tanti anni fa abitavano degli uomini primitivi». «Sì, anche io. Degli uomini primitivi del Neolitico». «Io mi sono stupito quando ci ha detto che il torrente Enza, che passa adesso da Sant’Ilario d’Enza, tanti anni fa passava anche da Calerno». «Io mi sono stupito che sul nostro territorio sono stati trovati reperti archeologici anche di 40.000 anni fa, perché non pensavo che ci fossero proprio qui da noi». «Anche io non pensavo che qui da noi c’erano stati degli uomini primitivi. Io non pensavo neppure che qui a Calerno passava un fiume perché adesso non si vede nessun fiume e allora non lo potevo sapere». «A me è piaciuto quando Silvio ci ha spiegato che ha trovato due sepolture, cioè dei resti di scheletri primitivi. E anche quando ha spiegato che erano in posizione fetale, cioè come quella di un bambino quando è ancora nella pancia della mamma. E con la testa rivolta a est, dove nasce il sole. Questo perché speravano che i morti rinascessero».
Altre cose che vi hanno colpito e vi ricordate?
«Io mi sono stupito quando ha detto che il nostro senso più antico, di tutti i cinque sensi, era l’olfatto. Infatti io non sapevo perché tutte le volte che ci faceva toccare e vedere un reperto con le mani noi, per prima cosa, lo annusavamo. Invece adesso ho capito perché».
«Anche il mio cane annusa sempre tutto». «Io mi sono un po’ meravigliato quando Silvio ci ha raccontato che Silvio e i suoi amici archeologi fanno sempre delle ricerche archeologiche nei campi arati dei contadini, quando i contadini arano i campi, in autunno. Oppure quando fanno le fondamenta delle case nuove che devono costruire i muratori, con lo scavatore». «Mi ha colpito quando ha detto che per lisciare la pietra gli uomini primitivi usavano dell’acqua e della sabbia. Perché adesso ci voglio provare anche io ad usare questo metodo».
«Poi ha detto che per trasportare l’acqua, loro costruivano dei recipienti apposta con l’argilla ma anche con le pelli di animale. Perché io non pensavo che si potessero costruire dei recipienti per l’acqua con le pelli degli animali».
Avete capito perché non si possono portare i reperti in casa propria?
«Sì, perché sono molto importanti». «Perché se li porti a casa tua, li vedi solo te. Invece questi reperti li devono vedere tutti. Non sono tuoi e basta. Sono di tutti. Allora chi li trova deve fare come Silvio e i suoi amici: portarli al museo, così dopo le persone del museo li lavano li puliscono, li catalogano e li fanno vedere a tutti quelli che vanno al museo di Reggio Emilia». «A me ha colpito quando Silvio ha fatto vedere l’arco primitivo che aveva ricostruito con il suo amico. Perché io non pensavo che lui era capace di costruire un arco vero. E poi non sapevo che tirata con l’arco il dardo di selce poteva uccidere un animale anche a cento metri di distanza. Pensavo che la freccia andava più piano, più vicina».
«Io spero che al prossimo incontro Silvio ci porti anche delle altre amigdale e degli altri chopper perché per me erano bellissime le amigdale e i chopper». «Io ho provato a sentire la punta dell’amigdala ed è vero che era affilata, è vero che tagliava. Io pensavo che forse, se trovo una bella pietra, forse provo anche io a fare un’amigdala per me. Però quella, dopo, il la devo portare al museo? Non credo, maestro, perché quella l’ho fatta io. Non l’ha fatto un uomo primitivo».