il manifesto 15.6.17
Santoro: «La mostruosità di Hitler è davvero così irripetibile?»
Televisione.
Il 22 e il 29 giugno su Raidue il suo nuovo format sperimentale,
incentrato sulla figura del dittatore tedesco. E sulla situazione a
viale Mazzini dice: «Abbiamo bisogno di un grande servizio pubblico. La
Rai deve darsi una scossa»
di Stefano Crippa
ROMA
Sul logo della cartella stampa la figura stilizzata del folle dittatore
si staglia accanto alla M, il titolo della nuova avventura televisiva
di Michele Santoro – ispirato al film di Fritz Lang sul mostro di
Dusseldorf, due puntate di un inedito format che Raidue2 trasmette in
prima serata il 22 e 29 giugno. Si tratta di una formula che prova a
tenere insieme i linguaggi cinematografici, teatrali e televisivi. Un
«esperimento, un numero zero» come spiega il conduttore, che si
concentra sulla figura di Adolf Hitler provando a rispondere alla
domanda: «Si tratta di una mostruosità irripetibile?».
Santoro non
ne è convinto: «Basta leggere certe dichiarazioni e prese di posizione
sui migranti per rendersi conto…». Un attore in studio – Antonio Tidona
nei panni di Hitler impegnato in una sorta di «intervista impossibile
che diventa possibile perché verranno utilizzati testi realmente
pronunciati dal dittatore tedesco», e poi il pubblico (ristretto) e
altri attori che inizieranno il dibattito, insieme a una ricostruzione
cinematografica che si concentra sul rapporto incestuoso tra Hitler e la
nipote Geli: «una vicenda che avrebbe anche potuto cambiare il corso
della Storia, se solo non fosse stata insabbiata».
M – sottolinea
Santoro, «vuole essere un tentativo resistenziale contro l’invasione
dei format americani e l’affermarsi di un pensiero unico televisivo. Noi
cerchiamo di fare un prodotto come indipendenti, con i soldi che
abbiamo senza pensare a risparmi e guadagni. La Rai è servizio pubblico,
e deve cominciare a fare quello che il mercato adesso non sta facendo».
Il conduttore di Samarcanda e Servizio Pubblico, si toglie qualche
sassolino dalla scarpa: «Sono stato nei corridoi di Rai 2 dove sono
esposte fotografie dei programmi storici della rete, ma noi non eravamo
presenti. Ho ascoltato Fazio durante la serata sulla mafia mostrare
immagini e parlare solo di Maurizio Costanzo Show come se tutto si
concentrasse lì, ma quella del 1993 era una staffetta condotta da me e
Maurizio, e io mi trovavo in un teatro pieno di Palermo». Alle domande
sul perché di un programma di ricostruzione storica risponde: «Perché
nessuno mi chiede di fare un programma politico, forse sono considerato
ancora un autore proibito…». E sulla missione della Rai, aggiunge:
«Abbiamo bisogno di un grande servizio pubblico, solo lei può dare una
scossa». Viale Mazzini non può piangersi addosso: «Perché è l’unico
soggetto editoriale che grazie al canone può permettersi di
sperimentare».
In una situazione che in qualche modo la favorisce:
«Mediaset ha problemi, non sa se sarà venduta e Sky non mi sembra abbia
più la forza aggressiva di un tempo». Parla anche del tetto compensi:
«Il vero problema non sono i soldi a Vespa, Fazio e altri. Il problema è
che in Rai le risorse vanno in minima parte al prodotto». Aggiungendo
che sarebbe fondamentale il coinvolgimento di autori giovani, almeno per
il 30%: «Non possiamo sempre pensare di puntare su Freemantle, Endemol e
gli agenti». Santoro sarà protagonista su Raidue anche stasera con la
prima tv alle 21.15 di Robinù, il film documentario sul babyboss della
camorra presentato a Venezia. «Un altro prodotto – come sottolinea il
direttore di Rai 2 Ilaria Dallatana – di artigianato di lusso della
factory di Santoro».