il manifesto 11.6.17
Primarie, un favore a Renzi
di Massimo Villone
Per
un tabellone elettronico salta il patto di scambio tra voto subito –
voluto da Renzi, Grillo e Salvini – e sistema similtedesco proporzionale
– voluto da Berlusconi. Ora Renzi dice di puntare al voto nel 2018.
Con
il Consultellum nella doppia versione Camera-Senato, e aggiunge
un’offerta di coalizione a Pisapia. Non sappiamo se sarà l’ultima mossa.
Ma se lo fosse, a chi darebbe scacco?
Anzitutto, scacco a ciò che
è a sinistra del Pd. A tal fine, il Consultellum è molto efficace. Alla
Camera, il premio con soglia al 40% rafforza molto il richiamo del voto
utile. Raggiungere la soglia sarà pure improbabile, ma l’argomento
sposta comunque voti. Al Senato, il voto utile si aggancia agli
sbarramenti, troppo alti per i partiti minori. E contro un’aggregazione
che potrebbe ambire a superarli si offre la coalizione a uno dei player.
Divide et impera. Ed è davvero sorprendente che Pisapia risponda
chiedendo primarie. È solo un favore a Renzi, con il regalo di una
probabilissima vittoria che ne rafforzerebbe legittimazione, leadership e
disegno politico.
Dalla sinistra sparsa alla sinistra scomparsa:
questo è il copione di Renzi. Una sparuta pattuglia di deputati farebbe
sopravvivere qualche pezzo di ceto politico, ma rimarrebbe del tutto
insignificante.
E la diversità dei sistemi elettorali? La
governabilità? Mattarella? Questo è il secondo scacco. Il Capo dello
Stato non può impedire lo scioglimento della Camere in due casi. Il
primo è lo scioglimento anticipato voluto da una maggioranza
parlamentare in grado di negare la fiducia a qualsiasi governo. Questa
era l’ipotesi sottesa al patto tra i quattro leaders. Fatta la legge
elettorale, Mattarella non avrebbe potuto opporsi al voto subito. Il
secondo caso è la fine naturale della legislatura, perché la tempistica è
dettata dalla Costituzione, e nessun rinvio è consentito. Dire che si
vota nel 2018 equivale a dire che si vota con la legge che c’è. Quindi,
basta non fare, e Consultellum sia: ecco lo scacco a Mattarella.
È
chiaro che rimangono tutte le censure nel merito, in specie per la
diversità tra Camera e Senato. Il pasticcio viene da Renzi, per
l’arrogante pretesa di anticipare con una legge elettorale solo per la
Camera la riforma costituzionale poi sepolta dai no. Come non bastasse,
ora Renzi lucra sul malfatto, potendo con la sua proposta ottenere
vantaggi anche limitandosi a un gioco di interdizione.
Che si può
fare? In Parlamento, poco. Sono controinteressati alla proposta Renzi
soprattutto i partiti minori, che certo non controllano i lavori
parlamentari. Inoltre, sono spinti verso la subalternità per non morire.
Qualcosa, invece, si può fare sul piano della politica. E qui una
lezione viene dal voto in Gran Bretagna.
Per molti, Corbyn era un
pezzo di modernariato politico, da non prendere sul serio. Ma in poche
settimane di campagna ha recuperato quasi del tutto un distacco che
sembrava incolmabile, con un programma elettorale vicino a una proposta
socialdemocratica vintage. È chiaro che ha trovato una corrente profonda
di cui non si sospettava l’esistenza. E colpisce che abbia così
guadagnato tra i giovani e nell’area del non voto. Una vecchia sinistra
in disarmo ha visto i propri figli innalzare le bandiere da tempo
ammainate.
Forse nel voto GB la più importante indicazione è
proprio questa: la sinistra può essere competitiva se dismette una lunga
sostanziale subalternità ai mantra del privato, del mercato, della
finanza. Perché non in Italia? Dunque, bene se qui la sinistra sparsa si
compatta e trova qualche candidatura eccellente. Meglio se formula un
progetto non di nicchia, volto a ritrovare in modo compiuto le antiche
risposte socialdemocratiche sulla dignità della persona, la solidarietà,
l’eguaglianza, la giustizia sociale, il ruolo del pubblico. Da un
appeal verso i giovani e il non voto potrebbe venire la massa critica
utile a superare qualsiasi scoglio di sistema elettorale.
In
realtà lo stesso Renzi potrebbe fiutare il vento e volgersi a una
proposta socialdemocratica vintage. Vogliamo anche augurarglielo. Certo,
sarebbe difficile riconvertire l’ultimo Pd, tutto privato, competizione
e libero mercato. Ma uno che nasce boy scout deve pure saper affrontare
qualche avversità.