lunedì 12 giugno 2017

La Stampa 12.6.17
Il territorio che frena il movimento
di Federico Geremicca

Un po’ era nell’aria e i primi exit poll, a sera ormai tarda, ieri hanno confermato una tendenza alla quale molti facevano fatica a credere: il Movimento Cinque Stelle frena o addirittura arretra, restituendo il centro della scena politica - almeno in questo primo turno amministrativo - a centrosinistra e centrodestra, gli storici duellanti degli ultimi vent’anni.
Il Movimento di Beppe Grillo, infatti, sarebbe escluso dai ballottaggi in tutte le maggiori città andate al voto per la scelta dei nuovi sindaci. Da Palermo a L’Aquila, da Catanzaro a Verona, i candidati «grillini» - stando ai primi dati - subiscono una sconfitta che appare generalizzata e omogenea. Una brutta battuta d’arresto: che in un paio di casi almeno assume il profilo della beffa sanguinosissima.
I casi sono quelli di Parma e di Genova, la città di Grillo. Nel capoluogo ligure, dopo le polemiche e la contestata sostituzione della vincitrice delle primarie on line (Marika Cassimatis), il candidato pentastellato non arriva nemmeno al ballottaggio; e a Parma va ancora peggio, se possibile, visto che Federico Pizzarotti - primo importante sindaco pentastellato, poi espulso dal Movimento - sfiora il 40 per centro e si prepara a sfidare al ballottaggio il candidato del centrosinistra: mentre la lista ufficiale messa in campo da Grillo si fermerebbe a poco più del 2 per cento.
A trarre vantaggio dalla débâcle grillina sono centrodestra e centrosinistra, trainati da Pd e Forza Italia, partiti che apparivano fino a ieri in evidente difficoltà. È certo presto per ipotizzare il tramonto dell’anomalo tripolarismo italiano, ma il voto di ieri - se i dati saranno confermati - dimostra che centrodestra e centrosinistra, se uniti attorno a programmi e candidati credibili, hanno la possibilità di tornare competitivi. Non era scontato. E non è una novità da poco. Tanto che non è da escludere che una simile constatazione non abbia riflessi anche sulla discussione in corso intorno al modello di legge elettorale da adottare.
In primo piano resta, comunque, la battuta d’arresto subita dal M5S. Ci sarà tempo e modo - a spoglio concluso - per riflettere sulle ragioni di questa sconfitta, che arriva ad appena un anno dalla clamorosa conquista di Roma e di Torino. Hanno certo pesato (si pensi appunto a Genova e a Parma) le divisioni e gli scontri interni al Movimento; così come possono aver avuto un’influenza sia le non brillantissime esperienze amministrative in corso (un caso per tutti: Roma) quanto il passar del tempo che, lentamente, priva i pentastellati di quel «fattore novità» che - a volte - tanto pesa in politica.
Non è la prima delusione elettorale per i Cinque Stelle. Alle elezioni europee del 2014, infatti, calarono al 21% per cento, dopo il 25,5 ottenuto alle politiche dell’anno prima (mentre il Pd di Renzi cresceva addirittura di 15 punti percentuali). In quell’occasione Beppe Grillo ricorse al Maalox per alleviare il dolore della sconfitta. Non sarebbe male se stavolta, invece, riflettesse sugli errori fatti, soprattutto tra Parma e Genova. Prevenire, si sa, è meglio che curare: e qualunque medico, del resto, sconsiglierebbe di eccedere con l’uso del Maalox...