giovedì 15 giugno 2017

Il Fatto 15.6.17
Giustizia è sfatta: bavaglio, prescrizione e blocca-processi
I pm dovranno cestinare le intercettazioni “irrilevanti” anche se di interesse pubblico, niente trojan anti-corrotti
di Antonella Mascali


I magistrati la considerano troppo blanda se non “dannosa”(copyright Piercamillo Davigo). Gli avvocati la considerano un giro di vite. Ma – nonostante la bocciatura dei protagonisti della giustizia, sia pure per motivi diversi – ieri c’è stato il sì definitivo della Camera alla riforma penale. Anche a Montecitorio, come a marzo scorso al Senato, con tanto di fiducia. “Il ricorso alla fiducia è una forzatura”, è il commento lapidario dell’Anm, il sindacato delle toghe, che denuncia: “Non c’è stato alcun dialogo propositivo, è stato interrotto un percorso che avrebbe potuto dare un reale contributo alla macchina della giustizia, migliorandone l’efficienza”. Dunque, via libera alla modifica all’acqua di rose della prescrizione e alla stretta sulle intercettazioni, grazie alla delega senza confini per il governo. Ma il ministro della Giustizia Andrea Orlando, il mediatore per eccellenza con i centristi e con i renziani, è contento nonostante quella che è venuta fuori sia una riforma frutto di diverse puntate al ribasso. Tanto che al Senato il relatore Felice Casson, passato con Mdp, da “tecnico”, ha detto, non l’ha votata perché il testo “è diventato mediocre”. Questi i punti principali della riforma.
Intercettazioni Il ministro Orlando ha garantito che non ci sarà il bavaglio per i giornalisti. Forse formalmente no (dobbiamo aspettare il testo di legge) ma di fatto ci sarà, dal momento in cui è previsto che i pm devono “cestinare” intercettazioni ritenute ininfluenti per le inchieste e devono custodirle in una cassaforte. Potranno essere ascoltate dalle parti ma non duplicate. Quello che potrebbe essere irrilevante penalmente, però, può essere di grande rilievo pubblico ma i cittadini non potranno essere informati. Ed è normale che un magistrato, assalito dai dubbi sul depositare o meno un’intercettazione che magari non ha un rilievo penale, però è utile a ricostruire il contesto dell’accusa, tenderà ad accantonarla. Dovranno pure essere ridotti i costi delle intercettazioni.
Trojan Si mettono anche dei paletti sull’uso del trojan, l’intrusore informatico, vietato per colpire i corrotti. La Cassazione ha confermato l’uso per i reati di mafia e terrorismo ma anche per altri reati associativi. Invece il governo, con la delega sulle intercettazioni, prevede l’uso del trojan solo per mafia e terrorismo. Questo vuol dire che i magistrati non potranno più usare, a differenza di oggi, l’intrusore informatico per tutti i reati commessi dai colletti bianchi in forma associata: corruzione, peculato, truffa. E il trojan è fondamentale per colpire la corruzione dato che, nonostante i magistrati l’abbiano chiesto, non sono possibili le operazioni sotto copertura e non c’è una legge premiale per chi collabora. Insomma, le pene più severe per i corrotti, se non si hanno gli strumenti per perseguirli, sono una bandierina.
Prescrizione Secondo il testo della Camera approvato due anni fa, la prescrizione scattava dopo la condanna di primo grado a condizione che l’appello si celebrasse in due anni e la Cassazione si pronunciasse entro uno. Poi la legge è arrivata al Senato e lì i centristi hanno minacciato la crisi se non ci fosse stato un ulteriore ammorbidimento rispetto a quanto chiesto dai magistrati: blocco definitivo almeno dopo il primo grado, come avviene in tanti altri Paesi. Quindi al Senato e ieri, definitivamente alla Camera, è stata votata la prescrizione che si congela dopo il primo grado ma a patto che l’Appello e la Cassazione si concludano entro 18 mesi ciascuno. Peccato che i 6 mesi sottratti all’Appello siano preziosi dato che la maggioranza dei processi si prescrivono proprio in secondo grado.
Avocazione Tra i punti più critici, secondo l’Anm, ce n’è uno che può paralizzare i processi. Si tratta dell’avocazione dei fascicoli da parte del procuratore generale se i pm non chiedono, entro 3 mesi dalla fine dell’indagine, il rinvio a giudizio o l’archiviazione: migliaia di procedimenti penali passeranno, pertanto, dalle procure alle procure generali. L’ex segretario dell’Anm Francesco Minisci, pm antimafia a Roma, al Fatto ha citato l’esempio della procura della Capitale per far capire le conseguenze di questa legge: “Siamo 90 pm, 9 procuratori aggiunti e il procuratore. Con questa nuova norma il lavoro che non riescono a fare 100 pm, dovranno farlo 23 magistrati della procura generale dove si creerà un imbuto e i processi andranno tutti in prescrizione”.
Notifiche elettroniche Non saranno possibili, come ordinato dagli alfaniani, accontentati dal Pd: nell’era di internet si faranno ancora le notifiche a mano agli imputati e agli indagati, anche per il rinvio di un’udienza. Con tutti gli sprechi del caso e a beneficio della prescrizione. Invece, si sarebbero potute fare via mail solo ai difensori.
Voto di scambio Pene più alte per il voto di scambio politico mafioso che passa dai 4-10 ai 6-12 anni. Pene più severe anche per furto in abitazione, con scippo e strappo.
Estinzione del reato e rito abbreviato Alcuni reati perseguibili a querela di parte, come diffamazione o truffa, si possono estinguere se si paga il risarcimento o se si elimina il danno del reato. Resta ancora la possibilità di accedere al rito abbreviato (riduzione di un quarto della pena) per reati gravi.
di Antonella Mascali