Il Fatto 8.6.17
Sondaggi, la lista unica di sinistra fa 16%
di Antonio noto
Lo
scenario che emerge dall’ultimo sondaggio sulle intenzioni di voto,
datato 6 giugno 2017, vede il Movimento 5 Stelle accreditarsi come primo
partito al 30% seguito dal Pd al 26%. A Forza Italia e Lega andrebbe un
12% ciascuno mentre un 5% sarebbe raccolto da Fratelli d’Italia.
Rispetto all’offerta elettorale attuale, questi sarebbero gli unici
partiti con seggi a Montecitorio. Meno del 5% raccoglierebbero i partiti
restanti, e con la soglia di sbarramento non sarebbe attribuito a
nessuno di questi alcun deputato alla Camera. Si tratta di Art.1. MDP
cui andrebbe un 4%, AP che può attualmente contare su un 3% e Sinistra
Italiana che raccoglierebbe il 2% dei consensi. Allo stato attuale,
quindi, per le forze di sinistra considerate singolarmente, non
esisterebbe la possibilità di ottenere un risultato elettorale tale da
accreditare l’ingresso in Parlamento.
Il consenso a una lista unica di sinistra
Se
i singoli partiti che si collocano alla sinistra del Pd, presi
singolarmente, raccolgono quote di consenso inferiori al 5%, una lista
unica di sinistra potrebbe invece vedere crescere molto il proprio
valore elettorale. È infatti un 4% a dichiarare “certo” il proprio voto a
una coalizione tra forze di sinistra. A questi, però, può essere
aggiunto un ulteriore 12% che dichiara che potrebbe prendere in
considerazione l’idea di votare per una formazione così composta. Il
potenziale elettorale di una lista unica di sinistra pertanto arriva
attualmente al 16%. Ma a quali condizioni questa propensione al voto
potrebbe tradursi in effettivo consenso?
L’importanza del leader
Un
elemento fondamentale a determinare l’identità e conseguentemente il
consenso a una formazione politica è certamente la figura del suo
leader. In questo caso sono stati testati 12 nomi, e nella rosa Roberto
Saviano è risultato quello che ha raccolto la quota maggiore di fiducia
sia tra gli elettori di una nuova ipotetica lista di sinistra sia tra
tutti gli italiani (rispettivamente 78 e 60%). A lui segue Stefano
Rodotà che ha ottenuto la fiducia del 58% di chi si schiera a favore di
una neo coalizione di sinistra e del 40% degli italiani, mentre in terza
posizione si è collocato Pier Luigi Bersani cui manifesta fiducia il
42% degli interessati a una nuova lista di sinistra e circa 1/3 degli
italiani. Tra il 30 e il 40% di fiducia da parte degli interessati a una
neo lista di sinistra si collocano poi gran parte dei nomi testati
(Pisapia 39%, Landini 37%, Boldrini 35%, Camusso 35%, D’Alema 33%,
Vendola 32%, Speranza 31%), mentre raggiungono risultati più bassi
Fratoianni e Civati (28 e 22% del target).
La fiducia espressa nei
confronti del leader, come emerge dal sondaggio, è risultato un fattore
che ha pesato molto anche sulle intenzioni di voto manifestate dagli
intervistati.
Il consenso a una lista unica di sinistra calcolato
in relazione alla presenza dei diversi leader è arrivato a variare fino a
12 punti: raggiungerebbe infatti il 16% se questa neo formazione avesse
alla guida Roberto Saviano, otterrebbe un 13% se guidata da Stefano
Rodotà e un 10% con Pier Luigi Bersani; 6% con Pisapia, Landini,
Boldrini e Camusso. Con D’Alema si assesterebbe sulla soglia del 5%
mentre scenderebbe addirittura con leader come Vendola, Speranza,
Fratoianni o Civati. Tutto ciò avrebbe ovviamente una ripercussione sul
numero di seggi guadagnati in Parlamento: rappresentata da Saviano,
infatti, questa lista di sinistra otterrebbe 109 seggi, con Rodotà 91,
mentre guidata da Bersani potrebbe contare su 71 seggi. 44 sarebbero i
seggi disponibili con a capo Pisapia, Landini, Boldrini o Camusso,
mentre 37 con D’Alema. Con Vendola, Speranza, Fratoianni o Civati invece
la lista potrebbe non conquistare seggi fermandosi al di sotto del 5%.
