Il Fatto 16.6.17
“Le unioni ‘rosse’ fanno sempre flop. Il 6%? Un miracolo”
Luciano Canfora - “Mi ricordo ancora la riunificazione socialista o il debutto della Margherita...”
di Antonello Caporale
I
voti? Quanti voti? La sinistra ha perso il suo popolo durante i suoi
governi, che io chiamo del suicidio. Lo ha regalato all’astensione, alla
disperazione, ai Cinquestelle, alla Lega e persino a Fratelli d’Italia.
Quindi mi terrei prudente, conterrei le speranze”.
Luciano
Canfora, il principe della filologia classica e sempre schierato sul
limite estremo del pensiero di sinistra, è inesorabile nello stimare le
percentuali di successo dell’arcipelago progressista nel caso si
ritrovasse unito.
Forse perchè sono troppo vecchio e ricordo il
flop dell’unificazione socialista. O perché in mente mi viene lo
sfracello di voti che doveva prendere la Margherita quando diede vita al
simbolo unico. E poi: flop. Oppure, ricorda?, all’altro sfracello
annunciato dal Pd, il partito a vocazione maggioritaria. Walter Veltroni
e la Giovanna Melandri ogni sera in tv con questa benedetta vocazione
maggioritaria. Si autoproclamavano maggioritari. Mi ricordavano quelli
che alla domanda perché il papavero facesse dormire, rispondevano:
perché ha la virtus dormitiva. Irresistibile come spiegazione.
Le viene in mente il fallimento delle varie fusioni fredde.
È
la storia che ce lo dice. Anche quando si promosse Rifondazione
comunista, e io facevo parte del gruppo di Cossutta, la cosiddetta terza
mozione, parvero spalancarsi chissà quali porte, chissà quali praterie
davanti a noi. Dopo un po’ di tempo le percentuali si assottigliarono
fino a divenire quasi irrilevanti.
Quindi Bersani & co non si facciano troppe illusioni.
Io
mi accontenterei della cifra che teme di perdere il Pd, ormai
definitivamente partito di centro insieme a Forza Italia. Quel sei per
cento che l’avversario Matteo Renzi paventa sarebbe già un bottino
significativo.
Il Pd di Renzi?
Questo partito ha prodotto un
aborto. Ora lo votano i nipoti degli elettori democristiani, le élites
urbane, i benpensanti. È definitivamente e dichiaratamente un partito di
centro.
Se il Pd copre unicamente il centro, facendo concorrenza a
Forza Italia, ci sarà dunque una speranza a sinistra? Saranno paragoni
inappropriati, ma altrove, dove la sinistra si è presentata nel suo
vestito più classico e con i volti persino datati dell’americano Sanders
e del britannico Corbyn, il proprio popolo l’ha ritrovato eccome.
Anzitutto
si ricordi che in America, e non da ora, esiste un pezzo della sua
società illuminato che vota a sinistra. Bernie Sanders ha perso il
confronto con la Clinton perché anche lì le primarie sono una buffonata.
Però c’è un’altra verità da riferire: negli Usa la sinistra non ha mai
governato. E in Gran Bretagna i laburisti invece non si sono mai
suicidati.
Invece in Italia la sinistra, governando, si è suicidata.
Non
so perché si parli con una tale sfrontatezza di ventennio
berlusconiano. Silvio Berlusconi ha governato dodici anni, il resto è
opera di altri. L’emorragia di voti che ne è conseguita, aver regalato
temo definitivamente alla Lega la classe operaia lombarda, o quel che
resta di essa, aver prodotto migrazioni bibliche verso i Cinquestelle e
financo dalle parti di Fratelli d’Italia è l’esito di un disastro
politico.
La sinistra non ha un popolo, dunque, e nemmeno un leader.
La
sinistra ha quel che ha, non la sopravvaluterei. Si affacceranno al
voto nuove generazioni, vedremo come voteranno. Sul voto resto cauto.
Sul leader possibile aggiungo che non bisogna trovare immediatamente il
Giulio Cesare. Il leader deve uscire dal confronto delle idee, dal corpo
a corpo nell’agone politico.
Torna in campo persino il nome di
Prodi. E Bersani risulta addirittura più popolare di Pisapia. Di nomi
nuovi e volti giovani nemmeno l’ombra.
A parte che Giuliano
Pisapia è quasi coetaneo di Pierluigi Bersani e non vedo perché dovrebbe
essere più popolare, ma che fesseria è questa dell’anagrafe? Il più
giovane presidente del Consiglio che abbiamo avuto si chiamava Benito
Mussolini. E ho detto tutto.