venerdì 16 giugno 2017

Il Fatto 16.6.17
Il Professore ha rassicurato Matteo: non intende fare il premier. Ma fa pesare la sua centralità per la costruzione del nuovo centrosinistra
Renzi vede Prodi: lo teme e vuole capire che farà
di Wanda Marra


Si sono incontrati di mattina presto all’Hotel Santa Chiara, dietro al Pantheon, Matteo Renzi e Romano Prodi. Un incontro che è durato una mezz’oretta e che gli uomini del segretario Pd ci tengono a definire “positivo”. E “positivo” è stato anche per il Professore, che voleva verificare la “volontà politica” di andare nella stessa direzione.
Questa c’è, dicono da entrambe le parti, se poi si arriverà ad una meta comune è tutto da vedere. “Ho visto Renzi, ma non dico che ci siamo detti”, ha dichiarato ai giornalisti dopo un incontro al Senato, sui rapporti tra Europa e Cina, presente anche Gentiloni. Una posizione interlocutoria, con un’assicurazione di fondo (data all’ex premier): “Il Pd è il partito che ho fondato”. Quindi, non se ne va. A volerlo fortemente incontrare (ci stava provando da giorni) è stato il segretario del Pd: è preoccupatissimo che l’alleanza a sinistra, che sta prendendo forma intorno alla figura di Giuliano Pisapia, diventi un’operazione tutta contro di lui. Non solo. “Ma è vero quello che ha detto Giuliano, che potresti essere tu il candidato premier?”, gli ha chiesto.
Il Professore l’ha rassicurato, smentendo fortemente l’ipotesi. La sua idea è quella di costruire una sorta di “Asinello” (un cartello elettorale, stile ‘96) a sinistra di Matteo, che sia alleato con lui, e possa allo stesso tempo condizionarlo. Un centro-sinistra di governo. Il Professore ha chiarito quali sono i punti per lui irrinunciabili: “unità del centrosinistra” e “alleanze chiare”. Vuole il riconoscimento di un’eredità politica. E poi ha parlato di un piano inclinato che porta al governo: “La sinistra non deve rispondere sparsa, se no è sconfitta”. Renzi si è detto d’accordo. “Non ci siamo votati al proporzionale. Abbiamo solo cercato di fare un accordo con tutti”. Prodi avrebbe fatto capire di non essere contrario al Consultellum: lo sbarramento al Senato, con l’8%, porta alle coalizioni. E alla Camera?
Renzi avrebbe fatto balenare l’ipotesi di una lista unica, che metta insieme in un unico simbolo il Pd, la nascente coalizione di Prodi-Pisapia e i liberali alla Calenda. La sua ipotesi di lavoro. Per Prodi, l’importante sono i presupposti, le soluzioni tecniche conseguono. Renzi negli scorsi giorni ha visto anche Veltroni: un altro padre nobile dell’Ulivo, molto critico nei suoi confronti per il proporzionale. Il tentativo è quello di isolare Napolitano. Ha pure spinto sulla comune inimicizia nei confronti di Massimo D’Alema, dipinto come quello che ha armato i 101 contro di lui. Il segretario ha chiesto poi a Prodi consigli e gli ha raccontato del suo governo. Un modo per riconoscergli quella autorevolezza che finora gli aveva negato. Prodi ha avuto la conferma di essere centrale in questo momento e ed era visibilmente soddisfatto: in Senato ha arringato la platea, con la verve di un ragazzino.