Il Fatto 8.6.17
Colosseo, il Tar boccia il Parco di Franceschini: “È eccesso di potere”
Il
ministro ha unito l’Anfiteatro Flavio alla Domus Aurea e al Palatino
per semplificare e risparmiare, ma ha creato così 10 organismi. I
giudici: “Viola gli accordi tra Stato e Comune sui Fori”
Colosseo, il Tar boccia il Parco di Franceschini: “È eccesso di potere”
di Vittorio Emiliani
Comincia
a grandinare su Dario Franceschini, il peggior ministro della Cultura
da anni, quello che ha preteso di squartare il corpo della tutela dei
Beni culturali e paesaggistici, già dissanguato dai feroci tagli
berlusconiani. Il Tar del Lazio lo riboccia sulla creazione di un
assurdo Parco archeologico del Colosseo accorpato con la Domus Aurea
(edificata da Nerone quando davanti solo c’era un lago) e col Palatino
dove sorse la Roma più antica, separandolo invece dal contesto della
Roma imperiale.
Una follia anche organizzativa che ha creato 10
organismi con altrettanti dirigenti di I e II fascia al posto dei 3
preesistenti. Per “semplificare.” I ricorsi accolti dal Tar sono due:
del Comune di Roma e della Uil. Si conoscono le motivazioni solo del
primo. La decisione del MiBACT è avvenuta violando i precedenti accordi
di collaborazione fra Stato e Comune (che ha competenza sui Fori
Imperiali). Il ministro non aveva il potere di “creare un nuovo ufficio
dirigenziale generale come quello” del Parco Archeologico. Egli può
sopprimere, fondere, o accorpare uffici in funzione di particolari
esigenze fra le quali “garantire il buon andamento dell’amministrazione
di tutela del patrimonio culturale.” Non di più. Una bella botta.
Va
ricordato che la frantumazione in più organismi della Soprintendenza
Speciale per l’Archeologia di Roma era stata operata inserendo nella
legge di stabilità un emendamento voluto a tutti i costi da Pd romano
dopo che il presidente di commissione l’aveva più volte rigettato.
Inoltre per il Tar del Lazio il Comune avrebbe così perso parte degli
incassi e – cosa fondamentale – sarebbe stata sancita “la eliminazione
della rilevanza unitaria dell’area all’interno delle Mura Aureliane,
oggetto della tutela Unesco.” Il Comune ha un particolare ruolo rispetto
al quale lo Stato non può incidere unilateralmente” trattandosi di
“competenza concorrente.” Come volle Corrado Ricci nel 1907, incolti.
Gli
“orrori” franceschiniani si infittiscono. Il rock “Divo Nerone”,
caldeggiato da lui e dalla sua signora sul Palatino, è stato un fiasco
imbarazzante, molti spettatori si sono eclissati dopo il primo tempo. Le
royalties per lo Stato forse evaporano. I soli tranquilli sono gli
organizzatori i quali hanno ricevuto dalla Regione Lazio (bella figura)
1.050.000 euro.
“Orrori” pure in materia di paesaggio e di centri
storici il ministro delle “deforme” volute testardamente da Matteo
Renzi. Non solo non ha efficacemente sollecitato le Regioni a
co-pianificare col Ministero i piani paesaggistici rimedi essenziali
contro la speculazione – per cui siamo fermi a 3 Piani e mezzo (Puglia,
Toscana, Piemonte e coste sarde) – , non solo non ha fatto muovere un
passo alla buona legge Catania sul consumo di suolo (che corre 3-4 volte
più che in Germania), ma col Dpr 31/2017 ha ancora tagliato i tempi
alle Soprintendenze per rispondere alle richieste di autorizzazioni e
pareri architettonici e urbanistici. La prima autorizzazione va
richiesta ai Comuni e questi, alla canna del gas per il calo dei
trasferimenti erariali, sono indotti ad autorizzare un po’ di tutto.
Esse
riguardano, incredibilmente, anche i “territori costieri compresi in
una fascia della profondità di 300 metri dalla battigia”, le rive dei
laghi e dei fiumi, le montagne, i parchi naturali, le zone archeologiche
dove il divieto di costruire dovrebbe essere assoluto, “di per sé.” E
poiché gli architetti delle Soprintendenze sono appena 539 per tutta
Italia, cioè 1 ogni 283 Kmq di territorio vincolato, con 4-5 pratiche
complesse al giorno da sbrigare a testa, il silenzio/assenso scatterà
inesorabile. La fissazione è sempre quella decrepita di “rianimare” così
la ripresa edilizia. Ma per chi?
Sempre quel Dpr di Franceschini
ha “semplificato” le autorizzazioni di lavori negli stessi centri
storici eliminando le verifiche per ben 31 tipologie di interventi:
finestre, porte, lucernari, gazebo, chioschi, mini-pale eoliche,
pannelli solari. E i centri storici – a parte Urbino integralmente
vincolata con grande coraggio dal soprintendente Francesco Scoppola anni
fa – sono vincolati, Roma compresa, a “macchia di leopardo.”
Aspettiamoci mille bazar, mille nuovi orrori.