Il Fatto 12.6.17
Perdono solo i 5Stelle: fuori nelle grandi città
Nei
centri principali resistono le antiche coalizioni (che a livello
nazionale non ci sono più). Pesante crollo dell’affluenzaMatteo Renzi,
sulle Amministrative aveva detto: “Sono soltanto un voto locale”
di Tommaso Rodano
Non
sarà facile stabilire chi ha vinto, è molto più semplice invece
indicare chi non l’ha fatto: secondo i dati che cominciano a prendere
forma nel momento in cui il giornale va in stampa, il Movimento 5 Stelle
dovrebbe essere escluso dai ballottaggi nei principali capoluoghi di
provincia. Potrebbe arrivare al secondo turno solo a Taranto, dove il
risultato è in bilico e i grillini conservano una flebile speranza. Una
conferma delle croniche difficoltà dei grillini nel radicamento e nella
selezione di una classe dirigente locale.
Nell’ultimo test prima
delle Politiche, sono i risultati in cui sperava Matteo Renzi:
centrosinistra e centrodestra dovrebbero andare al ballottaggio
praticamente ovunque. Anche in questo caso, le conseguenze non sono
cristalline. Difficile trarre indicazioni valide a livello nazionale:
nei Comuni i partiti ricorrono a una formula – quella delle coalizioni –
che a livello nazionale pareva seppellita per sempre, almeno fino al
naufragio del “tedeschellum”. Uno schema irripetibile alle politiche
(Mdp per esempio ha corso senza presentare il suo simbolo, in liste
civiche spesso collegate al Pd). I primi ad esultare nelle maratone
televisive non a caso sono i tifosi del ritorno alle coalizioni (come il
leghista Matteo Salvini).
Il secondo dato è la flessione
dell’affluenza. I numeri raccolti dal Viminale riguardano 849 città su
1.004: sono esclusi i Comuni siciliani, friulani e del Trentino. Il calo
però è netto: si passa dal 66,8 per cento dell’ ultima tornata (quando
però si votava su due giorni) al 60 per cento di ieri. In termini
assoluti, ha votato oltre mezzo milione di persone in meno.
Ha
pesato soprattutto il silenzio dei partiti in campagna elettorale. Erano
coinvolte oltre 9 milioni di persone, quasi un quinto del corpo
elettorale italiano. Le urne erano aperte in 25 capoluoghi di provincia,
di cui quattro capoluoghi di Regione, e otto città sopra i centomila
abitanti (Genova, Monza, Padova, Palermo, Parma, Piacenza, Taranto e
Verona). Eppure queste Amministrative sono passate sotto traccia.
Renzi,
per esempio, aveva speso appena una battuta: “Sono solo un voto
locale”. Con la debacle grillina che sta prendendo forma, i commenti
nelle prossime ore potrebbero essere decisamente meno disinteressati.
In
giornata ai seggi non sono mancati i tentativi di frode. A Sant’Antimo,
in provincia di Napoli, sono state arrestate tre persone: l’ipotesi è
che avessero messo in piedi un sofisticato sistema per la compravendità
di voti. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, i tre promettevano
dai 30 ai 50 euro in cambio della preferenza al candidato di una lista
civica, Antimo Alfè. Con un metodo originale: si facevano consegnare la
tessera elettorale, poi al momento della riconsegna l’elettore trovava
all’interno un facsimile con il nome da indicare nell’urna.
Il
deputato di Sinistra italiana Erasmo Palazzotto ha denunciato
irregolarità a Palermo (nei quartieri Borgo Nuovo, Zen, Arenella, Cep e
Sperone): “Seggi presidiati militarmente da galoppini con elenchi alla
mano e fac-simile per orientare il voto. Tutti episodi riferibili a
candidati che sostengono Ferrandelli”.
Infine, qualche nota di
colore. Al suo seggio di Genova Beppe Grillo è stato fermato da un
sondaggista dell’istituto Piepoli, ma si è rifiutato di partecipare
all’exit poll. A Rignano sull’Arno, città della famiglia Renzi, papà
Tiziano ha eluso cronisti e fotografi andando a votare all’apertura del
seggio, alle 7 in punto. L’ultimo incontro con un cronista (di
Repubblica.it) si era chiuso con le parolacce del babbo. Stavolta è
stato più rapido.
di Tommaso Rodano