In
sintesi, quindi, considerando nel complesso il livello di fiducia
raccolto e la capacità di tramutarlo in consenso, Saviano e Rodotà
risultano per una neo formazione di sinistra i leader più forti, quelli
cioè che potrebbero essere strategicamente più “efficaci”
nell’intercettare l’interesse e quindi la fiducia del target. Li segue a
stretto giro Pier Luigi Bersani che, tra i politici, è il leader che
ottiene il piazzamento migliore. In una posizione mediana invece si
collocano più o meno alla pari Pisapia, Landini, Boldrini e Camusso, un
po’ distaccato risulta D’Alema, mentre i meno “efficaci” rispetto
all’attrarre il consenso del target risultano attualmente Vendola,
Fratoanni e Civati.
Gli elettori di una lista unica di sinistra: aspettative e valori
A
un’analisi delle preferenze espresse dai potenziali elettori di una
lista di sinistra, emerge che a risultare più forti nell’attrarre il
consenso sono soprattutto i leader connotati da un alto profilo etico e
morale. In generale, poi, i non politici hanno vinto sui politici e in
ogni caso tra i leader sono stati preferiti coloro che attraggono
l’interesse di un target orientato più verso il Movimento 5 Stelle che
verso la sinistra.
In questo quadro, il buon risultato ottenuto da
Pier Luigi Bersani viene vissuto in maniera positiva per la sua
capacità di essere una sorta di “connettore”, un punto mediano tra
aspettative diverse. Il buon posizionamento che ottiene infatti, a
ridosso di “superstar” come Roberto Saviano e Stefano Rodotà, esprime il
contemperarsi delle diverse esigenze del multiforme “popolo della
sinistra” interessato a una nuova formazione politica che possa
rappresentare i diversi valori di quest’area. Il profilo morale che a
Bersani viene riconosciuto si accompagna a un’identità politica
percepita come di sinistra, non estrema, ma coerentemente e non
conflittualmente difesa. Il valore del profilo etico e morale diventa
ancora più forte nella scelta di Saviano e Rodotà. Questi due, infatti,
sono quelli che riescono a sottrarre il maggiore numero dei voti al M5S,
un partito che si basa prevalentemente sulle scelte etiche e morali
nella politica. Pertanto il leader ideale di questo nuovo soggetto
politico dovrà essere un mix tra un profilo altamente etico e morale
(Saviano e Rodotà) con quello più specificatamente politico (Bersani e
Pisapia). Ovviamente in questo segmento elettorale prevale leggermente
l’etica sulla politica. È questa una delle maggiori differenze che si
riscontra tra i bisogni dell’elettorato di sinistra e quelli dei votanti
Pd.
Ma chi sono questi italiani interessati a votare per una
lista di sinistra? In generale il profilo risulta vicino all’elettore
classico della sinistra: uomini più che donne, con livello di istruzione
superiore più che inferiore e residenti al centro e nel nord-ovest più
che nel resto della penisola. Rispetto alle preferenze politiche,
invece, emerge un profilo antagonista rispetto all’ortodossia di
centrosinistra: l’85% ha votato No al referendum dello scorso dicembre e
soprattutto, alle elezioni 2013, a votare per il Pd è stato un 45% del
target, che nel resto dei casi si è diviso tra M5S (35%) e Sel (18%).
Questa
doppia anima, un po’ tradizione di sinistra un po’ filo M5S emerge
anche nel momento in cui dai suoi possibili elettori sono indicati i
temi identitari per una neo formazione: così accanto al lavoro, citato
dal 68%, compaiono l’onestà e la lotta ai privilegi ricordati dal 62%.
Seguono ambiente, immigrazione e banche indicati rispettivamente dal 55,
53 e 51% temi che rispetto a quelli classici affrontati dalla sinistra
comportano una sorta di “attualizzazione”, un aggiornamento dettato dai
“tempi nuovi”.
Le alleanze
A conferma della attrazione
esercitata sul target dal M5S, per l’assoluta maggioranza degli elettori
di una lista unica a sinistra del Pd (il 62%) l’alleanza più “adatta”
da perseguire sarebbe proprio quella con i grillini. Solo ¼ di questo
elettorato infatti guarderebbe al Pd come al proprio alleato naturale,
mentre un 9% considera la lista unica di sinistra una forza di
opposizione “pura” ovvero non immagina alcun alleato cui dovrebbe
rivolgersi. Rispetto a possibili alleanze con Berlusconi invece
l’elettorato interessato a una lista unica di sinistra si esprime in
maniera molto più netta e nell’88% dei casi ne dà un giudizio
assolutamente negativo.
