Il Fatto 11.6.17
Oggi in 10 milioni alle urne, ma i partiti se ne infischiano
I seggi in 1.004 Comuni aperti dalle 7 alle 23: è l’ultimo test prima delle Politiche
di Luciano Cerasa
Nessuno
ne parla volentieri per paura di intestarsi qualche rovescio elettorale
proprio nell’ultimo appuntamento con le urne prima della fine
imminente, prematura o naturale, della legislatura. Ma domani andranno a
votare 9 milioni di italiani per rinnovare sindaci e consigli comunali
in 25 capoluoghi di Provincia e 4 di Regione: Palermo, Genova, Catanzaro
e L’Aquila. Tutti i partiti guardano con preoccupazione a questo test
elettorale su cui, per motivi locali che però si intrecciano di
frequente con le turbolenze nazionali soprattutto nei grandi centri,
incombe una grande incertezza. Quella scattata nel 2012 all’ultima
tornata elettorale è una fotografia assai sbiadita e ad oggi molte sono
le cose accadute sotto il cielo della politica. A cominciare dalla
composizione delle alleanze e delle stesse formazioni politiche, che
sono state sorprese da queste Amministrative nel pieno di un radicale e
sofferto processo di ricollocazione. Dei 1.004 Comuni al voto, 169 sono
amministrati dal centrosinistra, 82 dal centrodestra, 13 dalla sinistra,
6 dal centro e 4 dai Cinque stelle che in diverse realtà, come a Parma e
a Genova, si sono spaccati a loro volta sulle candidature. Altre 627
amministrazioni sono rette in gran parte da sindaci uscenti sostenuti da
liste civiche. I restanti 103 Comuni sono in amministrazione
straordinaria dopo lo scioglimento anticipato. Il Comune con il più alto
tasso di incertezza, secondo gli ultimi sondaggi, è Genova. Situazione
più chiara e esito quasi scontato per i sondaggisti a Palermo. Il
quattro volte sindaco Leoluca Orlando è dato per vincente con qualsiasi
sfidante al ballottaggio. A Catanzaro corre da solo Nicola Fiorita,
vicino all’associazione Libera e al mondo dell’Antimafia. Il Pd schiera
il consigliere regionale Vincenzo Antonio Ciconte, indagato per
peculato. A L’Aquila il centrodestra medita il colpaccio con Pierluigi
Biondi. Il candidato dem Americo Di Benedetto è al centro delle
polemiche perché, da presidente della Gran Sasso Acqua (la stazione
appaltante più imponente della ricostruzione), avrebbe utilizzato la sua
posizione per accrescere il consenso politico.