Scenari post voto
In conclusione,
indipendentemente dal leader, al momento non sembrano esserci le
condizioni di una alleanza della Lista di Sinistra con il Pd o con il
M5S. Infatti, sia nel primo che nel secondo caso la totalità dei seggi
dei due partiti si fermerebbe a 269 nell’ipotesi migliore per la Lista
Unica, ovvero con Saviano leader.
Dai dati risulta invece
ipotizzabile una alleanza a tre gambe tra M5S, Pd e Lista Unica. Con
qualsiasi leader (tra quelli che portano il partito almeno al 5%) si
supererebbe infatti abbondantemente in Parlamento la maggioranza dei 315
deputati e, in questo scenario, la lista unica potrebbe rivestire un
ruolo importante, diventando “pietra angolare”, elemento di equilibrio
nella costruzione di un’alleanza tra forze politiche che, nella
percezione dell’elettorato, al momento non sembra vissuta negativamente:
non è vista infatti come un’alleanza “innaturale” ma anzi sembra
valutata coerente con uno spirito progressista che in varia forma
rappresenta. Però gli stessi elettori, reali e potenziali, accendono un
“alert”: la lista unica della sinistra ha un livello di attrazione molto
variabile in relazione al leader. Il range varia dal 4 al 16%,
dall’inferno al
Senza nessuna maggioranza Con i dati
attuali M5S sarebbe primo partito con il 30%, seguito da Pd (26%), Forza
Italia (12%), Lega Nord (12%) e Fdi (5%). Non basterebbe quindi sommare
solo due gruppi parlamentari (a meno che non siano M5S e Pd) per
ottenere una maggioranza in Parlamento. M5S, infatti, con 216 voti,
abbisognerebbe di altri 100 eletti per avere i numeri in aula. Al Pd ne
mancherebbero 121. A Forza Italia 225. Alla Lega 228. Mdp e Si sarebbero
sotto soglia
Lo scrittore e il professore Sono Roberto
Saviano e Stefano Rodotà a guidare le preferenze di chi vorrebbe votare
una lista unica di sinistra. Più tiepidi i possibili elettori nei
confronti di Vendola, Speranza, Fratoianni e Civati. Tra i “politici di
professione” la sorpresa è Pier Luigi Bersani, terzo sul podio con il
42% dei consensi
Il referendum “fondativo” L’88% di chi
approva una lista unica di sinistra ha votato “No” al referendum del 4
dicembre scorso. Alle scorse Politiche ha per lo più votato Pd (45%),
M5S (32%) e Sel (18%), e non vedrebbe male, in prima istanza, una
alleanza con i grillini (62%). Più tiepidi verso il Pd (25%)
A
chi sottrae preferenze – Una candidatura di Saviano porterebbe M5S al
24% e il Pd al 23%. Simile situazione per Rodotà che pescherebbe sempre
nel bacino di Pd e M5S, portando il primo al 25% e il secondo al 24%.
Bersani, col suo 10%, prenderebbe più voti dal Pd di cui è stato
segretario (lo porterebbe al 23%) e meno a M5S (lasciandolo al 29%)
D’Alema sulla soglia – Una lista unica guidata da Massimo D’Alema
sarebbe sopra il 5% e porterebbe a Montecitorio 37 eletti. Non
raggiungerebbero invece il 5% Vendola, Speranza, Fratoianni e Civati.
Camusso, Pisapia, Landini e Boldrini eleggerebbero 44 deputati. Bersani
71
Quota 316 troppo lontana – Anche il miglior successo della
lista unica (il 16% di Saviano), non la porterebbe al governo con una
singola alleanza (con Pd o M5S). Le due liste si fermerebbero a 269
eletti. Un patto a tre li porterebbe a una maggioranza di 429, ma Pd e
M5S arriverebbero già assieme a 320
Vecchie e nuove parole
d’ordine – Il “lavoro” è da sempre la parola caratterizzante della
sinistra storica. Ma l’elettore della sinistra unita vorrebbe anche
onestà e lotta ai privilegi, maggior attenzione all’ambiente e
all’immigrazione e anche una commissione d’inchiesta sulle banche .